27 gennaio 2006
Aggiornamenti e focus
Telefonini assolti?
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Ma l'uso dei cellulari può far male alla salute? La domanda aleggia da tempo, ma per il momento non esistono risposte definitive; anzi, è il dubbio a farla da padrone. Le minacce ventilate nel tempo vanno dalla perdita di memoria, all'emicrania, alle mutazioni del DNA e perfino ai tumori. Quest'ultima ipotesi, però, sembrerebbe scongiurata da un recente studio del British Medical Journal, secondo il quale chi usa con regolarità il cellulare non corre un pericolo maggiore degli altri di sviluppare il glioma, il più comune tumore cerebrale. Ma c'è anche chi addirittura ha riscontrato effetti vantaggiosi nell'uso dei cellulari. Si tratta di un gruppo di ricercatori italiani, che si sono occupati delle prestazioni psicologiche e cognitive conseguenti alle esposizioni acute a segnali GSM. E con i cellulari accesi, dicono i ricercatori romani, i riflessi sono più rapidi. Possibile? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Curcio, ricercatore alla facoltà di Psicologia dell'Università La Sapienza di Roma, che fa parte del gruppo di ricerca.
Di che cosa vi occupate esattamente? “Il nostro gruppo di ricerca”, risponde il ricercatore romano, “si occupa di psicofisiologia, ossia delle misure fisiologiche di aspetti psicologici. Il nostro interesse è rivolto in particolare al sonno”. E vi siete occupati anche di cellulari? “Si. Uno studio” dice Curcio “ è stato pubblicato nel 2004 sulla rivista Neuroreport. Come gruppo di ricerca ci occupiamo sia degli aspetti di tipo psicocognitivo sia di quelli elettromagnetici”. Lo studio, infatti, è stato realizzato in collaborazione con il dipartimento di elettronica. E che risultati avete ottenuto? “Il nostro obiettivo”, spiega il ricercatore, era riscontrare se l’uso del cellulare potesse avere effetti di tipo comportamentale, cognitivo e psicologico. Un primo aspetto era verificare se l’effetto dei campi elettromagnetici si manifestasse prima, durante o dopo la telefonata. Abbiamo così verificato che esiste un effetto che si manifesta dopo la telefonata”. In che modo? “Si chiama effetto facilitatorio” precisa Curcio. “Ossia la radiazione elettromagnetica viene immagazzinata e accelera le funzioni cerebrali; in particolare, abbiamo riscontrato una maggiore velocità in risposta a stimoli uditivi. Il tutto, ed è l’aspetto più sorprendente, si verifica con un picco intorno al ventesimo minuto dopo lo spegnimento del cellulare e si esaurisce dopo 45 minuti. Altri studi si sono occupati, invece, del metabolismo cerebrale, riscontrando effetti anche a quel livello”. E quanto è durato lo studio? “Quattro mesi e mezzo, su 20 soggetti in doppio cieco. Abbiamo sottoposto i soggetti volontari a una esposizione acuta e lunga, ossia di 45 minuti consecutivi”. Ci sono altri studi sull’argomento? “Un altro studio” risponde Curcio “ si è occupato di eventuali variazioni dell’encefalogramma e anche in questo caso sono state riscontrate alterazioni. Possiamo, perciò, dire che le variazioni sono motorie, encefalografiche e metaboliche. Infine, pare che siano riscontrabili anche nel sonno. Un nostro nuovo studio” conclude il ricercatore “di cui ancora devono essere pubblicati i risultati, ha cercato di verificare l’effetto di una esposizione acuta più breve e più frequente, ossia 15 minuti più volte in un certo arco di tempo. E non sembrerebbero esserci effetti”. Dallo studio del gruppo di ricerca della Sapienza di Roma, però, non si possono trarre conclusioni salienti per la salute umana, sulle quali, invece, si è soffermato, con risultati piuttosto confortanti il recente studio del Bmj.
Lo studio britannico lo afferma inequivocabilmente: il telefonino non aumenta il rischio di glioma. Anche se, precisano gli autori, l'osservazione riguarda l'ultimo decennio e non può essere perciò conclusiva. In più, la ricerca non esclude il rischio di altre malattie cerebrali o del sistema nervoso centrale. Quello che è certo, dicono gli autori, è che l'uso dei telefonini, anche dei modelli più vecchi, gli anni d'impiego, e addirittura il numero di chiamate o di ore passate in media a chiacchierare, non influenzano il rischio di tumore cerebrale. La ricerca, condotta tra il 2000 e il 2004, ha coinvolto 966 persone con tumore e 1716 volontari sani. Nell'arco di quattro anni è stato valutato un campione di popolazione di provenienza sia urbana sia rurale, altamente rappresentativo della popolazione britannica. E lo studio smentisce anche precedenti risultati che sostenevano un maggior rischio per l'uso dell'apparecchio nelle zone rurali. L'unico aspetto che lascia perplessi i ricercatori britannici riguarda un aumento del rischio di tumore solo per quelli localizzati dalla stessa parte della testa in cui i pazienti riferivano di tenere più spesso il telefonino. Ma il calo del pericolo di glioma nel lato opposto della testa fa supporre che i pazienti possano aver sottostimato le volte in cui tenevano il telefono dal lato non abituale. In pratica se i pazienti credono che siano i telefonini ad aver determinato il tumore sovrastimano l'uso dell'apparecchio dal lato in cui si è sviluppato. L'atteso verdetto, comunque, è ancora di là da venire e servono anni per ottenere risposte definitive, la domanda, perciò, continua ad aleggiare: i cellulari fanno male alla salute? Nel dubbio usare con cautela.
