01 dicembre 2010
Interviste
Rischio ictus col cuore in fibrillazione
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Il disturbo più comune del ritmo cardiaco, la fibrillazione atriale non valvolare, causa un battito irregolare e un afflusso sanguigno, dall'atrio al ventricolo, inferiore al necessario. Il sangue che ristagna può causare emboli che, migrando, possono ostruire i vasi diretti al cervello, provocando ictus. Ne abbiamo parlato con Diego Ardissino, direttore di Cardiologia all'Azienda Ospedaliera dell'Università di Parma.
Ci può spiegare meglio che relazione intercorre tra un battito irregolare e l'ictus?
Ogni anno, circa 200mila italiani sono colpiti da ictus. Nel 25% dei casi all'origine dell'ischemia cerebrale c'è la fibrillazione atriale. Il cuore perde il normale sincronismo e gli atri non si contraggono più in maniera efficace. La conseguenza è la formazione, all'interno della camera cardiaca, di coaguli di sangue, che, partendo dall'atrio sinistro, possono formare emboli nel corpo o nel circolo cerebrale causando danni molto importanti: infarti intestinali, renali, cancrene agli arti inferiori, o molto più frequentemente, ictus cerebrale.
In sostanza incide sul rischio di ictus?
Chi soffre di fibrillazione atriale ha un rischio di ictus sette volte maggiore agli altri. Inoltre le ischemie celebrali correlate tendono a essere particolarmente gravi e debilitanti. Nel 20% dei casi sono fatali; nel 60% comportano una disabilità. La metà delle persone colpite da ictus in seguito a fibrillazione atriale muore entro il primo anno. Infine, chi soffre di questo disturbo cardiaco presenta una percentuale più alta di ictus ripetuti e danni cerebrali più gravi.
Quali sono i sintomi premonitori della fibrillazione atriale?
In molti casi è asintomatica e i pazienti sono ignari della loro condizione, tanto che la prima manifestazione può essere direttamente una complicanza embolica o l'insufficienza cardiaca. I sintomi più frequenti includono palpitazioni, affaticamento o stanchezza, vertigini, svenimenti, affanno, dolore al petto. Una pulsazione irregolare deve comunque destare sospetto e va indagata.
Chi è a più rischio?
I pazienti che presentano difetti congeniti del cuore, cardiomiopatie e difetti del setto atriale. Altri fattori importanti sono i difetti valvolari, l'ipertensione, la coronaropatia, l'insufficienza cardiaca, l'obesità, il diabete, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, i disturbi della tiroide, l'abuso di alcol e la predisposizione familiare. Poi non bisogna dimenticare che il rischio aumenta con l'età e raddoppia ogni 10 anni.
Come si può prevenire l'ictus?
In presenza di fibrillazione atriale è necessaria una terapia anticoagulante. In alcuni casi e per i pazienti a basso rischio si può utilizzare un antiaggregante piastrinico, come l'acido acetilsalicilico, mentre in tutti gli altri pazienti la terapia standard è il warfarin, che però richiede accurati monitoraggi e molta attenzione nella dieta e nelle modalità di assunzione. Per questo, oggi, si sperimentano nuove molecole di più facile utilizzo come il rivaroxaban.
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Ci può spiegare meglio che relazione intercorre tra un battito irregolare e l'ictus?
Ogni anno, circa 200mila italiani sono colpiti da ictus. Nel 25% dei casi all'origine dell'ischemia cerebrale c'è la fibrillazione atriale. Il cuore perde il normale sincronismo e gli atri non si contraggono più in maniera efficace. La conseguenza è la formazione, all'interno della camera cardiaca, di coaguli di sangue, che, partendo dall'atrio sinistro, possono formare emboli nel corpo o nel circolo cerebrale causando danni molto importanti: infarti intestinali, renali, cancrene agli arti inferiori, o molto più frequentemente, ictus cerebrale.
In sostanza incide sul rischio di ictus?
Chi soffre di fibrillazione atriale ha un rischio di ictus sette volte maggiore agli altri. Inoltre le ischemie celebrali correlate tendono a essere particolarmente gravi e debilitanti. Nel 20% dei casi sono fatali; nel 60% comportano una disabilità. La metà delle persone colpite da ictus in seguito a fibrillazione atriale muore entro il primo anno. Infine, chi soffre di questo disturbo cardiaco presenta una percentuale più alta di ictus ripetuti e danni cerebrali più gravi.
Quali sono i sintomi premonitori della fibrillazione atriale?
In molti casi è asintomatica e i pazienti sono ignari della loro condizione, tanto che la prima manifestazione può essere direttamente una complicanza embolica o l'insufficienza cardiaca. I sintomi più frequenti includono palpitazioni, affaticamento o stanchezza, vertigini, svenimenti, affanno, dolore al petto. Una pulsazione irregolare deve comunque destare sospetto e va indagata.
Chi è a più rischio?
I pazienti che presentano difetti congeniti del cuore, cardiomiopatie e difetti del setto atriale. Altri fattori importanti sono i difetti valvolari, l'ipertensione, la coronaropatia, l'insufficienza cardiaca, l'obesità, il diabete, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, i disturbi della tiroide, l'abuso di alcol e la predisposizione familiare. Poi non bisogna dimenticare che il rischio aumenta con l'età e raddoppia ogni 10 anni.
Come si può prevenire l'ictus?
In presenza di fibrillazione atriale è necessaria una terapia anticoagulante. In alcuni casi e per i pazienti a basso rischio si può utilizzare un antiaggregante piastrinico, come l'acido acetilsalicilico, mentre in tutti gli altri pazienti la terapia standard è il warfarin, che però richiede accurati monitoraggi e molta attenzione nella dieta e nelle modalità di assunzione. Per questo, oggi, si sperimentano nuove molecole di più facile utilizzo come il rivaroxaban.
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