15 giugno 2021
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Covid-19, vaccini: secondo Siaaic sono sicuri per i malati autoimmuni
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Non ci sono controindicazioni ai vaccini anti-Covid per i pazienti con malattie autoimmuni/autoinfiammatorie o immunodeficienze e pertanto non vanno interrotti i trattamenti. È unanime l'opinione di immunologi clinici, virologi, reumatologi, pneumologi e medici di medicina interna che emerge dal nuovo documento sulle vaccinazioni anti-Covid della task force della Siaaic (Società italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica). Solo per alcuni farmaci specifici, sottolineano gli specialisti, la cura va modificata o la somministrazione posticipata rispetto al trattamento farmacologico.
Sono circa 1,5 milioni gli italiani con una malattia autoimmune o autoinfiammatoria e 5 milioni quelli con un sistema immunitario più fragile a causa di altre patologie, per terapie con immunosoppressori o per condizioni come la gravidanza o la malnutrizione. Per queste categorie di pazienti, la Siaaic invita a vaccinarsi, seguendo le indicazioni delle linee guida che affrontano anche il richiamo del vaccino in sicurezza. "I pazienti italiani con malattie autoimmuni/autoinfiammatorie sono stati inseriti dal Ministero della Salute nella categoria dei pazienti fragili e prioritari per la vaccinazione anti-Covid, per cui è auspicabile che tutti abbiano già ricevuto almeno la prima dose di un vaccino a mRNA, indicati come preferenziali rispetto a quelli a vettore virale non replicante - spiega Enrico Maggi, coordinatore assieme a Raffaele D'Amelio della task force Siaaic -. Lo stesso si può ipotizzare per i circa 10.000 italiani con un'immunodeficienza primitiva, ovvero con una delle circa 200 malattie rare in cui il sistema immunitario non è adeguatamente efficiente o è del tutto deficitario nella risposta. Più difficile stabilire se i pazienti con immunodeficienze secondarie ad altre patologie o condizioni, per esempio chi ha infezioni virali croniche o neoplasie ematiche o tumori solidi ovvero le donne in gravidanza o chi soffre di malnutrizione, si sia già vaccinato: chi non lo avesse fatto deve provvedere, perché anche se il vaccino probabilmente induce una risposta inferiore rispetto alla popolazione generale, offre comunque un buon livello di protezione". Tra le raccomandazioni contenute nel documento, viene specificato che i pazienti con patologie autoimmuni/autoinfiammatorie e immunodeficienze primitive/secondarie devono essere in fase stabile da almeno un mese, altrimenti la patologia potrebbe peggiorare e che non occorre eseguire esami specifici prima o dopo il vaccino.
"Qualsiasi infezione intercorrente sconsiglia l'uso del vaccino fino alla sua risoluzione - precisa Maggi -. Chi invece è in terapia con farmaci immunosoppressori può vaccinarsi e il documento indica quali farmaci immunosoppressori possono essere assunti durante la vaccinazione e quali devono essere ridotti di dosaggio. Solo per alcuni, per esempio gli anticorpi monoclonali anti-CD20 o Rituximab, è opportuno ritardare la somministrazione del farmaco rispetto al vaccino mentre per altri, come gli inibitori delle JAK chinasi o Abatacept, la decisione viene demandata allo specialista. Queste indicazioni valgono sia per la prima che per le successive dosi di vaccino: è importante che questi pazienti, particolarmente fragili, vi si attengano ma non abbiano timore a sottoporsi al vaccino".
Fonte: Doctor33
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Covid-19 e malattia autoimmune
Sono circa 1,5 milioni gli italiani con una malattia autoimmune o autoinfiammatoria e 5 milioni quelli con un sistema immunitario più fragile a causa di altre patologie, per terapie con immunosoppressori o per condizioni come la gravidanza o la malnutrizione. Per queste categorie di pazienti, la Siaaic invita a vaccinarsi, seguendo le indicazioni delle linee guida che affrontano anche il richiamo del vaccino in sicurezza. "I pazienti italiani con malattie autoimmuni/autoinfiammatorie sono stati inseriti dal Ministero della Salute nella categoria dei pazienti fragili e prioritari per la vaccinazione anti-Covid, per cui è auspicabile che tutti abbiano già ricevuto almeno la prima dose di un vaccino a mRNA, indicati come preferenziali rispetto a quelli a vettore virale non replicante - spiega Enrico Maggi, coordinatore assieme a Raffaele D'Amelio della task force Siaaic -. Lo stesso si può ipotizzare per i circa 10.000 italiani con un'immunodeficienza primitiva, ovvero con una delle circa 200 malattie rare in cui il sistema immunitario non è adeguatamente efficiente o è del tutto deficitario nella risposta. Più difficile stabilire se i pazienti con immunodeficienze secondarie ad altre patologie o condizioni, per esempio chi ha infezioni virali croniche o neoplasie ematiche o tumori solidi ovvero le donne in gravidanza o chi soffre di malnutrizione, si sia già vaccinato: chi non lo avesse fatto deve provvedere, perché anche se il vaccino probabilmente induce una risposta inferiore rispetto alla popolazione generale, offre comunque un buon livello di protezione". Tra le raccomandazioni contenute nel documento, viene specificato che i pazienti con patologie autoimmuni/autoinfiammatorie e immunodeficienze primitive/secondarie devono essere in fase stabile da almeno un mese, altrimenti la patologia potrebbe peggiorare e che non occorre eseguire esami specifici prima o dopo il vaccino.
Covid-19: meglio sottoporsi al vaccino
"Qualsiasi infezione intercorrente sconsiglia l'uso del vaccino fino alla sua risoluzione - precisa Maggi -. Chi invece è in terapia con farmaci immunosoppressori può vaccinarsi e il documento indica quali farmaci immunosoppressori possono essere assunti durante la vaccinazione e quali devono essere ridotti di dosaggio. Solo per alcuni, per esempio gli anticorpi monoclonali anti-CD20 o Rituximab, è opportuno ritardare la somministrazione del farmaco rispetto al vaccino mentre per altri, come gli inibitori delle JAK chinasi o Abatacept, la decisione viene demandata allo specialista. Queste indicazioni valgono sia per la prima che per le successive dosi di vaccino: è importante che questi pazienti, particolarmente fragili, vi si attengano ma non abbiano timore a sottoporsi al vaccino".
Fonte: Doctor33
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