Tolleranza zero

24 marzo 2005
Aggiornamenti e focus

Tolleranza zero



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L'allergia al pelo del gatto si risolve allontanando l'animale, per quella alle graminacee si attende la fine della stagione dei pollini, per quella agli acari si presta maggior attenzione alla pulizia della casa. Ma c'è una forma di sensibilità che non si risolve così facilmente. E' la sensibilità chimica multipla, una sindrome immuno-tossica infiammatoria simile a un'allergia in quanto i sintomi scompaiono con l'allontanamento della causa scatenante. Ma con due grosse complicazioni: in primo luogo nel tempo si perde definitivamente la capacità di tollerare gli agenti scatenanti, in secondo luogo tali agenti sono tutte le sostanze di derivazione petrolchimica, nonché farmaci e anestetici. Vale a dire tutto ciò che si trova nell'ambiente: insetticidi, detersivi, profumi, deodoranti, saponi, vernici, solventi, carta stampata, smog, fumi di stufe e camini, e sono sufficienti tracce minime alle quali la maggior parte della popolazione è abituata.

Organi in pericolo


E' una sindrome piuttosto rara e colpisce tra l'1,5 e il 3% della popolazione, non ci sono distinzioni di età o condizione sociale, tuttavia alcune categorie di lavoratori particolarmente esposte a sostanze tossiche risultano a maggior rischio.Il disturbo può interessare vari apparati e organi del corpo umano. Le sostanze chimiche danneggiano il fegato e il sistema immunitario sopprimendo la mediazione cellulare che controlla il modo in cui il corpo si protegge dagli agenti estranei. La sensibilità chimica multipla è una malattia irreversibile e progressiva e al momento non ci sono strategie terapeutiche per ripristinare lo stato originario di tolleranza. Inoltre nella sua evoluzione oltre a peggiorare la sintomatologia, amplia lo spettro di sostanze alle quali si diventa sensibili, includendo anche quelle di origine naturale e la quasi totalità degli alimenti.

Le fasi irreversibili


La descrizione della malattia risale all'inizio degli anni '90 e da allora sono stati individuati alcuni modelli di evoluzione. In generale comunque l'evoluzione della malattia ha inizio da uno stadio 0, considerato di normale tolleranza rispetto all'ambiente chimico circostante. Allo stadio 1 ha inizio la sensibilizzazione provocata da un'esposizione chimica acuta a dosi elevate oppure cronica. Non ci sono sintomi clinicamente rilevabili, possono comparire segni aspecifici come dolore alle articolazioni e ai muscoli, cefalea, affaticamento, rossore, prurito, nausea, tachicardia, asma, insufficiente circolazione periferica. L'infiammazione vera e propria caratterizza lo stadio 2: diventa cronica e si manifesta con artrite, vasculiti, dermatiti, asma non allergico, coliti, miositi, riniti, circolazione periferica molto problematica con intensità clinicamente rilevabile. In questa fase la progressione avviene in seguito a nuove esposizioni in corso, ma se non si è ancora verificato il danno ai tessuti, il processo può essere invertito evitando l'esposizione chimica e con specifiche cure di disintossicazione. Quando l'infiammazione cronica causata dall'esposizione chimica produce danni del tessuto, come lesioni al sistema nervoso centrale, al rene, al fegato, al polmone, al sistema immune inizia la fase di deterioramento, lo stadio 3. A questo punto la malattia è irreversibile perché la funzione dell'organo colpito è compromessa e non si conosce il modo di invertire il processo. In questo stadio le patologie comuni che compaiono sono lupus, ischemie, cancro, autoimmunità, forme degenerative reumatiche, sclerosi multipla, porfiria.Negli stati evolutivi più avanzati l'invalidità diventa molto profonda e comunque in tutte le sue fasi, la sensibilità chimica multipla comporta un isolamento fisico e rende difficoltosa se non impossibile qualsiasi forma di vita sociale.

Simona Zazzetta



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