Piccole morti evitabili

18 febbraio 2005
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Piccole morti evitabili



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Anche recentemente, occupandosi degli effetti del degrado ambientale sulla salute si è dovuto far ricorso a formule ipotetiche: sarebbe, potrebbe eccetera. Oggi si può passare all'uso dell'indicativo, grazie alla pubblicazione su Lancet di uno studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, oltretutto specificamente dedicato alla regione europea e, per la prima volta, a una popolazione esposta come bambini e adolescenti: l'Environmental Burden of Disease. Ovviamente i risultati sono tutt'altro che consolatori: complessivamente si può affermare che oltre il 30% delle morti che si registrano tra i giovani e giovanissimi europei (da 0 a 19 anni) sono dovute a fattori ambientali, per la precisione 5. Si tratta dell'inquinamento dell'aria, esterno e interno, all'inquinamento e alla contaminazione delle acque (e alla carenza delle misure igieniche), l'inquinamento da piombo, traumi e incidenti. E' evidente che l'Europa non è (ancora) un'area omogenea per condizioni sanitarie, ambientali e socioeconomiche, quindi gli autori dello studio hanno suddiviso il continente in tre aree: A, che comprende il nucleo storico dell'UE, quindi anche l'Italia, più Svizzera e Slovenia e definita a, bassissima mortalità adulta/bassissima mortalità infantile; B) definita a bassa mortalità adulta/bassa mortalità infantile, che comprende tra l'altro Bulgaria, Georgia, Kirghisistan, Polonia, Romania, Serbia e Turchia; C) definita ad alta mortalità adulta/bassa mortalità infantile Estonia, Ungheria, Kazakistan, Latvia, Lituania, Repubblica della Moldova, Federazione Russa, Ucraina.

Triste classifica


La zona Euro A, come era logico aspettarsi, è quella più risparmiata, ma nel caso dell'inquinamento da piombo o degli incidenti e traumi il sostanzioso vantaggio si attenua. Passando all'analisi caso per caso, l'inquinamento atmosferico, in particolare le polveri sottili, è causa soprattutto di aumento delle infezioni delle basse vie respiratorie (quelle più gravi) di asma e compromissione della funzione respiratoria. Così 13.000 morti fra i bambini di età 0-4 anni sono attribuibili ogni anno all'esposizione alle polveri sottili (PM10) . Di queste, fino a 10.000 (7,5% delle morti totali tra zero e 4 anni di età) provengono dai paesi del gruppo B e fino a 3.000 (5.8% delle morti totali tra zero e 4 anni di età) dai paesi del gruppo C.
L'inquinamento dell'aria in ambienti chiusi, nei quali i bambini passano fino al 90% della loro giornata, è principalmente dovuto all'uso di combustibili inquinanti per il riscaldamento o le altre necessità domestiche. L'inquinamento indoor costa 10.000 morti nella fascia di età 0-4 anni. In più del 90% dei casi, si stima che queste morti avvengano nei paesi del sottogruppo B, dove circa 2 famiglie su 5 utilizzano questo tipo di combustibile.
Il piombo agisce soprattutto sul sistema nervoso, e soprattutto nei bambini più piccoli, nei quali è ancora in formazione. Nei primi 2-3 anni di vita, quindi, l'esposizione causa ritardi nello sviluppo neurologico, disturbi dell'apprendimento, della coordinazione motoria, dislessia. Altra conseguenza non neurologica è l'anemia. Più che di mortalità qui si parla di morbilità, cioè di malattie e di tempo trascorso in malattia, espresso dalla sigla DALY, che sta appunto per anni di vita passati in sofferenza. L'avvelenamento da piombo è responsabile nei bambini sotto i 5 anni di circa 150.000 DALYs, corrispondenti all'1,4% dei DALYs per tutte le cause.

In 2 milioni senza acqua pulita


Per alcuni versi, però, il dato più sconcertante è quello dell'inquinamento idrico: sono due milioni, nell'area europea, le persone che non hanno accesso ad acqua che soddisfi i requisiti igienici standard. Soprattutto nei bambini, la principale conseguenza sono le malattie diarroiche, che pesano per il 5,3% delle morti totali e al 3,5% dei DALY per i bambini di età 0-14 anni.
Infine gli incidenti e i traumi. Come dice la presentazione dello studio, nonostante il fatto che il tasso di mortalità per traumatismi e incidenti mostri negli ultimi decenni un andamento decrescente nei bambini di molti paesi europei, questi rimangono la prima causa di morte nel gruppo di età 0-19 anni nella regione europea dell'OMS. Gli incidenti involontari includono incidenti stradali, avvelenamenti, cadute, annegamenti... Gli incidenti volontari includono traumi autoinflitti, atti di violenza e di guerra eccetera. In Europa, nella fascia di età 0-19 anni gli incidenti e i traumatismi ammontano al 23% di tutte le morti e al 19% di tutti i DALYs, anche se il maggior numero di morti si registra nel gruppo dei teen-agers (15-19 anni). Nei bambini, incidenti e traumatismi sono dovuti soprattutto agli incidenti involontari. Nel gruppo A in cui è compresa l'Italia si tratta di circa 13.000 morti tra 0 e 19 anni, corrispondenti al 30% della mortalità totale del sottogruppo A e a 895.000 DALYs.

Morti evitabili

Lo studio è importante non soltanto perché prova quanto altre ricerche avevano fatto intravedere, ma perché mette in luce che gli standard ambientali vanno pensati e stabiliti principalmente in funzione delle popolazioni più vulnerabili, a cominciare dai bambini. Inoltre si sottolinea che sarebbe facile ridurre morti e malattie con interventi strutturali finché si vuole ma certo assolutamente alla portata. Per esempio, è stato stimato che oltre 9.000 vite potrebbero essere salvate ogni anno salendo la cosiddetta "scala dell'energia", cioè sostituendo nelle abitazioni legna e carbone con il gas. Quanto all'inquinamento esterno, se la concentrazione di PM10 fosse ridotta a 40 mg/m3, valore guida stabilito dall'Unione Europea per il 2005, ogni anno potrebbero essere salvate fino a 3.217 vite nei bambini di età 0-4 anni nei paesi del gruppo B, e fino a 1.788 nei paesi del gruppo C. E per farlo non si devono aspettare nuovi progressi della scienza...

Maurizio Imperiali



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