Effetto serra

19 giugno 2003
Aggiornamenti e focus

Effetto serra



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Si parla molto, in anni recenti, di effetto serra: di come la temperatura atmosferica del pianeta sia in lieve ma costante aumento. È evidente che il clima si sta modificando e i danni immediati sono macroscopicamente visibili, in termini di catastrofi ambientali e maggiori decessi durante i mesi più caldi.
Principali imputati le temperature elevate e l'inquinamento atmosferico che, interagendo tra loro, creano un cocktail micidiale.

L'effetto serra è dovuto alla presenza nell'aria di alcuni gas, come il vapore acqueo, il metano e il biossido di carbonio (CO2) che formano un filtro permeabile ad alcuni raggi luminosi e nello stesso tempo sono in grado di trattenere parte dell'irradiazione solare riflessa dalla superficie della terra. E' grazie a questo schermo che il pianeta offre una temperatura favorevole alla vita, entro certi limiti, perciò, l'effetto serra è necessario. Tuttavia l'espansione demografica e industriale ha incrementato la percentuale di CO2 presente nell'atmosfera, come conseguenza la temperatura della terra è cresciuta negli ultimi 100 anni molto più che nei secoli precedenti e questa tendenza non accenna a diminuire.
L'inquinamento è dovuto alle emissioni di ossidi di azoto e di composti organici volatili, che derivano dai gas di scarico dei veicoli e dai processi industriali, aumenta con il caldo perché si creano condizioni di ristagno dell'aria. Nei mesi più caldi, inoltre, la temperatura elevata favorisce le reazioni chimiche che portano alla formazione di ozono, che, infatti, supera spesso i livelli di sicurezza.

L'ozono è un gas invisibile dall'odore acre; per il suo forte potere ossidante costituisce un fattore irritante per l'apparato respiratorio e danneggia la vegetazione.

Un altro componente dannoso per la salute è costituito dalle polveri fini o inalabili, le PM10: particelle solide sospese nell'aria aventi diametro uguale o inferiore a 10 micron. Le polveri fini costituiscono il nuovo parametro di riferimento delle direttive europee perché gli studi effettuati negli ultimi anni ne hanno evidenziato la pericolosità: le PM10 proprio per le ridotte dimensioni vengono inalate e si depositano nelle vie respiratorie (le più piccole possono finire anche direttamente negli alveoli). Queste particelle inalabili poi possono sequestrare e trascinare con sé anche i composti organici volatili (benzene, toluene). L'inquinamento da PM10 è comune in tutte le città perché la principale fonte di produzione di polveri è il traffico veicolare, ma il rischio non è limitato alle aree urbane. Complici le correnti d'aria, infatti, le polveri fini, piccole e leggere, e anche l'ozono si diffondono a lunga distanza.

A soffrire, poi, non sono solo i polmoni ma anche il cuore, come ha dimostrato una recentissima ricerca americana. In soggetti predisposti bastano 2 ore di esposizione allo smog per far crescere il rischio d'infarto del 48%; se si respira aria inquinata per 24 ore il rischio aumenta addirittura del 62% (L'Espresso on line 3 luglio 2001).
Quando fa molto caldo il sistema cardiocircolatorio deve compiere uno sforzo maggiore per mantenere costante la temperatura corporea, di conseguenza aumenta la richiesta di ossigeno, costringendo anche i polmoni ad un superlavoro. Per questi motivi chi resta in città, in particolar modo chi soffre di asma o di problemi cardiaci, dovrebbe evitare di uscire nelle ore più calde e di praticare attività fisiche impegnative.

Più salutare allora cercare refrigerio nelle località di vacanza? Dipende dalla destinazione, perché l'innalzamento della temperatura ha in serbo altre insidie: le malattie infettive. Malaria, febbre gialla, dengue, encefaliti e altre malattie veicolate da insetti, un tempo confinate nelle aree tropicali stanno ora conquistando territori più ampi. Cresce anche il rischio colera laddove ci siano acque stagnanti in cui proliferano le alghe. La colpa, ancora una volta, è del caldo che consente agli insetti di poter vivere in zone un tempo troppo fredde per loro e ai microrganismi, responsabili delle malattie, di moltiplicarsi molto più in fretta.

Elisa Lucchesini



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