31 luglio 2003
Aggiornamenti e focus
Effetti dei raggi solari
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Quando è utile...
Il sole, si sa, fa bene all'umore, ma non solo! Sono molti, infatti, i soggetti che possono beneficiare di una corretta esposizione al sole, tanto che ne è nata una vera e propria cura terapeutica: l'elioterapia, cioè la scienza che usa i raggi del sole per migliorare i sintomi di particolari disturbi. Nota già in passato ai romani, oggi se ne sono approfonditi i pro e i contro, sino a determinare una serie di malattie che possono beneficiare dei due principali raggi solari: gli infrarossi (quelli che riscaldano il corpo) e gli ultravioletti (quelli che penetrano in profondità nei tessuti sin dentro le cellule, responsabili della stimolazione dei processi metabolici). Ad ogni modo, è bene ricordare che in alcune ore della giornata i danni del sole superano di gran lunga i suoi benefici e cioè, in media, dalle 12.00 alle 16:30. Più semplicemente, per capire rapidamente se ci si può esporre al sole basta avvalersi della regola dei dermatologi americani: la shadow rule, ovvero la "regola dell'ombra", e cioè: quando l'ombra è più corta della vostra altezza, è meglio ripararsi sotto l'ombrellone, perché vuol dire che il sole sta raggiungendo lo zenit e le radiazioni sono corte e pericolose.
Artrosi, reumatismi, osteoporosi e rachitismo - Il sole fa bene alle ossa, questo ormai è stato scientificamente provato. I raggi del sole, infatti, aiutano a fissare la vitamina D, indispensabile per l'assorbimento del calcio nelle ossa e, quindi, per rafforzare lo scheletro. In pratica, se manca la vitamina D il calcio ingerito non viene assimilato dall'organismo. Al contrario, se non si mangia abbastanza calcio, l'organismo esaurisce le sue riserve di vitamina D per cercare di ottimizzare il suo fissaggio nelle ossa. In entrambi i casi, comunque, il corpo rischia di dover attingere dallo scheletro ciò di cui ha bisogno per mantenere alla pari il suo livello di calcio nel sangue. I rischi possono riguardare: osteoporosi, artrosi, rachitismo, fratture e cedimento delle vertebre. Chi soffre di malattie alle ossa e alle articolazioni, quindi, può considerare il sole come un alleato per ridurre i sintomi della malattia. Esistono, però, alcuni pazienti artrosici che, al contrario, dovrebbero evitare il sole e più precisamente quando il paziente presenta un versamento articolare (formazione di liquido nella cavità articolare), che potrebbe peggiorare con l'esposizione ai raggi solari.
Fibrosi Cistica - Gli effetti benefici del sole sui livelli di vitamina D si mostrano chiaramente anche nei bambini affetti da fibrosi cistica (o mucoviscidosi, malattia dovuta alla produzione di muco denso e vischioso da parte di molte ghiandole). Molto spesso, i pazienti con questo disturbo presentano una riduzione della densità minerale ossea con conseguenti problemi articolari e motori. Un gruppo di ricercatori del St. James University Hospital (Inghilterra) ha, così, misurato durante l'anno i livelli di vitamina D di 141 bambini inglesi affetti da fibrosi cistica. Ne è emersa una carenza della vitamina, soprattutto durante i mesi invernali. Alle "sintetiche" integrazioni di prodotti ricchi di vitamina D, quindi, per i bambini affetti da fibrosi cistica può essere d'aiuto anche un più "naturale" aumento dell'esposizione alla luce solare.
Acne giovanile - il sole, si sa, è nemico di brufoli e punti neri, ma può facilmente tramutarsi in un forte alleato se il tempo di esposizione risulta eccessivo. In pratica, un'esposizione ai raggi solari progressiva e avveduta può migliorare la situazione, evidenziando un leggero "asciugamento" dei foruncoli e "mascherando" la pelle con un piacevole colorito ambrato. Al contrario, prendere il sole in modo eccessivo, senza le dovute precauzioni e nelle ore più pericolose, può seccare la pelle, stimolando le ghiandole sebacee a produrre più sebo e, quindi, generando nuovi brufoli e punti neri. E' importante, inoltre, ricordare che eventuali cure a base di antibiotici (come le tetracicline), vitamina A o benzoil perossido devono essere sospese durante l'esposizione al sole.
