09 marzo 2007
Aggiornamenti e focus
Prevenzione non stop
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Il cuore femminile è sempre più al centro dell'attenzione medica. Perché se è vero che l'ex sesso debole ha guadagnato salute e una fetta di vita piena anche dopo la fatidica menopausa, garantirsi i benefici così come ridurre i rischi richiede impegno. Impegno da intensificare, come sottolinea l'aggiornamento 2007 delle Linee guida per la prevenzione cardiovascolare femminile dell'American Heart Association, che vuol segnare una svolta già nella composizione del panel di esperti, ben 28 donne sul totale di 33. Le differenze rispetto all'edizione del 2004 sono parecchie e qualcuna farà probabilmente discutere.
Si assume, spiega il direttore del team Lori Mosca, una visione di lungo periodo della prevenzione cardiovascolare perchè si enfatizza il rischio lungo tutta la vita e non solo calcolato a dieci anni come nel metodo di riferimento, il noto Framingham. Questo poi prevedeva anche soggetti a basso rischio che invece possono avere condizioni subcliniche, altre critiche sono la bassa predittività della probabilità di ictus e la scarsa sensibilità a storia familiare e variazioni etniche. Le categorie di rischio basso e moderato andrebbero abbandonate, esisterebbero quelle a rischio elevato, a rischio, a rischio ottimale, e nelle donne per le quali la probabilità è oggi ritenuta bassa andrebbero adottate strategie preventive più aggressive, cominciando dallo stile di vita. Per la prima volta inoltre si raccomanda di prendere in considerazione dopo i 65 anni l'uso di acido acetilsalicilico (ASA; l'aspirina) a basse dosi anche nelle donne a rischio coronarico non elevato, dosi aumentabili invece fino a 325 mg/die per quelle che l'hanno alto.
Il dato di fondo è che la probabilità di morire per cause cardio e cerebrovascolari riguarda oggi circa una donna su tre. Per proteggere cuore e vasi sul lungo periodo il messaggio è enfatizzare l'importanza di uno stile di vita sano a tutte le età. Per questo si espandono le raccomandazioni imperniate soprattutto su esercizio fisico, cessazione del fumo, nutrizione corretta, e sul mantenimento nei limiti di pressione arteriosa e colesterolemia. Si va dai 30 minuti di esercizio, meglio se tutti i giorni (60-90 se si è sovrappeso), all'aumento di cibi vegetali, fibre, pesce con riduzione di grassi saturi, sale, alcol; dai valori ottimali di pressione entro 120/80 mmHg a quelli di colesterolo LDL sotto 100 mg/dl e HDL sopra 50 (ulteriori restrizioni nelle donne a rischio). Il documento incorpora anche evidenze recenti della ricerca che mettono in dubbio l'utilità di alcuni interventi attuali. In particolare si ribadisce che i supplementi dietetici non regolati non hanno efficacia provata nella prevenzione cardiovascolare, per esempio l'acido folico è apparso non protettivo per il cuore, neppure c'è raccomandazione in tal senso per antiossidanti come vitamine E, C o beta-carotene: approvazione invece per gli acidi grassi omega-3 (EPA e DHA), quelli di cui è ricco il pesce, con l'integrazione che diventa consigliata nelle donne già cardiopatiche. Altra puntualizzazione riguarda i trattamenti post-menopausali, con l'ormonoterapia sostitutiva (TOS) o la terapia con modulatori dei recettori degli estrogeni (SERM): per le linee guida semplicemente non c'è raccomandazione a usarli per la prevenzione cardiovascolare nella donna in quanto non si sono mostrati efficaci nel proteggere il cuore. Sotto i 65 anni non si consiglia neanche l'uso di routine dell'ASA per la prevenzione, mentre oltre quest'età e con la pressione sotto controllo si può considerarla (fino a 100 mg/die) se è probabile che i benefici per la prevenzione dell'infarto miocardico e dell'ictus siano superiori ad altri rischi (come sanguinamento gastrointestinale). Come ha detto Mosca, con un tocco polemico, gli studi recenti hanno evidenziato il bisogno di adottare pratiche basate sui dati reali piuttosto che su cose che si credono vere perché lo si desidera.
