Cambiamenti repentini

04 luglio 2008
Aggiornamenti e focus

Cambiamenti repentini



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A tutto ci si abitua, anche alle mutazioni climatiche. Il nodo, però, è che occorre tempo, sul piano individuale e anche quando si tratta di popolazioni. Questo per dire che effettivamente i mutamenti climatici piuttosto rapidi (e nefasti) continuano ad avere un effetto sulla mortalità. Le ondate di caldo, in effetti, determinano un aumento della mortalità e non sono compensate, come invece si credeva, da una diminuzione di quelle dovute ai periodi insolitamente freddi. A questa conclusione era giunto uno studio del 2007, che aveva indagato la mortalità in 50 città degli Stati Uniti dal 1989-2000, periodo nel quale si sono verificati più di 6,5 milioni di decessi. L'andamento della mortalità è stato poi confrontato con l'andamento della temperatura, tenendo presenti le variabili locali sia quelle climatiche, sia le eventuali caratteristiche delle singole città. Lo studio ha dimostrato che la mortalità aumentava in corrispondenza dei picchi di freddo e di caldo, con la differenza che l'eccesso di mortalità per il freddo raggiungeva un aumento cumulativo sui due giorni dell'1,59 per cento, quello dovuto alla canicola toccava il 5,74%, dovuto in particolare a infarto e arresto cardiaco.

L'effetto dell'inquinamento c'è, ma...


Lo studio rilevava inoltre che gli effetti del freddo intenso erano omogenei anche tra città con un clima differente e, quindi, era plausibile che l'effetto fosse dovuto non tanto ai valori assoluti raggiunti dalla temperatura ma dal fatto che si verificasse uno sbalzo insolito. Gli effetti del caldo erano più eterogenei, ma erano evidenti soprattutto nelle città con le estati più miti, dove meno diffuso era il condizionamento e vi era la maggiore densità di popolazione. In definitiva, non è assolutamente vero che i cambiamenti climatici siano stati assorbiti, per così dire, dalla popolazione: non c'è stata acclimatazione, soprattutto al caldo.Ma è soltanto la temperatura ad agire oppure vi sono dei fattori che mediano l'aumento della mortalità? Per esempio, si è da tempo scoperto che le elevate temperature, se associate alla presenza di inquinamento da traffico veicolare, aumentano la quantità di ozono presente al suolo, con significative ripercussioni sui disturbi respiratori. In effetti, un altro studio, condotto in Messico in due grandi città, la capitale Città del Messico e Monterey, ha mostrato un significativo effetto dell'inquinamento, tanto che l'eccesso di mortalità registrato nei giorni di temperature estreme si riduceva calcolando anche il livello degli inquinanti e il loro possibile effetto. Ma, in ogni caso, era possibile attribuire una buona parte dell'eccesso di mortalità alle temperature estreme.

Una tendenza duratura


Paradossalmente, questi fenomeni di decessi favoriti dal calore o dal freddo sono meno evidenti in una città come Nuova Delhi, cioè meno ricca, che non a Londra, ma soltanto perché in India pesano ancora molto la mortalità infantile e le malattie infettive.In definitiva, i cambiamenti climatici, che si traducono anche in inverni più rigidi in funzione della latitudine, sono un fattore di cui tenere conto quando si fanno previsioni sulla mortalità nella popolazione generale. E' chiaro che l'effetto può essere mitigato o accentuato da altri fattori anche socioeconomici, la disponibilità del condizionamento o di riscaldamento adeguati, e demografici, una popolazione più anziana ne risente di più. Ma la questione resta e, se i cambiamento continuano a questo ritmo, l'adattamento può non essere sufficiente.

Maurizio Imperiali



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