Anemia - l'anemia è un'affezione caratterizzata da diminuzione dei globuli rossi o dalla diminuzione della quantità di emoglobina in essi contenuta. In questi casi l'esposizione al sole può essere d'aiuto, non certo come cura della malattia, ma come contrasto di alcuni tipici sintomi dell'affezione, come: stanchezza cronica, svogliatezza e difficoltà di concentrazione dovuti all'insufficienza di ossigeno trasportato alle cellule. Tutto ciò contrasta la formazione di energia e, di conseguenza, ad un progressivo "crollo" dell'organismo, tanto che molto spesso il paziente afferma di sentire freddo proprio a causa di un'insufficiente produzione di calore corporeo. Il cuore, infatti, per compensare la ridotta efficienza di trasporto dell'ossigeno alle cellule, tende a battere più forte per pompare il sangue più rapidamente attraverso il corpo e questo consuma ulteriore energia, giustificando il senso di freddo del paziente. Ecco, quindi, il ruolo benefico del sole, che può letteralmente riscaldare il corpo dell'anemico, nonché stimolarne l'attività fisica e mentale. Anche in questo caso, però, vige la legge del "non esagerare" a causa della pressione arteriosa del soggetto anemico, in genere troppo bassa.
Depressione - la depressione sembra migliorare sensibilmente durante le giornate di sole, con clima caldo secco. A confermarlo sono molti studi, tra cui una ricerca condotta presso l'Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele, Dipartimento di Scienze Neuropsichiche e l'Università "Vita-Salute San Raffaele" di Milano. I ricercatori hanno analizzato i tempi di recupero mentale nell'arco di 3 anni di 602 pazienti ricoverati per depressione. La struttura del reparto di degenza aveva stanze con finestre esposte verso est (che ricevevano, quindi,
la luce del mattino) e altre con finestre esposte verso ovest
(che ricevevano solo la luce della sera). Indipendentemente dai trattamenti antidepressivi farmacologici attuati dai dottori, è emerso che i pazienti "alloggiati" nelle stanze verso est avevano una degenza media inferiore di 4 giorni rispetto ai pazienti nelle stanze a ovest. Questa e altre ricerche, quindi, sembrano confermare che il clima e, in particolare, l'esposizione o meno ai raggi del sole, possano influenzare in modo considerevole l'umore delle persone. Non a caso, la medicina ha ormai assodato l'esistenza di una vera e propria depressione stagionale, detta anche SAD (Seasonal Affective Disorder), che si manifesta nei periodi dell'anno con minor luce solare (e quindi, compare in inverno e scompare in primavera-estate). Oggi colpisce circa il 2% della popolazione adulta dell'Europa centrale e nelle donne sembra avere un'incidenza 4 volte superiore rispetto agli uomini. In alcuni casi, può essere necessario un intervento terapeutico, spesso basato sulla fototerapia: consiste nell'esposizione del paziente per 30 minuti al giorno ad una lampada molto luminosa, appositamente sviluppata per questa malattia (Canadian Consensus Guidelines fot the Treatment of Seasonal Affective Disorder - Canada: Clinical & Academic Publishing,1999). La fototerapia, secondo recenti dati statistici, sembra migliorare i sintomi della SAD nel 65% dei casi.
... e quando è dannoso
Altre volte il sole e il caldo dell'estate possono favorire l'insorgere di alcuni disturbi o intensificare i sintomi di malattie già presenti. In particolare, dovrebbe stare attento ai raggi solari e all'eccessiva temperatura esterna chi soffre di:
Herpes simplex labialis - il virus responsabile dell'herpes labialis è considerato un parassita " intelligente " per la sua capacità di restare "silente" per parecchio tempo, ma sempre pronto a scatenarsi, cogliendo stati di debolezza psicofisica del suo "padrone" e dando così luogo alle tipiche lesioni. Ed è proprio d'estate che si assiste al picco nelle recidive di herpes simplex e ciò sembra dipendere sia dalla tensione emotiva accumulata durante i mesi più freddi, sia dal fatto che si riprende a fare più sport e, soprattutto, per la maggiore esposizione ai raggi solari. In pratica, il sole è in grado di stimolare e "svegliare" il virus, che così è in grado di colonizzare nuovamente la sede dove ha avuto luogo l'infezione primaria. Chi è affetto da questo virus, quindi, in vista di una lunga esposizione al sole dovrebbe sempre prevenire eventuali recidive applicando sulle labbra e nelle zone generalmente colpite delle creme solari ad alta protezione.
