Bambini in

05 maggio 2006
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Se da un lato il sole può favorire alcuni processi necessari alla salute dell'organismo dall'altro può causare seri danni alla salute. E se a dover prendere precauzioni sono gli adulti, figurarsi i bambini!

Bambini poco protetti


La loro pelle chiara e fragile richiede cure e attenzioni specifiche in caso di esposizione al sole. In particolare, mentre gli adulti hanno ben formato il prezioso sistema di termoregolazione che permette loro di percepire quando la pelle è troppo accaldata e allontanare, così, il rischio di scottature, i bambini non hanno ancora acquisito completamente tale capacità. Non solo: è ormai accettato che le ustioni solari sofferte durante l'infanzia aumenterebbero notevolmente il rischio di cancro alla pelle in età adulta. Da un'indagine pubblicata su Pediatrics a cura del Committee on Environment Health dell'American Academy of Pediatrics, è emerso che circa l'80% dell'esposizione al sole (e, quindi, dei danni solari) è concentrata entro i primi 18 anni d'età. È in questa fascia d'età e, in particolare nei primi anni di vita, quindi, che occorre la massima protezione ai raggi solari. La realtà, però, è ben diversa. Da una ricerca pubblicata su European Journal of Cancer, realizzata da un gruppo di esperti della Divisione di Epidemiologia e Biostatistica dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano, sembra che da 1 a 6 anni d'età i bambini vengano esposti al sole per tempi sempre superiori, mentre tenderebbe a diminuire proporzionalmente l'uso di antisolari e la protezione con indumenti. Lo studio ha coinvolto 631 bambini nati tra il 1995 e il 1997 seguiti per una media di 6 anni. Durante lo studio ai genitori è stato chiesto di descrivere minuziosamente ogni esposizione al sole dei loro bambini (orario e durata di esposizione, comportamenti del bambino ecc...) nonché le eventuali forme di precauzione prese per proteggerli dai raggi ultravioletti. Dai risultati è emerso che il 40% dei bambini è stato esposto al sole già dal primo anno di età e solo il 25% ha ricevuto periodicamente una corretta protezione con antisolari. È solo dell'8%, invece, la percentuale di bambini costantemente riparati dal sole con pantaloncini, magliette e cappellini. Numeri, ancora troppo bassi. E' necessario, quindi, che in fatto di bambini e di esposizione al sole si faccia finalmente la dovuta chiarezza.

Un decalogo per fare chiarezza


Un decalogo sulla tintarella sicura dei bambini è stato presentato al recente workshop su "Raggi solari e protezione solare" svoltosi all'Istituto Superiore di Sanità. Ecco i dieci punti:

  1. Non esporre il bambino fino a sei mesi;
  2. Non farlo stare al sole tra le 11 e le 16;
  3. Non stare mai fermi: il sole si prende camminando;
  4. Utilizzare vestiti di cotone, di lino o jeans. Gli indumenti bagnati proteggono meno;
  5. Far indossare al piccolo un cappello a larghe falde, che ripari bene cuoio capelluto, orecchie, viso e nuca, per evitare colpi di sole;
  6. Bagnargli ripetutamente i capelli e, ogni tanto, metterlo all'ombra;
  7. Fargli indossare occhiali da sole;
  8. Usare un filtro solare con coefficiente di protezione superiore a 15 per una pelle normale, che sia anche fotostabile e resistente all'acqua e al sudore;
  9. Ripetere le applicazioni di creme o lozioni protettive almeno due o tre volte al giorno;
  10. Adattare il fattore di protezione al fototipo della pelle del bambino e al fatto che presenti o meno efelidi. Inoltre e' sconsigliabile l'esposizione se il piccolo presenta fotodermatiti o fotoallergie o malattie più importanti come il lupus.
Da questo decalogo emerge un fatto chiaro. Il sole va considerato come una medicina per i bambini (ma non solo) e come tale va preso nei casi indicati, a certe ore e alle giuste dosi. E senza mai trascurare controindicazioni e effetti collaterali.

Annapaola Medina



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