04 giugno 2004
Aggiornamenti e focus
Mele al pesticida
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Se da una parte frutta e verdura vengono unanimemente consigliate da nutrizionisti, medici e dietologi come la chiave per un'alimentazione sana, dall'altra si assiste al paradosso che contengono tali e tante sostanze da mettere a rischio la salume di chi le consuma. Così Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente, commentava l'anno scorso i risultati del rapporto Pesticidi nel Piatto e a distanza di un anno la situazione non è cambiata granché, anzi.
Un frutto su due che arriva sulle tavole è contaminato. In base ai controlli effettuati dai laboratori di ricerca di ASL, Agenzie regionali per l'ambiente e altri enti addetti, ed elaborati da Legambiente, su un totale di 3860 campioni di frutta analizzati, oltre il 50% sono contaminati da principi attivi adoperati in agricoltura. Una percentuale in cui rientrano casi di campioni assolutamente irregolari, quelli regolari con un unico residuo e quelli regolari multiresiduo, ovvero contenenti vari principi attivi contemporaneamente. La situazione è più confortante per quel che concerne la verdura, con il 78,1% di campioni senza residui, su un totale di 3893. Sul 14,1 dei campioni analizzati è stata rilevata la presenza di un pesticida, mentre il 6,1% presenta più pesticidi nello stesso prodotto. Ancora più confortante il fatto che la frutta di produzione italiana risulta migliore di quella importata. Del resto non molto tempo prima del rapporto di Legambiente, l'Osservatorio nazionale residui aveva dichiarato sempre più sicuri i prodotti ortofrutticoli italiani. Inoltre i laboratori regionali hanno mostrato una maggiore attenzione, eseguendo un maggior numero di controlli. Qual è allora il nodo? I controlli stessi: il nostro paese mancherebbe, infatti, di precise norme legislative che regolino la presenza di multiresidui, una piaga per la sicurezza alimentare.
Secondo Legambiente non è un caso che gli esempi più eclatanti si trovino proprio nelle regioni più virtuose nell'eseguire le analisi. Succede perciò che le mele del Trentino, top per la qualità, risultino meno pulite di quelle della Campania o della Puglia. Quindi più che la buona qualità di frutta e verdura sarebbe determinante la scarsa affidabilità delle analisi.
Non migliore la situazione sul piano legislativo. Una legislazione vecchia di trent'anni in cui non esistono, come detto, limiti di legge alla compresenza di principi attivi negli alimenti. Ma è discutibile, almeno secondo l'associazione ambientalista, anche la soglia di accettabilità dei residui previsti dalla legge italiana. I limiti di legge sono tarati sulla base della pericolosità per l'organismo di un adulto di circa 60 kg di peso. Secondo il National Research Council, invece, le procedure dovrebbero fondarsi sulla tolleranza di riferimento di una bambina. Inoltre gli effetti sulla salute umana della miscela di pesticidi impiegati in agricoltura - continua Ferrante - rimangono un'incognita contro la quale non è prevista tutela.
Gli effetti sulla salute
Uno studio belga, pubblicato sulla rivista Occupational and Environmental Medicine, riporta che l'esposizione dei lavoratori ai pesticidi aumenta il rischio di cancro alla prostata. Mentre un'altra ricerca condotta da esperti statunitensi ha sottolineato che bastano quantità piccolissime di queste sostanze per provocare effetti negativi sulla qualità dello sperma, con diminuzione della fertilità maschile. Non solo. I pesticidi avrebbero un impatto anche sullo sviluppo cerebrale e sul sistema immunitario, tanto che un altro studio dell'Università di Seattle, che ha analizzato i residui da pesticidi e loro metaboliti in bambini di età prescolare, ha concluso che i piccoli che consumano frutta e verdura biologica presentano una concentrazione di residui sei volte più bassa dei coetanei che consumano prodotti convenzionali. Dati che hanno portato l'EPA a metter in relazione l'aumento vertiginoso di patologie comportamentali con l'aumento dell'assunzione di questi inquinanti.
Mentre le associazioni agricole parlano di terrorismo alimentare da parte degli ambientalisti, Legambiente, con il Movimento Difesa del Cittadino, ha organizzato dodici sportelli informativi, in altrettante località italiane, a cui i consumatori possono rivolgersi per documentarsi su pesticidi, OGM, agricoltura biologica e quanto attiene alla sicurezza alimentare. Nel dubbio meglio essere informati, no?
