Sottili e insidiose

20 giugno 2008
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Sottili e insidiose



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L'esempio londinese insegna a non sottovalutare certi segnali. Nel 1952 la città rimase avvolta in un fitta nebbia per cinque giorni, ci fossero state le attuali centraline di rilevamento probabilmente avrebbero gridato all'allarme. Quello che si rilevò, purtroppo, nell'immediato fu un'impennata della mortalità e del tasso di malattie respiratorie e cardiache. E la mortalità rimase al di sopra della normalità per diversi mesi. Proprio in quell'occasione, dalla fusione tra le parole smoke (fumo) e fog (nebbia) nacque il termine smog che ha attraversato decenni per descrivere un insieme di inquinanti gassosi e polveri.

Esposizione mortale


Negli ultimi anni è stata data maggior attenzione alle polveri, la componente particolata estremamente sottile, al punto che riesce a penetrare l'apparato respiratorio ed entrare nella circolazione corporea. Le polveri sottili in realtà sono una miscela complessa di molte sostanze, inclusi i metalli e il carbone organico. Il loro ingresso attraverso le vie respiratorie non è certo senza conseguenze e si verifica quando le dimensioni del diametro sono inferiori a 0,1 micrometri (PM0,1), ma anche con diametri inferiori a 2,5 micrometri (PM2,5) e inferiori a 10 micrometri (PM10) le cose non migliorano. Per esempio, è stato osservato che nell'arco di due anni di esposizione a inquinamento da PM10, in popolazioni di pazienti già colpiti da insufficienza cardiaca, da malattia polmonare ostruttiva cronica (BPCO), da diabete e da malattie infiammatorie si verificava un aumento della mortalità. Incremento, per altro non indifferente, visto che, per ogni 10 microgrammi/mq in più, era del 32%per i diabetici, del 27%per i cardiopatici, con la BPCO saliva del 28% e con artrite reumatoide o lupus eritematosus del 22%.

L'anello più debole


La più temuta conferma degli effetti nocivi delle polveri sottili interessa purtroppo i bambini ed è stata riportata da diversi studi. Innanzitutto è stata individuata un'associazione tra la comparsa di tosse e di sibili respiratori, in assenza di un raffreddore, e l'esposizione a PM10. ma andando a esaminare il contenuto delle secrezioni respiratorie, sono state trovate tracce di carbone. Questo lavoro è stato condotto su un centinaio di bambini sani di età compresa tra 8 e 15 anni; in 64 di loro (56%) è stato rinvenuto carbonio contenuto nei macrofagi delle vie aeree. I macrofagi con cellule del sistema immunitario che inglobano le sostanze estranee che entrano nell'organismo, una sorta di spazzini delle vie aeree. L'altra misurazione effettuata era di tipo ambientale: sono stati rilevati i livelli di PM10 nell'area limitrofa all'abitazione dei bambini. E anche in questo caso la relazione sussisteva: ogni incremento di PM10 di 1 microgrammo per metro cubo di aria era associato a un aumento di 0,1 micrometri quadri nel contenuto di carbonio nei macrofagi distribuiti nelle vie aeree. A sua volta, ogni incremento di 1 micrometro quadro nel contenuto di carbonio nei macrofagi distribuiti nelle vie aeree corrispondeva alla riduzione del 17% del volume respiratorio forzato in un secondo, del 12,9% della capacità vitale forzata e del 34,7% del flusso respiratorio forzato. Non è un caso che sia stata misurata la funzione polmonare nei bambini. Lo sviluppo dei polmoni e la loro funzionalità si protrae per tutta l'infanzia con un picco massimo tra i 20 e i 25 anni, poi rimane stabile per circa 10 anni prima di iniziare un declino che procede con l'avanzare dell'età. Se nella fase di crescita della funzione polmonare si verifica un deficit o un rallentamento, non sarà più possibile recuperarlo e rimarrà tale per tutta la vita. Una condizione paragonabile e secondaria solo all'esposizione al fumo di sigaretta, come fattore di rischio di morte. L'unico dato "positivo" rilevato dallo studio riguardava i bambini asmatici: il contenuto di carbone nei macrofagi delle loro vie aeree era più basso di quello rilevato nei bambini sani. Un po' magra come consolazione.

Simona Zazzetta



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