Velenosi ma non inutili

13 settembre 2002
Aggiornamenti e focus

Velenosi ma non inutili



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I pesticidi aiutano a garantire e migliorare la produzione agricola, impedendo che le coltivazioni vengano attaccate da vari infestanti. Sono sostanze tossiche nei confronti di erbacce, batteri, muffe, funghi, insetti, topi e qualsiasi genere vivente che possa danneggiare le colture. In realtà ne esistono in commercio moltissimi, di origine naturale o sintetica, ciascuno attivo su una specifica categoria di parassiti. Si possono distinguere in base alla classe chimica cui appartengono (ditiocarbammati, organofosforati, piretroidi) oppure al tipo di utilizzo (insetticidi, erbicidi, fungicidi e topicidi). Tuttavia la classificazione più significativa, sia per gli addetti ai lavori sia per gli utenti finali, è quella che ne considera il grado di tossicità per l'uomo.

A che cosa servono


Per comprenderne l'utilità può servire una breve rassegna, certo non completa, dei tanti "problemi" che possono risolvere.
  • Acaricidi: uccidono gli acari.
  • Alghicidi: controllano la crescita delle alghe nei laghi, nei canali, nei fiumi e nelle piscine.
  • Fungicidi: uccidono funghi e muffe, sono chiamati anche anticrittogamici.
  • Fumiganti: producono gas o vapori nei fabbricati o nel suolo per contrastare infestazioni.
  • Diserbanti: uccidono le piante indesiderate o i loro semi.
  • Insetticidi: uccidono insetti e artropodi.
  • Molluschicidi: uccidono le lumache.
  • Nematicidi: uccidono piccoli vermi e bisce.
  • Ovicidi: uccidono uova di insetti o larve.
  • Topicidi: uccidono topi e altri roditori.
Essendo molto specifici, difficilmente basta un solo pesticida per proteggere una coltura: più spesso se ne usano diversi, in momenti successivi. Ci sono prodotti che si spandono sul terreno prima della semina, altri che preservano i semi affinché possano germogliare, poi quelli che difendono la pianta e, infine, quelli che proteggono i frutti fino al momento della raccolta.

La legge


Per poter essere prodotti e commercializzati i pesticidi devono essere approvati, un po' come accade per i farmaci, da una commissione controllata dal Ministero della Salute. La procedura di approvazione prevede che la sostanza, e la stessa azienda che la fabbrica, debbano superare una serie di controlli e sottostare a precise norme di lavorazione e confezionamento. Insieme all'autorizzazione, per ogni nuova sostanza, il Ministero definisce anche i limiti di tolleranza e il tempo di sospensione.
I limiti di tolleranza sono i valori massimi, di quella sostanza, accettabili come residuo negli alimenti, in quanto sicuramente non dannosi per il consumatore.
Il tempo di sospensione è l'intervallo che deve obbligatoriamente trascorrere tra l'utilizzo del pesticida e la raccolta. Questo intervallo è necessario perché il composto in questione si degradi, lasciando solo tracce impercettibili sugli alimenti. La persistenza di una sostanza dipende da molti fattori: la singola molecola, il tipo di suolo, l'umidità e il pH (grado di acidità) del terreno, l'estensione delle colture. In base a questi parametri i vari prodotti si possono dividere come nella tabella che segue.

CATEGORIA DURATA ATTIVITA' TIPO DI COMPOSTI non persistenti da 1 a 12 settimane organofosforati moderatamente persistenti da 1 a 18 mesi carbammati persistenti da 2 a 5 anni organoclorurati permanenti degradano a residuo permanente contengono mercurio (Hg), arsenico (As), piombo (Pb)

La tossicità

Gli effetti provocati dai pesticidi sono proporzionali alla quantità di sostanza assorbita e ai tempi di esposizione, oltre che alle caratteristiche proprie di ciascuna sostanza.
Gli agricoltori sono la categoria più esposta al rischio di intossicazione acuta, per inalazione e contatto diretto; molti pesticidi, infatti, penetrano anche attraverso la cute. I sintomi possono essere più o meno gravi, dall'irritazione della pelle ai problemi respiratori, e richiedono un trattamento tempestivo.
Tutte le altre persone, invece, possono essere soggette ad eventuali effetti tossici dovuti all'accumulo dei residui di pesticidi nell'organismo. Triste esempio quello del DDT (ora proibito): composto molto persistente e, si scoprì poi, cancerogeno. Stabilire gli effetti a lungo termine di una sostanza è molto difficile, ecco perché la legislazione fissa i tempi di sospensione e i limiti massimi di tolleranza.
Per ogni sostanza chimica vengono stabiliti, tramite studi tossicologici fatti sugli animali, i valori di innocuità. Si parte da una quantità senza effetti negativi rilevabili, attraverso una serie di fattori di sicurezza, si rapporta tale valore all'uomo. A seconda delle classi di sostanze, le dosi che risultano innocue sugli animali si dividono da 10 a 100 volte per ottenere la dose giornaliera accettabile per l'uomo (ADI, acceptable daily intake). L'ADI in pratica stabilisce la quantità di pesticida che si può ingerire ogni giorno nell'arco di una vita senza subire danni.
Partendo da questo dato, unanimemente accettato, ogni nazione stabilisce il Limite Massimo di Residui (LMR). Questo limite viene calcolato per ogni singolo alimento e in base alle diverse condizioni ambientali e climatiche del paese a cui si fa riferimento. Per esempio i limiti italiani definiti per frutta e verdura sono diversi da quelli di un paese del nord Europa in cui il consumo di questi alimenti è nettamente inferiore. Il LMR è studiato in modo tale che il consumatore non superi mai la dose giornaliera accettabile per l'uomo.

Elisa Lucchesini

Fonti
  • Milleunoalimenti
  • I.T.I.S. "N. COPERNICO" FERRARA; CLASSE IV A (1995/1997) "ALIMENTI E CIBI BIOLOGICI"
  • Altroconsumo n.147 Marzo 2002



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