16 aprile 2021
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Long Covid, come risolvere i sintomi ricorrenti
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Long Covid: tutte le conseguenze che anche per mesi l'infezione da coronavirus porta ai pazienti che l'hanno contratta
Si chiama Long Covid o sindrome Post-Covid 19, ed è caratterizzata da tutte le conseguenze che anche per mesi l'infezione da coronavirus porta ai pazienti che l'hanno contratta, in particolare in chi ha sviluppato la malattia in modo moderato o grave, con polmonite.
Le conseguenze riportate in letteratura, e sul campo, sono a livello sistemico: polmonare soprattutto, cardiologico, renale, epatico, neurologico, e riguardano percentuali oscillanti tra il 5 e il 50% a seconda delle ricerche e del range di sintomi - a diverse gravità - intercettati. Un quadro clinico figlio con ogni probabilità dell'inconsueta attivazione della risposta immunitaria che va a coinvolgere gli organi e a motivare proposte di veri e propri "check up post Covid" come quelli proposti da alcuni istituti privati, con inquadramenti specialistici, esami specifici per i polmoni (CDI propone pletismografia e DLCO-Diffusione alveolo capillare del monossido di carbonio oltre a test del cammino e Tac al torace) e soprattutto, in via preliminare, esami di laboratorio.
Uscendo però dalla letteratura, quant'è diffusa la sindrome nell'osservazione dei medici di famiglia, e soprattutto quanto è attuale? Ne parliamo con Aurelio Sessa, Presidente Regionale SIMG Lombardia, Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie che nella prima fase del Covid tra i suoi assistiti ad Arcisate (Varese) ha seguito molti casi di coronavirus e in particolare 30 casi di polmonite nella prima fase e 8 in questa seconda. «In letteratura, la prevalenza di pazienti con sintomi che si protraggono settimane e anche mesi dopo la risoluzione del quadro clinico o dopo la negativizzazione dei parametri è intorno al 10% e si manifestano anche in pazienti che hanno manifestato sintomi respiratori non importanti. Il più frequente che ho riscontrato è la perdita dell'olfatto e del gusto che spesso è l'unica presentazione del "post-Covid", è frequente e la sua durata varia da persona a persona, c'è chi ad un anno di distanza non ha completamente recuperato ma si tratta di casi limitati e di un disturbo lieve, in lentissimo miglioramento. Sempre dalla letteratura ho espunto l'esistenza di terapie riabilitative, di "training olfattivo" (l'olfatto si recupera dopo il gusto) che viene effettuato attraverso ripetuti trattamenti di 20'-30' con essenze come rosa, eucalipto, chiodo di garofano, limone, per 12 settimane». Al di là della riabilitazione, non sembrano esserci terapie alternative.
Meno frequenti ma ugualmente ricorrenti sono, in ordine decrescente: i dolori articolari, muscolari e le cefalee. «Tipici anche del post di sindromi virali più conosciute come l'influenza, che nel suo decorso da malattia respiratoria tende anch'essa a diventare sistemica, questi sintomi si trattano con antidolorifici comuni e rispondono bene», dice Sessa; la tosse secca «che resta per settimane e colpisce molto di più le persone che hanno sviluppato l'infezione virale nelle basse vie respiratorie»; l'astenia cronica o sindrome da stanchezza cronica; la dispnea cronicizzata, «specie come esito di polmonite interstiziale; richiede specifica terapia riabilitativa respiratoria per recuperare il tessuto danneggiato dai focolai multipli della polmonite; i pazienti dovrebbero intraprendere un'attività fisica leggera, esercitandosi inizialmente a soffiare nei device e nel fare ginnastica respiratoria, per poi a poco a poco tornare alla vita di tutti i giorni».
«Ci sono poi sintomi meno consueti - continua Sessa - quali il "defluvium capitis", perdita dei capelli reversibile in 2 mesi; il diabete post covid, sindrome slatentizzata dall'uso di corticosteroidi nei pazienti dove sono stati utilizzati per una sintomatologia moderata/grave; e purtroppo anche disturbi cognitivi in anziani, spesso ospedalizzati, che accusano un decadimento più pronunciato dopo la malattia. Nei parenti di deceduti e talvolta in chi è uscito da una malattia grave con ricovero si manifesta la sindrome post-traumatica da stress con ansia, depressione, insonnia».
Esami da suggerire? «La Tac ai polmoni in caso di polmoniti interstiziali ma non subito: i referti evidenziano alterazioni del parenchima anche ad un mese dalla negativizzazione della sintomatologia ed in presenza di quadri soggettivi di risoluzione, e non devono allarmare, i campi polmonari si puliscono dopo un po'; meglio a 3 mesi. Tra i marker di laboratorio, durante la malattia si alterano molto quelli infiammatori (Pcr, Ves) mentre i globuli bianchi caratteristicamente si alterano di poco o sono bassi in proporzione, a differenza della polmonite batterica in cui salgono a 20-30 mila per microlitro. Questi controlli si possono ripetere e sono gestibili dal medico di famiglia. Va detto - conclude Sessa - che il decorso del long-Covid è comunque di norma benigno, e che i casi persistenti sono più spesso collegati a pazienti con quadri clinici che sono stati impegnativi».
Mauro Miserendino
Fonte: Doctor33
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