21 dicembre 2006
Aggiornamenti e focus
Clima patologico
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Anche nel 2006 l'impatto sulla salute del cambiamento climatico è stato un argomento molto dibattuto. E a giudicare dai dati diffusi sarà così ancora per i prossimi anni. Del resto anche i numeri dell'OMS non danno adito a dubbi. La temperatura è salita in media di 0,6 gradi centigradi su base globale. In Europa, le ondate di calore hanno provocato 35000 morti nel 2003, mentre l'anno precedente 15 alluvioni hanno colpito circa un milione di persone, con un bilancio, più o meno, di 250 morti. Per non parlare poi degli effetti che il cambiamento climatico in corso ha su distribuzione, stagionalità e incidenza delle malattie trasmesse da roditori e insetti, e dell'alterazione degli ecosistemi, con la conseguente introduzione e diffusione in Europa di specie che trasmettono nuove malattie. E da questo punto di vista il rapporto "Environment Matters 2005" realizzato dalla World Bank in collaborazione con l'OMS è illuminante.
Accanto ad Aids, alcol e tabacco, dice il rapporto, almeno 150mila morti premature vanno attribuite direttamente ai cambiamenti climatici. A queste si aggiungono quelle attribuibili ai fattori indiretti del clima e alle altre cause ambientali. Per esempio ci sono due milioni di decessi l'anno per mancanza di acqua e per l'inquinamento delle acque; più di due milioni di morti per inquinamento atmosferico, milioni di morti (il numero è imprecisato) per l'uso di pesticidi, sostanze tossiche e pericolose, che colpiscono soprattutto i bambini esposti senza cautela a queste sostanze e, in particolare, quelli sfruttati con il lavoro minorile. Secondo il rapporto, poi, circa un quinto delle infezioni e delle malattie nei paesi in via di sviluppo sono causate da fattori ambientali, compresi i cambiamenti climatici, l'inquinamento atmosferico e idrico. Infatti, le variazioni di umidità e temperatura in molte aree del pianeta hanno favorito la proliferazione di batteri e parassiti patogeni e, di pari passo, anche la diffusione fino a latitudini temperate di malattie infettive tipiche della zona intertropicale, malaria e dengue per intendersi. Un aspetto denunciato anche da un recente dossier di Legambiente.
"Il nostro paese - ha detto il direttore generale di Legambiente Francesco Ferrante - si trova ai margini meridionali della zona temperata, per questo è uno dei più colpiti dalla rottura degli equilibri climatici. Arrivano malattie importate dall'Africa, animali e piante tropicali attaccano la nostra biodiversità, si intensificano alluvioni e siccità, compaiono le prime aree semidesertiche". Con queste premesse si può ben capire perché nonostante l'Europa, dunque anche l'Italia, sia stata dichiarata dall'OMS area libera dalla malaria, abbia avuto una recrudescenza della malattia. Per ora sporadica. In più cresce il numero dei casi di leishmaniosi viscerale umana, infezione trasmessa da piccolissimi insetti, che vede in Campania, il principale macrofocolaio. Infine aumentano i casi di encefalite trasmessa da zecca, malattia che colpisce il sistema nervoso centrale.
Una modesta proposta
Ma che cosa si può fare di fronte a una simile situazione? Un'editoriale pubblicato dal New England Journal of Medicine sull'argomento prova a dare qualche risposta. Due le azioni incriminate: deforestazione e rilascio nell'atmosfera dei sottoprodotti dei combustibili fossili. Affrontare le malattie legate al clima, sostiene l'editoriale, richiede preparazione e sistemi di allarme e di previsione che potrebbero ridurre gli eventi e bloccare il dilagare delle malattie. Ma prevenzione primaria significa anche fermare l'estrazione, il trasporto, la raffinazione e la combustione degli idrocarburi, un'evoluzione che, secondo molti esperti, avrebbe conseguenze benefiche per la salute e per l'ambiente. La buona notizia, conclude l'editoriale, è che potrebbe essere stato sottostimato il beneficio economico della transizione all'energia pulita. Anzi, con incentivi finanziari adeguati l'energia pulita potrebbe diventare una fonte di sviluppo per il 21° secolo. Da questo punto di vista sembrano all'orizzonte delle modifiche anche alle nostre latitudini. "La finanziaria - ricorda Legambiente - prevede risorse e incentivi per promuovere l'efficienza energetica e spingere le energie pulite come il solare e l'eolico. Ma bisogna accelerare o i costi sanitari, sociali, ambientali per la collettività finiranno presto fuori controllo". Speriamo nel 2007!
