Nutraceutici, i cibi che curano

25 febbraio 2011
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Nutraceutici, i cibi che curano



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La nutraceutica è la scienza che studia le possibilità di prevenire malattie croniche in campo cardiovascolare, respiratorio, neurologico e delle malattie degenerative attraverso l'uso di alcuni alimenti. Al termine, in sé piuttosto ampio, vengono ricondotte quattro categorie di sostanze: i cibi funzionali (alimenti che forniscono calorie utili come l'olio extravergine di oliva, le proteine vegetali della soia e del lupino e il cioccolato amaro), gli integratori alimentari (come gli omega-3, acidi grassi polinsaturi estratti dal pesce), i probiotici (colture di batteri che colonizzano l'intestino migliorandone la funzionalità) e i prebiotici (sostanze organiche non digeribili in grado di favorire la crescita di batteri probiotici). Di questi particolari alimenti si è parlato a Milano al II congresso della Società italiana di nutraceutica (Sinut). L'occasione per fare il punto su una disciplina in rapido sviluppo, come conferma la crescita del mercato, che per alimenti funzionali e integratori in particolare, è vicina al 20% annuo. Ma qual è l'identikit del consumatore di nutraceutici?

Cinquantenne e in buone condizioni economiche con l'obiettivo di migliorare la propria salute e l'aspetto fisico. È questo il ritratto del cittadino tipo che fa ricorso alla nutraceutica. Un'opzione ancora piuttosto elitaria, anche se l'auspicio degli esperti è che le cose possano cambiare «La politica ha una visione a breve termine» sottolinea Bruno Trimarco dell'università Federico II di Napoli «perciò ancora non è condiviso il concetto che trattare precocemente potrebbe ridurre il numero di eventi. Quando una simile idea diventerà universale, allora anche la nutraceutica, una volta dimostrata la sua efficacia, potrà avere una maggiore diffusione e finire per costare un po' meno». Ottimista Cesare Sirtori, presidente Sinut e in qualche modo "padre" della nutraceutica secondo il quale «la diffusione è in crescita. Certo il costo non è da sottovalutare, ma anche da parte della classe medica l'interesse per la disciplina è sempre maggiore». Ipertensione arteriosa, depressione, Alzehimer e sindrome metabolica in donne in menopausa, sono solo alcune delle patologie per le quali, stando agli esperti convenuti al Congresso Sinut, principi attivi, di origine vegetale o animale, hanno dimostrato un'efficacia pari ai farmaci. Interessanti le prospettive nella cura dell'ipertensione arteriosa.

Nella cura dell'ipertensione «esiste una lunga tradizione» come sottolinea Bruno Trimarco, professore di Medicina interna all'Università degli studi di Napoli. «Il ruolo dell'aglio per il controllo pressorio, per esempio, è noto ai più, così come quello delle fibre e della soia. Ma sono emerse osservazioni positive nel trattamento dell'ipertensione arteriosa» continua Trimarco «anche con potassio, zinco, magnesio e vitamine». Con la nutraceutica si sta, però andando al di là della tradizione e l'ipotesi alla quale si sta lavorando è che per forme marginali di ipertensione «i nutraceutici possano essere affiancati ai cambiamenti dello stile di vita, con meno effetti collaterali e buoni risultati sulla prognosi». Molte le ricerche in corso, tra tutte Trimarco evidenzia i risultati ottenuti dall'associazione tra «un estratto di riso rosso e la simsetina, una sostanza naturale di origine vegetale. «È stato possibile dimostrare» conclude il professore napoletano «una riduzione della pressione clinicamente rilevante e non diversa da quella rilevata con gli antiipertensivi classici, oltre a un calo significativo della colesterolemia».

Marco Malagutti



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