Elettra Vecchia
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Sopra i 65 considerare l'ASA
Si assume, spiega il direttore del team Lori Mosca, una visione di lungo periodo della prevenzione cardiovascolare perchè si enfatizza il rischio lungo tutta la vita e non solo calcolato a dieci anni come nel metodo di riferimento, il noto Framingham. Questo poi prevedeva anche soggetti a basso rischio che invece possono avere condizioni subcliniche, altre critiche sono la bassa predittività della probabilità di ictus e la scarsa sensibilità a storia familiare e variazioni etniche. Le categorie di rischio basso e moderato andrebbero abbandonate, esisterebbero quelle a rischio elevato, a rischio, a rischio ottimale, e nelle donne per le quali la probabilità è oggi ritenuta bassa andrebbero adottate strategie preventive più aggressive, cominciando dallo stile di vita. Per la prima volta inoltre si raccomanda di prendere in considerazione dopo i 65 anni l'uso di acido acetilsalicilico (ASA; l'aspirina) a basse dosi anche nelle donne a rischio coronarico non elevato, dosi aumentabili invece fino a 325 mg/die per quelle che l'hanno alto.
Raccomandazioni valide e altre no
Il dato di fondo è che la probabilità di morire per cause cardio e cerebrovascolari riguarda oggi circa una donna su tre. Per proteggere cuore e vasi sul lungo periodo il messaggio è enfatizzare l'importanza di uno stile di vita sano a tutte le età. Per questo si espandono le raccomandazioni imperniate soprattutto su esercizio fisico, cessazione del fumo, nutrizione corretta, e sul mantenimento nei limiti di pressione arteriosa e colesterolemia. Si va dai 30 minuti di esercizio, meglio se tutti i giorni (60-90 se si è sovrappeso), all'aumento di cibi vegetali, fibre, pesce con riduzione di grassi saturi, sale, alcol; dai valori ottimali di pressione entro 120/80 mmHg a quelli di colesterolo LDL sotto 100 mg/dl e HDL sopra 50 (ulteriori restrizioni nelle donne a rischio). Il documento incorpora anche evidenze recenti della ricerca che mettono in dubbio l'utilità di alcuni interventi attuali. In particolare si ribadisce che i supplementi dietetici non regolati non hanno efficacia provata nella prevenzione cardiovascolare, per esempio l'acido folico è apparso non protettivo per il cuore, neppure c'è raccomandazione in tal senso per antiossidanti come vitamine E, C o beta-carotene: approvazione invece per gli acidi grassi omega-3 (EPA e DHA), quelli di cui è ricco il pesce, con l'integrazione che diventa consigliata nelle donne già cardiopatiche. Altra puntualizzazione riguarda i trattamenti post-menopausali, con l'ormonoterapia sostitutiva (TOS) o la terapia con modulatori dei recettori degli estrogeni (SERM): per le linee guida semplicemente non c'è raccomandazione a usarli per la prevenzione cardiovascolare nella donna in quanto non si sono mostrati efficaci nel proteggere il cuore. Sotto i 65 anni non si consiglia neanche l'uso di routine dell'ASA per la prevenzione, mentre oltre quest'età e con la pressione sotto controllo si può considerarla (fino a 100 mg/die) se è probabile che i benefici per la prevenzione dell'infarto miocardico e dell'ictus siano superiori ad altri rischi (come sanguinamento gastrointestinale). Come ha detto Mosca, con un tocco polemico, gli studi recenti hanno evidenziato il bisogno di adottare pratiche basate sui dati reali piuttosto che su cose che si credono vere perché lo si desidera.
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