Marco Malagutti
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Effetti a breve termine
Di che cosa vi occupate esattamente? “Il nostro gruppo di ricerca”, risponde il ricercatore romano, “si occupa di psicofisiologia, ossia delle misure fisiologiche di aspetti psicologici. Il nostro interesse è rivolto in particolare al sonno”. E vi siete occupati anche di cellulari? “Si. Uno studio” dice Curcio “ è stato pubblicato nel 2004 sulla rivista Neuroreport. Come gruppo di ricerca ci occupiamo sia degli aspetti di tipo psicocognitivo sia di quelli elettromagnetici”. Lo studio, infatti, è stato realizzato in collaborazione con il dipartimento di elettronica. E che risultati avete ottenuto? “Il nostro obiettivo”, spiega il ricercatore, era riscontrare se l’uso del cellulare potesse avere effetti di tipo comportamentale, cognitivo e psicologico. Un primo aspetto era verificare se l’effetto dei campi elettromagnetici si manifestasse prima, durante o dopo la telefonata. Abbiamo così verificato che esiste un effetto che si manifesta dopo la telefonata”. In che modo? “Si chiama effetto facilitatorio” precisa Curcio. “Ossia la radiazione elettromagnetica viene immagazzinata e accelera le funzioni cerebrali; in particolare, abbiamo riscontrato una maggiore velocità in risposta a stimoli uditivi. Il tutto, ed è l’aspetto più sorprendente, si verifica con un picco intorno al ventesimo minuto dopo lo spegnimento del cellulare e si esaurisce dopo 45 minuti. Altri studi si sono occupati, invece, del metabolismo cerebrale, riscontrando effetti anche a quel livello”. E quanto è durato lo studio? “Quattro mesi e mezzo, su 20 soggetti in doppio cieco. Abbiamo sottoposto i soggetti volontari a una esposizione acuta e lunga, ossia di 45 minuti consecutivi”. Ci sono altri studi sull’argomento? “Un altro studio” risponde Curcio “ si è occupato di eventuali variazioni dell’encefalogramma e anche in questo caso sono state riscontrate alterazioni. Possiamo, perciò, dire che le variazioni sono motorie, encefalografiche e metaboliche. Infine, pare che siano riscontrabili anche nel sonno. Un nostro nuovo studio” conclude il ricercatore “di cui ancora devono essere pubblicati i risultati, ha cercato di verificare l’effetto di una esposizione acuta più breve e più frequente, ossia 15 minuti più volte in un certo arco di tempo. E non sembrerebbero esserci effetti”. Dallo studio del gruppo di ricerca della Sapienza di Roma, però, non si possono trarre conclusioni salienti per la salute umana, sulle quali, invece, si è soffermato, con risultati piuttosto confortanti il recente studio del Bmj.
Lo studio britannico
Lo studio britannico lo afferma inequivocabilmente: il telefonino non aumenta il rischio di glioma. Anche se, precisano gli autori, l'osservazione riguarda l'ultimo decennio e non può essere perciò conclusiva. In più, la ricerca non esclude il rischio di altre malattie cerebrali o del sistema nervoso centrale. Quello che è certo, dicono gli autori, è che l'uso dei telefonini, anche dei modelli più vecchi, gli anni d'impiego, e addirittura il numero di chiamate o di ore passate in media a chiacchierare, non influenzano il rischio di tumore cerebrale. La ricerca, condotta tra il 2000 e il 2004, ha coinvolto 966 persone con tumore e 1716 volontari sani. Nell'arco di quattro anni è stato valutato un campione di popolazione di provenienza sia urbana sia rurale, altamente rappresentativo della popolazione britannica. E lo studio smentisce anche precedenti risultati che sostenevano un maggior rischio per l'uso dell'apparecchio nelle zone rurali. L'unico aspetto che lascia perplessi i ricercatori britannici riguarda un aumento del rischio di tumore solo per quelli localizzati dalla stessa parte della testa in cui i pazienti riferivano di tenere più spesso il telefonino. Ma il calo del pericolo di glioma nel lato opposto della testa fa supporre che i pazienti possano aver sottostimato le volte in cui tenevano il telefono dal lato non abituale. In pratica se i pazienti credono che siano i telefonini ad aver determinato il tumore sovrastimano l'uso dell'apparecchio dal lato in cui si è sviluppato. L'atteso verdetto, comunque, è ancora di là da venire e servono anni per ottenere risposte definitive, la domanda, perciò, continua ad aleggiare: i cellulari fanno male alla salute? Nel dubbio usare con cautela.
Marco Malagutti
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