04 novembre 2020
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Le morti per Covid-19 sono in parte riconducibili all'inquinamento atmosferico
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Secondo uno studio pubblicato su Cardiovascular Research, circa il 15% dei decessi in tutto il mondo causati da COVID-19 potrebbe essere attribuibile all'esposizione a lungo termine all'inquinamento atmosferico. «Questa frazione attribuibile non implica una relazione causa-effetto diretta tra inquinamento atmosferico e mortalità da COVID-19, sebbene questa sia possibile. Si riferisce invece a relazioni dirette e indirette che aggravano comorbilità che potrebbero portare a esiti fatali» afferma Jos Lelieveld, del Max Planck Institute for Chemistry, Mainz, Germania, autore senior dello studio.
I ricercatori hanno utilizzato i dati epidemiologici di precedenti lavori statunitensi e cinesi sull'inquinamento atmosferico, COVID-19 e l'epidemia di SARS nel 2003, supportati da dati aggiuntivi dall'Italia. Hanno poi combinato questi dati con quelli satellitari che mostrano l'esposizione globale al particolato (PM2,5), con informazioni sulle condizioni atmosferiche e con le reti di monitoraggio dell'inquinamento a terra, in modo da creare un modello per calcolare la frazione di morti per coronavirus che potrebbe essere attribuibile all'esposizione a lungo termine al PM2,5.
In Europa la proporzione di decessi attribuibile al particolato è stata di circa il 19% (15% in Italia), in Nord America del 17%, e in Asia orientale circa il 27%. I ricercatori sostengono che quando le persone inalano aria inquinata, il PM2,5 migra dai polmoni al sangue e ai vasi sanguigni, provocando infiammazione e grave stress ossidativo. Ciò provoca danni all'endotelio e porta al restringimento e all'irrigidimento delle arterie.
Anche SARS-CoV-2 entra nel corpo attraverso i polmoni, causando danni simili ai vasi sanguigni, ed è considerata una malattia endoteliale. «Se l'esposizione a lungo termine all'inquinamento atmosferico e l'infezione si uniscono, si ha un effetto avverso additivo sulla salute, in particolare per quanto riguarda il cuore e i vasi sanguigni, che porta a una maggiore vulnerabilità e minore resilienza a COVID -19» sottolineano gli autori. Gli esperti affermano anche che il particolato sembra aumentare l'attività di ACE-2, che è noto per essere coinvolto nel meccanismo con cui COVID-19 infetta le cellule. «Quindi l'inquinamento danneggia i polmoni e aumenta l'attività di ACE-2, che a sua volta porta a un maggiore assorbimento del virus da parte dei polmoni e probabilmente dei vasi sanguigni e del cuore» concludono i ricercatori.
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I ricercatori hanno utilizzato i dati epidemiologici di precedenti lavori statunitensi e cinesi sull'inquinamento atmosferico, COVID-19 e l'epidemia di SARS nel 2003, supportati da dati aggiuntivi dall'Italia. Hanno poi combinato questi dati con quelli satellitari che mostrano l'esposizione globale al particolato (PM2,5), con informazioni sulle condizioni atmosferiche e con le reti di monitoraggio dell'inquinamento a terra, in modo da creare un modello per calcolare la frazione di morti per coronavirus che potrebbe essere attribuibile all'esposizione a lungo termine al PM2,5.
In Europa la proporzione di decessi attribuibile al particolato è stata di circa il 19% (15% in Italia), in Nord America del 17%, e in Asia orientale circa il 27%. I ricercatori sostengono che quando le persone inalano aria inquinata, il PM2,5 migra dai polmoni al sangue e ai vasi sanguigni, provocando infiammazione e grave stress ossidativo. Ciò provoca danni all'endotelio e porta al restringimento e all'irrigidimento delle arterie.
Anche SARS-CoV-2 entra nel corpo attraverso i polmoni, causando danni simili ai vasi sanguigni, ed è considerata una malattia endoteliale. «Se l'esposizione a lungo termine all'inquinamento atmosferico e l'infezione si uniscono, si ha un effetto avverso additivo sulla salute, in particolare per quanto riguarda il cuore e i vasi sanguigni, che porta a una maggiore vulnerabilità e minore resilienza a COVID -19» sottolineano gli autori. Gli esperti affermano anche che il particolato sembra aumentare l'attività di ACE-2, che è noto per essere coinvolto nel meccanismo con cui COVID-19 infetta le cellule. «Quindi l'inquinamento danneggia i polmoni e aumenta l'attività di ACE-2, che a sua volta porta a un maggiore assorbimento del virus da parte dei polmoni e probabilmente dei vasi sanguigni e del cuore» concludono i ricercatori.
Riferimenti bibliografici:
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