23 maggio 2008
Aggiornamenti e focus
Vagoni di polvere (sottile)
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Si direbbe che non ci sia via di scampo all'inquinamento nelle città, né in mezzo al traffico come è ovvio che sia, ma nemmeno sui mezzi di trasporto pubblici e tanto meno nella metropolitana. Diverse ricerche e indagini svolte anche in Italia hanno più volte rilevato la presenza di quantità superiori alle soglie di sicurezza di sostanze chimiche e di polveri sottili (PM10, PM5 e PM2,5) sia all'aria aperta sia negli ambienti chiusi, domestici e pubblici. Recentemente l'occhio, anzi il naso, rilevatore delle centraline per il controllo della qualità dell'aria si è concentrato sugli ambienti sotterranei della metropolitana, grazie a una ricerca voluta dalla Società italiana di Medicina Generale (SIMG) in collaborazione con Institut national de la santé et de la recherche médicale (INSERM).
Il confronto e le misurazioni hanno interessato sei grandi città, Roma, Milano, Parigi, Barcellona Stoccolma e San Francisco, dove i rilievi sono stati realizzati, usando centraline mobili calibrate, in strada, lungo le banchine di attesa della metropolitana e dentro i vagoni. I dati hanno mostrato una certa coerenza: in tutte le città l'inquinamento da PM10 è superiore in strada e sulle piattaforme di attesa. A Milano la situazione si ribalta, in quanto nei vagoni le concentrazioni di PM10 raggiungono i 326 microgrammi per metro cubo di aria, contro i 163 microgrammi all'aria aperta e 257 microgrammi sulle banchine. A Roma, per quanto la qualità nei convogli sia ugualmente pessima (328 microgrammi), considerando che il livello di sicurezza è fissato a 50 microgrammi per metro cubo, è comunque migliore rispetto a quella delle piattaforme di attesa dove la concentrazione di PM10 è 388 microgrammi. Il peggioramento della qualità dell'aria dentro i vagoni milanesi si verifica proprio nel passaggio lungo i tunnel, in quanto nei tratti di linea scoperti, i valori si livellano a quelli esterni. Tra le ipotesi sulle possibili cause, la mancanza di sistemi di aerazione efficaci in grado di filtrare le polveri sottili; le possibili conseguenze, il rischio per alcune particolari categorie più sensibili come in cardiopatici, persone con malattie respiratorie e bambini.
In metropolitana, oltre ai polmoni, non si salvano nemmeno le orecchie stando a quanto denunciato da Legambiente nel 2006. I dati ufficiali, diffusi dall'Azienda sanitaria locale Milano 2, rivelarono che i livelli di rumorosità nelle tre linee metropolitane di Milano, oltrepassavano la soglia di guardia, fissata intorno ai 65 decibel come livello massimo diurno in città. Un decreto del 1995 stabilisce livelli di immissione massima di rumore negli ambienti di vita, per le strade urbane a 65 decibel per il giorno e 55 decibel per la notte. I decibel registrati, invece, oscillavano da 79, nella linea cronologicamente più vecchia (linea 1 rossa) fino a 94,3 nella linea più recente e moderna (linea 3 gialla) con variazioni lungo le singole linee, livelli che si attestano tra quelli del traffico intenso, 80 decibel, e la musica in discoteca, 110 decibel. Considerando che la soglia di sicurezza è 85 decibel, stabilita dal decreto 277/91, oltre il quale nelle fabbriche si ricorre alla protezione con appositi tappi o cuffie, si può tranquillamente parlare di grave inquinamento acustico, che in altre città è stato abbattuto riportando i decibel intorno a 80. A Londra è stato possibile grazie all'insonorizzazione acustica delle gallerie, che attenua le vibrazioni e il riverbero sonoro. Superare la soglia di sicurezza del rumore, col tempo, può provocare lesioni del nervo acustico e di certo rappresenta una notevole fonte di stress per i passeggeri, in particolare per i pendolari. Se poi si aggiunge anche l'inquinamento dell'aria che respirano, allora, forse Dante Alighieri aveva ragione nel porre l'Inferno sotto terra.
Simona Zazzetta
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Pericoli sotterranei
Il confronto e le misurazioni hanno interessato sei grandi città, Roma, Milano, Parigi, Barcellona Stoccolma e San Francisco, dove i rilievi sono stati realizzati, usando centraline mobili calibrate, in strada, lungo le banchine di attesa della metropolitana e dentro i vagoni. I dati hanno mostrato una certa coerenza: in tutte le città l'inquinamento da PM10 è superiore in strada e sulle piattaforme di attesa. A Milano la situazione si ribalta, in quanto nei vagoni le concentrazioni di PM10 raggiungono i 326 microgrammi per metro cubo di aria, contro i 163 microgrammi all'aria aperta e 257 microgrammi sulle banchine. A Roma, per quanto la qualità nei convogli sia ugualmente pessima (328 microgrammi), considerando che il livello di sicurezza è fissato a 50 microgrammi per metro cubo, è comunque migliore rispetto a quella delle piattaforme di attesa dove la concentrazione di PM10 è 388 microgrammi. Il peggioramento della qualità dell'aria dentro i vagoni milanesi si verifica proprio nel passaggio lungo i tunnel, in quanto nei tratti di linea scoperti, i valori si livellano a quelli esterni. Tra le ipotesi sulle possibili cause, la mancanza di sistemi di aerazione efficaci in grado di filtrare le polveri sottili; le possibili conseguenze, il rischio per alcune particolari categorie più sensibili come in cardiopatici, persone con malattie respiratorie e bambini.
Milano rumorosa anche sottoterra
In metropolitana, oltre ai polmoni, non si salvano nemmeno le orecchie stando a quanto denunciato da Legambiente nel 2006. I dati ufficiali, diffusi dall'Azienda sanitaria locale Milano 2, rivelarono che i livelli di rumorosità nelle tre linee metropolitane di Milano, oltrepassavano la soglia di guardia, fissata intorno ai 65 decibel come livello massimo diurno in città. Un decreto del 1995 stabilisce livelli di immissione massima di rumore negli ambienti di vita, per le strade urbane a 65 decibel per il giorno e 55 decibel per la notte. I decibel registrati, invece, oscillavano da 79, nella linea cronologicamente più vecchia (linea 1 rossa) fino a 94,3 nella linea più recente e moderna (linea 3 gialla) con variazioni lungo le singole linee, livelli che si attestano tra quelli del traffico intenso, 80 decibel, e la musica in discoteca, 110 decibel. Considerando che la soglia di sicurezza è 85 decibel, stabilita dal decreto 277/91, oltre il quale nelle fabbriche si ricorre alla protezione con appositi tappi o cuffie, si può tranquillamente parlare di grave inquinamento acustico, che in altre città è stato abbattuto riportando i decibel intorno a 80. A Londra è stato possibile grazie all'insonorizzazione acustica delle gallerie, che attenua le vibrazioni e il riverbero sonoro. Superare la soglia di sicurezza del rumore, col tempo, può provocare lesioni del nervo acustico e di certo rappresenta una notevole fonte di stress per i passeggeri, in particolare per i pendolari. Se poi si aggiunge anche l'inquinamento dell'aria che respirano, allora, forse Dante Alighieri aveva ragione nel porre l'Inferno sotto terra.
Simona Zazzetta
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