16 gennaio 2008
Aggiornamenti e focus
Se l'erba intralcia il farmaco
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Nel decreto legislativo del 2006 viene definito medicinale fitoterapico ogni medicinale che contiene sostanze attive una o più sostanze vegetali o una o più preparazioni vegetali, oppure una o più sostanze vegetali in associazione a una o più preparazioni vegetali. Per venire considerato tradizionale un medicinale fitoterapico deve rispondere a determinati criteri sempre stabiliti dal testo di legge. Per esempio, deve essere pensato e realizzato per un utilizzo che non necessita dell'intervento del medico ma la sua somministrazione deve essere prevista secondo uno schema e un dosaggio determinati. Inoltre deve essere stato usato per 30 anni di cui almeno 15 nella comunità europea e deve disporre di sufficiente documentazione di impiego tradizionale.
Tra i pazienti che risultano utilizzare maggiormente erbe e supplementi ci sono persone affette da asma, insonnia, depressione, disturbi gastrointestinali, sindromi dolorose, turbe della memoria, sintomi menopausali. Un problema che viene messo in risalto è che questi complementi in genere non sono testati con studi di efficacia e sicurezza rigorosi come quelli richiesti per l'approvazione dei farmaci, questo comporta anche una conoscenza incompleta delle possibili interazioni tra essi e le molecole di sintesi. Inoltre ci può essere variabilità di contenuto e potenza nei prodotti commercializzati, tanto che negli Stati Uniti dopo riscontri di non rispondenza rispetto a quanto dichiarato sulle confezioni e persino tra un lotto e l'altro, la FDA ha emesso nel 2007 le "regole di buona preparazione" per i produttori di supplementi dietetici.
Ricorrendo ai maggiori database e alle fonti sanitarie istituzionali si sono potute elencare alcune interazioni tra le più rischiose. Ricordando che ce ne sono essenzialmente di due tipi, quelle farmacodinamiche nelle quali l'integratore aumenta oppure antagonizza l'azione di un farmaco, e quelle farmacocinetiche, in cui ne altera metabolismo, escrezione, legame alle proteine, eccetera. Conoscenze che per quanto detto spesso sono estrapolate da studi sull'animale o farmacologici di base o casi sporadici; in molti casi si basano più su congetture che sulla ricerca. Le situazioni di rischio esemplificate riguardano malati che assumono anticoagulanti, farmaci cardiovascolari, farmaci psichiatrici, lassativi, antidiabetici, anti-HIV. Per gli anticoagulanti, si sono indicate possibili interazioni tra il warfarin e l'erba di San giovanni (d'ora in avanti iperico, usata anche nella depressione e la più documentata per interazioni con farmaci), il gingko (effetto antipiastrinico; riferito anche sanguinamento per uso con acido acetilsalicilico), il ginseng (americano e non asiatico), la vitamina E (ma non confermata in trial clinici), l'aglio (non confermata in uno studio). Tra i farmaci cardiovascolari, interazioni possibili o sospette per la digossina con iperico (che diminuisce anche i livelli ematici di verapamil e statine), e ginseng (quello siberiano). Riguardo ai farmaci psichiatrici, interferenze segnalate o sospettate per antidepressivi atipici e gingko, anti-MAO (inibitori della monoaminoossidasi) e ginseng, antidepressivi SSRI e iperico (per questa possibili anche con benzodiazepine e antidepressivi triciclici).
Altre situazioni di eventuale interferenza. I livelli sierici e l'assorbimento dell'antiepilettico carbamazepina possono essere ridotti dal lassativo psyllium (segnalazioni anche per il litio, antidepressivo); per gli antidiabetici, in relazione a effetti di vari supplementi sulla glicemia, ci potrebbe essere un'azione ipoglicemizzante additiva nei trattati con insulina o ipoglicemizzanti orali e un'azione simile può riguardare lo psyllium (posto che l'effetto è imprevedibile a livello individuale). Ancora, per gli anti-HIV i livelli sierici possono essere diminuiti dall'iperico (l'interazione più documentata), mentre ci sono dati limitati per aglio, vitamina C, Echinacea. Ma l'elenco, per forze di cose, è parziale, e le incertezze dominano sulle certezze (che poi in medicina spesso non sono definitive). Morale? Chi assume farmaci, se intende utilizzare erbe e supplementi sarebbe meglio non li considerasse a priori innocui e si informasse dal proprio medico; questo a sua volta farebbe bene a chiedere al proprio paziente in trattamento se e di quali fa uso.
