20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus
Salute risarcita
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A far ritornare prepotentemente d’attualità la questione amianto è stata la vicenda Tav. L’accusa, infatti, che gli ambientalisti rivolgono ai paventati lavori in Val di Susa riguarda la presenza nella valle di amianto, in virtù della sua particolare conformazione geologica. E con l’amianto non si può scherzare, visto che il legame tra il metallo e i tumori, in particolare il mesotelioma pleurico, è assodato fin dagli anni ’50. In Italia poi, stando alle statistiche, sono 121674 i lavoratori che si sono ammalati a causa dell’esposizione all’amianto. Il Friuli Venezia Giulia, insieme alla Liguria, ha il primato della mortalità e a esserne colpiti, come noto, sono specialmente gli operai dei cantieri navali. E le cose non sembrano destinate a migliorare. Nonostante i divieti di produzione e di commercializzazione, nonché le direttive per il recupero e l’eliminazione di questi materiali, le previsioni scientifiche sull’insorgenza di malattie legate all’amianto in ambienti professionali restano allarmanti, soprattutto per le esposizioni al metallo avvenute durante gli anni ’60. In uno studio pubblicato nel 1999 John Peto, tra i maggiori esperti in materia, ha stimato che nell’Europa occidentale si avranno 250000 decessi per mesotelioma legato all’amianto nell’arco dei prossimi 35 anni, quale conseguenza alla produzione e all’esposizione generalizzata a questo materiale. Ma al di là dei rischi per la salute, sui quali ormai si fa sempre più luce, la novità riguarda le cause penali in materia di amianto. Due storie, una italiana e una americana rafforzano la casistica in materia.
La vicenda giudiziaria statunitense, raccontata dal New York Times, riguarda la causa in corso tra W. R. Grace & Company, azienda che produce sostanze chimiche e materiali edilizi, e una clinica che ha in cura centinaia di vittime dell’amianto, il Center for Asbestos Related Disease nota anche come CARD. La clinica non profit accusa l’azienda di cercare di mettere discredito sulle sue iniziative con l’obiettivo di portarla alla chiusura. Un’accusa non da poco. La strategia è quella di parlare di un eccesso di diagnosi, spesso infondate, in modo da ridurre la credibilità della clinica. Sui 719 casi di intossicazione da amianto presi in esame, dicono all’azienda, il 27% delle diagnosi, senza contare i 69 morti, non possono essere attribuite al metallo. D’altro canto, rispondono alla clinica 1400 persone nell’area dove l’azienda estrae il minerale, su una popolazione di 8000, hanno ricevuto una diagnosi di anomalie polmonari legate all’esposizione all’amianto. E i dati sono in aumento, si parla di 20 nuovi pazienti ogni mese. Se il caso statunitense è ancora in divenire, in Italia si può per la prima volta mettere la parola fine a una causa legale in materia di malattia professionale da amianto.
Per la prima volta in Italia, infatti, un giudice siciliano, come riportato dal sito Aprile on line, ha riconosciuto la malattia professionale a un ferroviere esposto al rischio di inalare le polveri del dannoso materiale cancerogeno. Il verdetto, che ha portato alla moltiplicazione dell'importo pensionistico per l'intero periodo di prestazione di lavoro, rappresenta un fondamentale precedente giudiziario, sulla base del quale molti lavoratori potranno chiedere giustizia. Del resto il giudice nel pronunciarsi ha fatto affidamento al registro nazionale dei mesoteliomi tenuto dall'Ispesl, in cui i macchinisti rientrano come una delle categorie a rischio. Basti pensare che se i casi di mesotelioma pleurico nella popolazione sono uno ogni centomila abitanti all'anno, tra i macchinisti il rapporto è di uno a 18 mila, 5 o 6 volte superiore. Ma l'Italia, va detto, come riporta Beppe Grillo nel suo blog, è anche il paese che ospita la più grande discarica d'amianto d'Europa. Si trova in provincia di Treviso ed è stata autorizzata dalle autorità locali senza la valutazione di impatto ambientale . La discarica ha una capacità di 460000 metri cubi d'amianto e si trova a poche centinaia di metri da centri abitati. Come a dire non si può mai star tranquilli e per una causa penale vinta c'è sempre la minaccia incombente di una discarica. E' il caso di parlare di misteri d'Italia.
Marco Malagutti
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Il caso americano
La vicenda giudiziaria statunitense, raccontata dal New York Times, riguarda la causa in corso tra W. R. Grace & Company, azienda che produce sostanze chimiche e materiali edilizi, e una clinica che ha in cura centinaia di vittime dell’amianto, il Center for Asbestos Related Disease nota anche come CARD. La clinica non profit accusa l’azienda di cercare di mettere discredito sulle sue iniziative con l’obiettivo di portarla alla chiusura. Un’accusa non da poco. La strategia è quella di parlare di un eccesso di diagnosi, spesso infondate, in modo da ridurre la credibilità della clinica. Sui 719 casi di intossicazione da amianto presi in esame, dicono all’azienda, il 27% delle diagnosi, senza contare i 69 morti, non possono essere attribuite al metallo. D’altro canto, rispondono alla clinica 1400 persone nell’area dove l’azienda estrae il minerale, su una popolazione di 8000, hanno ricevuto una diagnosi di anomalie polmonari legate all’esposizione all’amianto. E i dati sono in aumento, si parla di 20 nuovi pazienti ogni mese. Se il caso statunitense è ancora in divenire, in Italia si può per la prima volta mettere la parola fine a una causa legale in materia di malattia professionale da amianto.
E quello italiano
Per la prima volta in Italia, infatti, un giudice siciliano, come riportato dal sito Aprile on line, ha riconosciuto la malattia professionale a un ferroviere esposto al rischio di inalare le polveri del dannoso materiale cancerogeno. Il verdetto, che ha portato alla moltiplicazione dell'importo pensionistico per l'intero periodo di prestazione di lavoro, rappresenta un fondamentale precedente giudiziario, sulla base del quale molti lavoratori potranno chiedere giustizia. Del resto il giudice nel pronunciarsi ha fatto affidamento al registro nazionale dei mesoteliomi tenuto dall'Ispesl, in cui i macchinisti rientrano come una delle categorie a rischio. Basti pensare che se i casi di mesotelioma pleurico nella popolazione sono uno ogni centomila abitanti all'anno, tra i macchinisti il rapporto è di uno a 18 mila, 5 o 6 volte superiore. Ma l'Italia, va detto, come riporta Beppe Grillo nel suo blog, è anche il paese che ospita la più grande discarica d'amianto d'Europa. Si trova in provincia di Treviso ed è stata autorizzata dalle autorità locali senza la valutazione di impatto ambientale . La discarica ha una capacità di 460000 metri cubi d'amianto e si trova a poche centinaia di metri da centri abitati. Come a dire non si può mai star tranquilli e per una causa penale vinta c'è sempre la minaccia incombente di una discarica. E' il caso di parlare di misteri d'Italia.
Marco Malagutti
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