Marco Malagutti
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Environment Matters 2005
Accanto ad Aids, alcol e tabacco, dice il rapporto, almeno 150mila morti premature vanno attribuite direttamente ai cambiamenti climatici. A queste si aggiungono quelle attribuibili ai fattori indiretti del clima e alle altre cause ambientali. Per esempio ci sono due milioni di decessi l'anno per mancanza di acqua e per l'inquinamento delle acque; più di due milioni di morti per inquinamento atmosferico, milioni di morti (il numero è imprecisato) per l'uso di pesticidi, sostanze tossiche e pericolose, che colpiscono soprattutto i bambini esposti senza cautela a queste sostanze e, in particolare, quelli sfruttati con il lavoro minorile. Secondo il rapporto, poi, circa un quinto delle infezioni e delle malattie nei paesi in via di sviluppo sono causate da fattori ambientali, compresi i cambiamenti climatici, l'inquinamento atmosferico e idrico. Infatti, le variazioni di umidità e temperatura in molte aree del pianeta hanno favorito la proliferazione di batteri e parassiti patogeni e, di pari passo, anche la diffusione fino a latitudini temperate di malattie infettive tipiche della zona intertropicale, malaria e dengue per intendersi. Un aspetto denunciato anche da un recente dossier di Legambiente.
Dossier Legambiente
"Il nostro paese - ha detto il direttore generale di Legambiente Francesco Ferrante - si trova ai margini meridionali della zona temperata, per questo è uno dei più colpiti dalla rottura degli equilibri climatici. Arrivano malattie importate dall'Africa, animali e piante tropicali attaccano la nostra biodiversità, si intensificano alluvioni e siccità, compaiono le prime aree semidesertiche". Con queste premesse si può ben capire perché nonostante l'Europa, dunque anche l'Italia, sia stata dichiarata dall'OMS area libera dalla malaria, abbia avuto una recrudescenza della malattia. Per ora sporadica. In più cresce il numero dei casi di leishmaniosi viscerale umana, infezione trasmessa da piccolissimi insetti, che vede in Campania, il principale macrofocolaio. Infine aumentano i casi di encefalite trasmessa da zecca, malattia che colpisce il sistema nervoso centrale.
Una modesta proposta
Ma che cosa si può fare di fronte a una simile situazione? Un'editoriale pubblicato dal New England Journal of Medicine sull'argomento prova a dare qualche risposta. Due le azioni incriminate: deforestazione e rilascio nell'atmosfera dei sottoprodotti dei combustibili fossili. Affrontare le malattie legate al clima, sostiene l'editoriale, richiede preparazione e sistemi di allarme e di previsione che potrebbero ridurre gli eventi e bloccare il dilagare delle malattie. Ma prevenzione primaria significa anche fermare l'estrazione, il trasporto, la raffinazione e la combustione degli idrocarburi, un'evoluzione che, secondo molti esperti, avrebbe conseguenze benefiche per la salute e per l'ambiente. La buona notizia, conclude l'editoriale, è che potrebbe essere stato sottostimato il beneficio economico della transizione all'energia pulita. Anzi, con incentivi finanziari adeguati l'energia pulita potrebbe diventare una fonte di sviluppo per il 21° secolo. Da questo punto di vista sembrano all'orizzonte delle modifiche anche alle nostre latitudini. "La finanziaria - ricorda Legambiente - prevede risorse e incentivi per promuovere l'efficienza energetica e spingere le energie pulite come il solare e l'eolico. Ma bisogna accelerare o i costi sanitari, sociali, ambientali per la collettività finiranno presto fuori controllo". Speriamo nel 2007!
Marco Malagutti
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