Elettra Vecchia
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Interazioni dinamiche o cinetiche
Tra i pazienti che risultano utilizzare maggiormente erbe e supplementi ci sono persone affette da asma, insonnia, depressione, disturbi gastrointestinali, sindromi dolorose, turbe della memoria, sintomi menopausali. Un problema che viene messo in risalto è che questi complementi in genere non sono testati con studi di efficacia e sicurezza rigorosi come quelli richiesti per l'approvazione dei farmaci, questo comporta anche una conoscenza incompleta delle possibili interazioni tra essi e le molecole di sintesi. Inoltre ci può essere variabilità di contenuto e potenza nei prodotti commercializzati, tanto che negli Stati Uniti dopo riscontri di non rispondenza rispetto a quanto dichiarato sulle confezioni e persino tra un lotto e l'altro, la FDA ha emesso nel 2007 le "regole di buona preparazione" per i produttori di supplementi dietetici.
Ricorrendo ai maggiori database e alle fonti sanitarie istituzionali si sono potute elencare alcune interazioni tra le più rischiose. Ricordando che ce ne sono essenzialmente di due tipi, quelle farmacodinamiche nelle quali l'integratore aumenta oppure antagonizza l'azione di un farmaco, e quelle farmacocinetiche, in cui ne altera metabolismo, escrezione, legame alle proteine, eccetera. Conoscenze che per quanto detto spesso sono estrapolate da studi sull'animale o farmacologici di base o casi sporadici; in molti casi si basano più su congetture che sulla ricerca. Le situazioni di rischio esemplificate riguardano malati che assumono anticoagulanti, farmaci cardiovascolari, farmaci psichiatrici, lassativi, antidiabetici, anti-HIV. Per gli anticoagulanti, si sono indicate possibili interazioni tra il warfarin e l'erba di San giovanni (d'ora in avanti iperico, usata anche nella depressione e la più documentata per interazioni con farmaci), il gingko (effetto antipiastrinico; riferito anche sanguinamento per uso con acido acetilsalicilico), il ginseng (americano e non asiatico), la vitamina E (ma non confermata in trial clinici), l'aglio (non confermata in uno studio). Tra i farmaci cardiovascolari, interazioni possibili o sospette per la digossina con iperico (che diminuisce anche i livelli ematici di verapamil e statine), e ginseng (quello siberiano). Riguardo ai farmaci psichiatrici, interferenze segnalate o sospettate per antidepressivi atipici e gingko, anti-MAO (inibitori della monoaminoossidasi) e ginseng, antidepressivi SSRI e iperico (per questa possibili anche con benzodiazepine e antidepressivi triciclici).
Opportuno informarsi dal medico curante
Altre situazioni di eventuale interferenza. I livelli sierici e l'assorbimento dell'antiepilettico carbamazepina possono essere ridotti dal lassativo psyllium (segnalazioni anche per il litio, antidepressivo); per gli antidiabetici, in relazione a effetti di vari supplementi sulla glicemia, ci potrebbe essere un'azione ipoglicemizzante additiva nei trattati con insulina o ipoglicemizzanti orali e un'azione simile può riguardare lo psyllium (posto che l'effetto è imprevedibile a livello individuale). Ancora, per gli anti-HIV i livelli sierici possono essere diminuiti dall'iperico (l'interazione più documentata), mentre ci sono dati limitati per aglio, vitamina C, Echinacea. Ma l'elenco, per forze di cose, è parziale, e le incertezze dominano sulle certezze (che poi in medicina spesso non sono definitive). Morale? Chi assume farmaci, se intende utilizzare erbe e supplementi sarebbe meglio non li considerasse a priori innocui e si informasse dal proprio medico; questo a sua volta farebbe bene a chiedere al proprio paziente in trattamento se e di quali fa uso.
Elettra Vecchia
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