Marco Malagutti
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Verdura meglio della frutta
Un frutto su due che arriva sulle tavole è contaminato. In base ai controlli effettuati dai laboratori di ricerca di ASL, Agenzie regionali per l'ambiente e altri enti addetti, ed elaborati da Legambiente, su un totale di 3860 campioni di frutta analizzati, oltre il 50% sono contaminati da principi attivi adoperati in agricoltura. Una percentuale in cui rientrano casi di campioni assolutamente irregolari, quelli regolari con un unico residuo e quelli regolari multiresiduo, ovvero contenenti vari principi attivi contemporaneamente. La situazione è più confortante per quel che concerne la verdura, con il 78,1% di campioni senza residui, su un totale di 3893. Sul 14,1 dei campioni analizzati è stata rilevata la presenza di un pesticida, mentre il 6,1% presenta più pesticidi nello stesso prodotto. Ancora più confortante il fatto che la frutta di produzione italiana risulta migliore di quella importata. Del resto non molto tempo prima del rapporto di Legambiente, l'Osservatorio nazionale residui aveva dichiarato sempre più sicuri i prodotti ortofrutticoli italiani. Inoltre i laboratori regionali hanno mostrato una maggiore attenzione, eseguendo un maggior numero di controlli. Qual è allora il nodo? I controlli stessi: il nostro paese mancherebbe, infatti, di precise norme legislative che regolino la presenza di multiresidui, una piaga per la sicurezza alimentare.
Analisi poco virtuose
Secondo Legambiente non è un caso che gli esempi più eclatanti si trovino proprio nelle regioni più virtuose nell'eseguire le analisi. Succede perciò che le mele del Trentino, top per la qualità, risultino meno pulite di quelle della Campania o della Puglia. Quindi più che la buona qualità di frutta e verdura sarebbe determinante la scarsa affidabilità delle analisi.
Non migliore la situazione sul piano legislativo. Una legislazione vecchia di trent'anni in cui non esistono, come detto, limiti di legge alla compresenza di principi attivi negli alimenti. Ma è discutibile, almeno secondo l'associazione ambientalista, anche la soglia di accettabilità dei residui previsti dalla legge italiana. I limiti di legge sono tarati sulla base della pericolosità per l'organismo di un adulto di circa 60 kg di peso. Secondo il National Research Council, invece, le procedure dovrebbero fondarsi sulla tolleranza di riferimento di una bambina. Inoltre gli effetti sulla salute umana della miscela di pesticidi impiegati in agricoltura - continua Ferrante - rimangono un'incognita contro la quale non è prevista tutela.
Gli effetti sulla salute
Uno studio belga, pubblicato sulla rivista Occupational and Environmental Medicine, riporta che l'esposizione dei lavoratori ai pesticidi aumenta il rischio di cancro alla prostata. Mentre un'altra ricerca condotta da esperti statunitensi ha sottolineato che bastano quantità piccolissime di queste sostanze per provocare effetti negativi sulla qualità dello sperma, con diminuzione della fertilità maschile. Non solo. I pesticidi avrebbero un impatto anche sullo sviluppo cerebrale e sul sistema immunitario, tanto che un altro studio dell'Università di Seattle, che ha analizzato i residui da pesticidi e loro metaboliti in bambini di età prescolare, ha concluso che i piccoli che consumano frutta e verdura biologica presentano una concentrazione di residui sei volte più bassa dei coetanei che consumano prodotti convenzionali. Dati che hanno portato l'EPA a metter in relazione l'aumento vertiginoso di patologie comportamentali con l'aumento dell'assunzione di questi inquinanti.
Mentre le associazioni agricole parlano di terrorismo alimentare da parte degli ambientalisti, Legambiente, con il Movimento Difesa del Cittadino, ha organizzato dodici sportelli informativi, in altrettante località italiane, a cui i consumatori possono rivolgersi per documentarsi su pesticidi, OGM, agricoltura biologica e quanto attiene alla sicurezza alimentare. Nel dubbio meglio essere informati, no?
Marco Malagutti
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