30 settembre 2011
Interviste
Glaucoma, toglie la vista senza sintomi
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Ottocentomila persone in Italia soffrono di glaucoma, ma si calcola che circa la metà di esse, non ne sia a conoscenza poiché la malattia è, nella maggior parte dei casi, asintomatica. Inoltre, anche a causa della natura silenziosa del glaucoma, ben il 30% di coloro che hanno ricevuto una diagnosi non inizia la terapia e un paziente su due non la segue correttamente. Per approfondire questi aspetti Dica33 ne ha parlato con Roberto Carassa, direttore del Centro Italiano Glaucoma di Milano e componente del Comitato Scientifico della Campagna Guardiamoci negli occhi, da poco presentata a Milano e finalizzata a migliorare la conoscenza della malattia e a facilitare il dialogo tra oculista e paziente.
Dottor Carassa esistono categorie a rischio per la malattia?
Si tratta di una patologia multifattoriale. Un primo fattore di rischio è la pressione alta dell'occhio. La pressione oculare normale è compresa, in genere, tra 8 e 21 mmHg. Quando c'è un eccesso di produzione di umor aqueo, cioè il liquido contenuto nell'occhio, oppure quando c'è un ostacolo al suo deflusso, si ha un aumento della pressione, che danneggia a lungo andare la testa del nervo ottico. Il secondo fattore di rischio rilevante è l'età, tutti i pazienti sono al di sopra dei 40 anni. Quindi c'è la familiarità per il glaucoma, chi ha in famiglia una storia di malattia, inevitabilmente corre più rischio. Infine sarebbe meglio sottoporsi a una visita per i soggetti n terapia cronica con i cortisonici.
Quanto è importante la scarsa adesione alla terapia?
È una stima difficile da fare. Due studi francesi contano una percentuale del 37% di pazienti che una volta ricevuta la diagnosi non tornano più dal medico. Circa 1/3 dei pazienti. Può essere un fenomeno legato sia al rifiuto della malattia sia per la mancata comprensione della gravità della stessa. Esiste poi una percentuale importante di pazienti che una volta entrati in terapia non la seguono. Anche in questo caso è difficile una stima precisa mentre i fattori in gioco vanno dalla banale dimenticanza (legata all'età o a episodi depressivi) o alla complessità della terapia, e quanto più è ricca tanto è più facile una mancata compliance. Ci sono poi anche gli effetti collaterali che possono ridurre l'assunzione corretta dei farmaci. Il problema di fondo comunque è rappresentato dalla difficoltà di comunicazione tra medico e paziente.
A questo serve la campagna Guardiamoci negli occhi?
Proprio così. Se i pazienti capiscono l'importanza della terapia e la gravità della malattia, sono disposti a sopportare effetti collaterali anche molto pesanti. La campagna si rivolge a chi scopre di avere il glaucoma per aiutarlo a conoscere meglio la malattia, ad affrontare gli aspetti legati alla cronicità e al trattamento e a facilitare il rapporto tra medico e paziente. Il tutto attraverso un poster che i medici potranno affiggere nei loro ambulatori, un Quaderno dedicato a facilitare la comunicazione medico-paziente e infine un racconto a fumetti che consente di illustrare alcuni aspetti della patologia.
Quali consigli è bene dare alla popolazione generale?
La malattia, non va dimenticato, è la prima causa di cecità nel mondo ed è asintomatica. Per questo è bene mettere in preventivo una visita dall'oculista tra i 40 e i 45 anni, una visita che diventa obbligatoria se c'è una storia familiare, con un aumento del rischio relativo del 6%. Una volta fatta la visita il medico diagnosticherà la malattia o definirà il rischio relativo sui successivi cinque anni. Infine bisogna passare il messaggio della gravità della malattia che con la terapia si può tenere sotto controllo.
Marco Malagutti
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