Più la scatola che il prodotto

02 dicembre 2005
Aggiornamenti e focus

Più la scatola che il prodotto



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Dopo l'influenza aviaria? La Ru486! Dopo l'interruzione di gravidanza? Il latte Nestlé! Decisamente le vicende medico-sanitarie tengono banco. E come sempre, nelle cronache un po' di confusione si fa. Per esempio, in questo caso si è partiti dal latte artificiale e dalla multinazionale elvetica, anche se il latte contaminato non era solo quello di sua produzione, visto il sequestro anche di prodotti Milupa. Il problema è l'imballaggio, il Tetra Pak dell'industria svedese omonima, anzi il procedimento di stampa, anzi una delle sostanze impiegate per fissare la stampa, l'ITX. Quindi, come era logico aspettarsi, a questi prodotti se ne sono aggiunti altri. Tutti confezionati, appunto, con le stesse modalità tecniche. Si va dai succhi di frutta al latte tout court e qualcuno parla anche di mozzarelle. Inutile fare l'elenco, che inevitabilmente verrebbe superato nel giro di ore, senza contare che tutte le aziende nominate per prime (da Granarolo a Parmalat a Conserve Italia) hanno doverosamente smentito. Esattamente come la Tetra Pak, che se l'è presa direttamente con Altroconsumo, cui spetta l'iniziativa di aver fatto analizzare gli alimenti citati. Come hanno riportato le agenzie nei giorni scorsi, "in relazione alle false informazioni pubblicate da Altroconsumo sul proprio sito Web'', relative alla presunta contaminazione di alcuni alimenti attraverso l'Itx, Tetra Pak ha dato mandato ai propri legali ''al fine di ottenere una immediata rettifica e di tutelare gli interessi della Società in ogni sede". L'imballaggio della discordia, peraltro, fu anche uno dei bersagli di Beppe Grillo, che rimproverava, a ragione, la scarsa riciclabilità del prodotto rispetto alle vecchie bottiglie di vetro.

Non è il babau, ma nemmeno una mano santa


Però, ovviamente, era più notiziabile, come si dice in gergo, la questione del latte per bambini. E' da sempre un prodotto al centro dell'attenzione, spesso oggetto di abuso e molto spesso pubblicizzato con pratiche che, a suo tempo, causarono anche l'intervento del ministro della Salute Sirchia, nelle forme di un decreto che ne proibiva la promozione nei reparti maternità. In effetti il latte formulato è anche un buon esempio di come molte situazioni non possano essere giudicate in astratto. Il latte formulato è una grande invenzione, che ha salvato molti bambini. Non soltanto quelli le cui madri non potevano allattare del tutto, ma anche quelli le cui madri avevano una produzione insufficiente. Poi anche i neonati con intolleranze, quelli con alcune gravi malattie. E infine, inutile nasconderselo, ha giovato a molte famiglie nelle quali la madre non poteva allattare per ragioni economiche stringenti, situazione tutt'altro che infrequente in tempi di flessibilità. Ciò premesso, in tutti gli altri casi l'allattamento al seno non ammette alternative: è meglio per il lattante e, prova una recentissima ricerca, anche per la madre. Non solo: promuovere il latte artificiale in polvere in contesti in cui non si può contare sulla sterilità dell'acqua, come in larga parte del continente africano, è intollerabile, un attentato alla salute pubblica.

Se si lascia mano libera


La chimica, che si tratti di farmaci o conservanti, ha tantissimi meriti. Senza imballaggi, senza tecnologie del confezionamento sarebbe ben difficile dare da mangiare a tutti. Ma questo non toglie che la sorveglianza debba essere costante. Quello che risulta scarsamente comprensibile, anche se poi ce lo si spiega benissimo, è che di fronte al rinvenimento di una sostanza in un alimento, non si sappia dire, subito, se è innocua o meno. L'Istituto Superiore di Sanità, finora, riporta uno scarno comunicato che, in sostanza, dice: "Secondo le prime valutazioni emerge che il rischio di effetti genotossici, in seguito ad ingestione di ITX, è assente o trascurabile. Non risultano disponibili informazioni su altri effetti tossici". Genotossico, per inciso, vuol dire dannoso per il DNA. La colpa non è dell'Istituto, ovviamente, ma del fatto che sia permesso introdurre nell'ambiente sostanze, di qualsiasi tipo, senza sapere se hanno effetti tossici. Anche se non passano negli alimenti, qualcuno le prepara, qualcuno le maneggia, nelle fabbriche, nei magazzini. L'amianto non ha insegnato proprio nulla?

Maurizio Imperiali



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