Di nuovo antrace

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Di nuovo antrace



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Presso lo stabilimento della casa farmaceutica Pharmacia and Upjohn ad Ascoli Piceno è stata riscontrata una contaminazione da batteri fra cui l'antrace. Si tratterebbe, se confermato, del primo caso in Italia, anche se non è del tutto chiara la provenienza del materiale infetto. L'ipotesi più inquietante è che il campione prelevato arrivi proprio dagli Stati Uniti, dove, nel frattempo, si è riaperto il dibattito tra i biologi molecolari di fronte ad un inquietante paradosso generato dall'11 settembre. E se tutti i progressi fatti nelle biotecnologie fossero utilizzabili per scopi terroristici?

Il nemico invisibile


L'interrogativo non è di poco conto, del resto le mappe genetiche di virus e batteri responsabili di molte malattie sono reperibili per chiunque possieda una connessione Internet. Non solo. Chiunque volesse apprendere tecniche per rendere patogeni ancora più letali può fare una rassegna di pubblicazioni scientifiche, trovando così le risposte cercate. Perciò il tentativo, in sé generoso, della comunità scientifica di condividere il più possibile informazioni, può diventare un'arma a doppio taglio. Per fare un esempio la recente pubblicazione, ad opera di Vito Del Vecchio ricercatore presso l'Università di Scranton, del genoma dell'agente patogeno che causa la febbre di Malta (Brucella melitensis), una forma influenzale piuttosto grave, ha come scopo quello di capire cosa renda il microbo così virulento ed eventualmente di creare un vaccino. Il rischio però è che, nell'attesa del vaccino, la stessa informazione possa essere utilizzata per creare un'arma biologica resistente ai farmaci. Va considerato anche che almeno sei paesi - Gran Bretagna, Francia, Germania, Iraq, Giappone e Stati Uniti, nonché l'URSS di epoca comunista, dispongono o comunque hanno disposto nel passato di programmi di armamento biologico. Ed è relativamente semplice manipolare i geni di un patogeno in modo da renderlo antibiotico resistente o ancora più potente. I pericoli che si profilano all'orizzonte sono così di due tipi quello chimico e quello naturale.

La minaccia sintetica...


È il sospetto di molti microbiologi. Da qualche parte qualcuno sta cercando di utilizzare tecniche di ingegneria genetica per realizzare armi biologiche letali. Basti pensare al lavoro di Ken Alibek. Questi, vice responsabile del programma di guerra biologica sovietico, si è occupato specificamente di manipolazioni genetiche, arrivando a migliorare considerevolmente sia la virulenza sia, nel caso, l'antibiotico resistenza nei patogeni di malattie come l'antrace o il vaiolo. Ora sta lavorando in qualche modo per annullare i suoi risultati professionali. È impegnato, infatti, nella corsa alle difese contro il cosiddetto nemico invisibile in collaborazione con altri ricercatori americani. Un lavoro ostico, se si pensa - come ha sottolineato alla CNN lo stesso Alibek - alla facilità con cui si possono reperire informazioni, anche semplicemente conoscendo il russo e trovando pubblicazioni su giornali scientifici su come sviluppare queste tecniche. Lo scorso anno, per esempio, due ricercatori australiani hanno pubblicato un dettagliato articolo sulla creazione, accidentale, di un potentissimo patogeno, strettamente imparentato con il vaiolo. O ancora anni addietro un ricercatore ha pubblicato informazioni circa lo sviluppo in laboratorio di un ceppo di E.Coli assai più resistente di quello convenzionale.

...e quella naturale

Anche la natura però può generare potenziali minacce biologiche e l'antrace ne è un esempio. Fino all'11 settembre, del resto, era stata tolta la patente di segreti a una serie di documenti riguardanti la politica di guerra biologica dei passati governi americani. Ora naturalmente il tutto è stato riconsiderato. Ecco perché la Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) ha investito 58 milioni di dollari nella ricerca di contromisure a patogeni non convenzionali. L'obiettivo? Trovare elementi comuni a tutti i patogeni con la speranza di trovare un unico vaccino che possa essere efficace contro una moltitudine di agenti infettivi, modificati geneticamente e non. Questa immunità universale potrebbe essere l'unica maniera per una difesa totale da un eventuale attacco biologico. Del resto - conclude Alibek - qualsiasi scienziato di ogni parte del mondo potrebbe, a scopo di lucro, utilizzare le proprie conoscenze per modificare geneticamente vecchie malattie e crearne di nuove non ancora conosciute. Un'ipotesi che mette i brividi.

Marco Malagutti



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