Insonnia - quando è buio si dorme e quando il sole ormai è sorto ci si alza: è questa, in genere, la regola dettata naturalmente dal nostro organismo. Più precisamente, ciò dipende dalla melatonina (ormone che induce il sonno) e dai suoi meccanismi di produzione: quando il sole tramonta, l'aumento dell'oscurità stimola l'epifisi (ghiandola all'interno del cervello) a produrre la melatonina; quando, invece, il sole sorge l'aumento della luminosità informa l'epifisi di diminuire la sua attività così da facilitare il risveglio. Di giorno, infatti, i livelli di melatonina nel sangue sono 10 volte inferiori rispetto alla notte, con un picco massimo che, in media, arriva verso le 2-3 di notte (quando, appunto, si ha la fase REM che permette alle cellule di autoripararsi e di autorigenerarsi). Durante la stagione estiva le ore di luce aumentano e, soprattutto nei soggetti che già soffrono d'insonnia, il prolungamento delle giornate e l'aumento della temperatura possono peggiorare i sintomi del disturbo.
Pressione sanguigna - La pressione bassa può essere una conseguenza del caldo eccessivo. In pratica, l'aumento di temperatura provoca una vasodilatazione, cioè un aumento del calibro (dimensione) dei vasi sanguigni cutanei (capillari). Più largo è il vaso, più facilmente il sangue scorrerà al suo interno e minore sarà, quindi, la pressione. Pertanto, sia chi soffre di pressione bassa, sia chi soffre di pressione alta può avere seri problemi durante la stagione calda. In particolare, entrambi rischiano il collasso: i primi per un ulteriore calo della pressione e i secondi per un brusco abbassamento della pressione. Ma per quale motivo i vasi sanguigni si dilatano con il caldo? Questo accade per mantenere costante la temperatura interna del corpo (in media di 37 gradi centigradi), evitando così un aumento eccessivo che potrebbe compromettere il buon funzionamento delle cellule. In questo modo le vene e i capillari, dilatandosi, aiutano l'afflusso di sangue, cedendo il calore in eccesso e mantenendo così in equilibrio la temperatura corporea. Il caldo, inoltre, soprattutto in particolari zone d'Italia (come Milano e Pavia), è spesso accompagnato da un alto tasso di umidità che non permette alla pelle di far evaporare correttamente i liquidi sprigionati con il sudore, compromettendo così il meccanismo di termoregolazione.
Scompenso cardiaco - i soggetti che soffrono di scompenso cardiaco durante i mesi più caldi possono avere delle complicazioni, dovute ad esempio all'eccessiva assunzione di liquidi. In particolare, secondo le linee guida dell'American Heart Associaton e dell'American College of Cardiology l'assunzione di liquidi per i pazienti con scompenso cardiaco non dovrebbe mai superare la soglia di 1-1,5 litri al giorno. Questo a causa degli effetti secondari della malattia a carico dei reni, che generalmente ricevono una quantità ridotta di flusso ematico, con successiva ridotta capacità del rene stesso di filtrare il sangue. Di conseguenza si ha un aumento del volume totale del sangue e una ritenzione di sodio e liquidi nell'organismo. Il caldo, quindi, stimolando a bere di più, può rappresentare un motivo di eccessivo ristagno di liquidi, con conseguente aumento della pressione sul cuore e del battito cardiaco. L'elevata temperatura, inoltre, nei soggetti con scompenso cardiaco può provocare un collasso quando i meccanismi di compenso sono gravemente compromessi.
Bronchite e asma - i soggetti con malattie respiratorie non smettono certo di soffrire con il caldo. Anzi, in estate le aggressioni alle vie respiratorie sono diffuse, sia all'aperto, sia al chiuso. Durante l'estate, infatti, aumenta notevolmente l'esposizione agli inquinanti ambientali (ossidi di azoto, ozono, ossidi di zolfo, idrocarburi, polveri
di metallo, ...) a causa dell'effetto serra.
Problemi venosi - chi soffre di varicosi, flebiti e gonfiore alle gambe dovrebbe assolutamente evitare di esporsi per lungo tempo ai raggi ultravioletti. L'esposizione diretta ai raggi solari, infatti, provoca vasodilatazione, che aggrava l'insufficienza venosa e potrebbe favorire la comparsa di teleangectasie (capillari rotti). Inoltre, i raggi solari provocano un impoverimento del tessuto sottocutaneo che viene sostituito, soprattutto nelle vicinanze delle vene superficiali, da tessuto fibroso, molto meno elastico. Questa rigidità tissutale può quindi provocare una maggiore sporgenza della vena verso la superficie e un minor effetto ammortizzante nei confronti di traumi accidentali. Niente sole diretto sulle gambe, quindi! Ci si può abbronzare lo stesso, e in maniera più omogenea, facendo lunghe passeggiate nelle ore meno calde. E' inutile, invece, confidare esclusivamente sulle creme solari perchè proteggono la pelle dalle scottature, ma certo non le impediscono di assorbire il calore dei raggi solari.
Sclerosi multipla - Molti pazienti con SM presentano un peggioramento dei sintomi quando aumenta la temperatura corporea o quando fa caldo. Ciò avviene perchè se la temperatura di un tratto nervoso demielinizzato (nervo che si presenta come un "filo scoperto") aumenta, diminuisce ulteriormente la sua capacità di condurre impulsi elettrici. I pazienti che hanno la febbre, che prendono il sole o fanno docce o bagni molto caldi, possono manifestare un peggioramento temporaneo di alcuni dei loro sintomi, come, ad esempio, un annebbiamento visivo (segno di Uhthoff). E' importante ricordare che il calore generalmente produce un peggioramento dei sintomi temporaneo, non demielinizzazione o lesioni; questi sintomi generalmente regrediscono eliminando la fonte di calore. Al contrario, alcuni pazienti con SM notano che i loro sintomi, per esempio gli spasmi, peggiorano quando il tempo è molto freddo. Ad ogni modo, si raccomanda a tutti i pazienti sensibili alla temperatura di evitare situazioni sia troppo calde, sia troppo fredde.
Stanchezza cronica - interessa, in media, 100-130 mila italiani ed è una vera e propria sindrome. La CFS (Chronic Fatigue Syndrome) è caratterizzata da stanchezza permanente da almeno 6 mesi, che non si allevia con il riposo, da disturbi della memoria e della concentrazione, da dolori ai muscoli e alle articolazioni senza una loro infiammazione o rigonfiamento, da cefalea e da forte debolezza per almeno 24 ore dopo aver praticato dello sport. La causa esatta della sindrome è ancora sconosciuta. Si ritiene che alla base vi possa essere una risposta anomala del sistema immunitario ad una infezione o ad una intossicazione chimica o alimentare. Ad ogni modo, sia che si tratti di semplice senso di stanchezza, sia che si tratti di una vera e propria sindrome, fatto sta che il caldo eccessivo può aumentarne i sintomi. Ciò è dovuto, principalmente, all'eccessivo calo di pressione per la vasodilatazione indotta dal caldo. Pertanto, nel caso in cui, oltre alla "normale" stanchezza, si avvertano giramenti di testa ed eccessiva debolezza, meglio fermarsi, bere, cercare un posto fresco e ventilato dove riposare e, in caso di necessità, utilizzare delle borse di ghiaccio o un semplice panno imbevuto di acqua fredda da mettere sulla testa, sul collo e sui polsi.
Melanoma - L'esposizione al sole è considerata la principale causa del melanoma cutaneo. Ne sono prova la distribuzione del melanoma, gli andamenti nel tempo, nonché la recente dimostrazione di lesioni del DNA specificamente indotte da radiazioni ultraviolette (UV). Circa la relazione tra esposizione al sole e melanoma, in particolare, è stata recentemente condotta dal CNR un'analisi globale dei risultati ottenuti in 29 ricerche, per un totale di quasi 7.000 casi di melanoma. Globalmente è stata evidenziata un'associazione positiva con l'esposizione al sole intermittente (con un aumento del 70% nei soggetti che prendono il sole per "svago") e un'associazione negativa con l'esposizione al sole di tipo occupazionale (per lavoro). La maggioranza dei dati finora raccolti sull'argomento indica, infatti, che il melanoma è specificatamente correlato con un'esposizione al sole intermittente, di cui le ustioni solari rappresentano plausibilmente un buon indicatore (dovute molto spesso proprio al prendere il sole esclusivamente in alcuni mesi dell'anno). Il melanoma si manifesta per lo più in persone con la pelle chiara, soggetta a scottature e ricca di lentiggini. Segni premonitori, che suggeriscono di rivolgersi ad un medico specialista, sono: il cambiamento delle dimensioni, del colore, della consistenza o forma di un neo; la comparsa di un nuovo neo (dopo i 25-30 anni d'età); la perdita di sangue spontanea da un neo.
Cataratta - nel marzo dell'anno scorso un gruppo di ricercatori dell'Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale (Francia) sembra aver dimostrato una correlazione diretta tra grado di esposizione al sole e rischio di cataratta. Lo studio ha coinvolto 2.584 residenti del Sud della Francia e dalle analisi è emerso che la maggiore esposizione ai raggi solari e la loro maggior potenza (che varia in base alla latitudine) aumentano di 2,5 volte il rischio di cataratta corticale (opacità puntata che colpisce soprattutto la zona corticale e che raramente compromette la vista) e di 4 volte il rischio di cataratta mista (capsulare e lenticolare, rispettivamente riguardanti l'opacizzazione della capsula e della lente del cristallino). Secondo gli esperti, quindi, è importante proteggere gli occhi durante l'esposizione al sole ed evitare le ore centrali della giornata al fine di allontanare il rischio di cataratta e di danni agli occhi in generale.
Annapaola Medina
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