Sordità dell’anziano: cause e rimedi

15 giugno 2020
Interviste

Sordità dell’anziano: cause e rimedi



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In termini medici si chiama presbiacusia e indica il decadimento della funzione uditiva dell'anziano, legato cioè all'avanzare dell'età. Non è un fenomeno recente, anzi, però certo l'attuale incremento della durata della vita media fa sì che molte più persone si trovino a dover convivere con questo disturbo. Disturbo, perché non si può definire malattia e non si può guarire, però si può prevenire e curare adeguatamente. Di che cosa si tratta, esattamente, quali sono le cause alla sua origine, come e perché è necessario diagnosticarla e curarla, ce lo spiega Giuseppe Cavallazzi, audiologo e già direttore della scuola di specializzazione in audiologia dell'università di Milano.

È corretto parlare di sordità dell'anziano?
Nella specie umana le cellule uditive neurosensoriali, quelle cioè che trasformano il segnale esterno in corrente elettrica, che poi il nervo acustico trasporta alle aree cerebrali deputate alla sua decodificazione sono relativamente poche. Intendo circa 15.000 rispetto ai milioni di cellule che invece hanno lo stesso ruolo per l'organo della vista, per esempio. Faccio questa premessa per far capire come anche il minimo decadimento di queste cellule possa avere effetti rilevanti per la persona. Tanto più in una società fortemente centrata sulla comunicazione verbale come la nostra. Tuttavia questa perdita di udito fisiologica non è detto che diventi necessariamente una sordità limitante.

Quindi la presbiacusia riguarda tutti, dopo una certa età?
Dopo i 60 anni d'età il decadimento inizia per tutti, a questo quadro fisiologico, cioè normale, si aggiungono poi caratteristiche e problematiche individuali. C'è chi può essere più portato alla sordità per eredità familiare, oppure chi ci arriva perché ha trascurato negli anni la buona salute del suo orecchio. Così come c'è chi percepisce come un handicap un difetto lieve, perché fa vita molto sociale, e chi invece tollera il deficit perché vive in ambienti meno rumorosi. In Italia si valuta che il 37-40% degli ultrassessantenni ha problemi di comunicazione rilevanti.

Esistono diversi tipi di sordità?
Esiste una classificazione che distingue sordità trasmissiva, percettiva (o cocleare) e mista. La prima si ha quando un difetto dell'orecchio medio e/o interno impedisce la corretta trasmissione del suono all'orecchio interno. Può trattarsi di un tappo di cerume, che rimosso, restituisce l'udito; oppure di un danno alla membrana timpanica, dovuto a otiti ricorrenti. La forma percettiva è quella dovuta alla perdita di cellule neurosensoriali, quel decadimento legato all'età di cui si parlava all'inizio, che può essere più o meno pronunciato. Le forme miste riconoscono entrambe queste componenti, anche perché è facile che una forma trasmissiva non curata finisca per danneggiare anche il sistema cocleare.

Come ci si accorge che l'udito sta diminuendo?
Il nostro orecchio è strutturato per percepire suoni di frequenza da 20 a 18.000/20.000 Hertz. I suoni più acuti (oltre gli 8.000 Hertz) sono quelli che lo affaticano di più e, infatti, sono i primi a "perdersi". Per intenderci se un adulto non comprende più bene le voci dei bambini, o anche alcune voci femminili, oppure fatica a seguire un discorso quando si trova in un ambiente con altri suoni di sottofondo (rumore competitivo), significa che la sua percezione uditiva è calata.

Come e in quali casi si interviene?
Si considera soglia uditiva normale quella che porta a percepire correttamente suoni compresi tra zero e 20 Decibel (dB), all'innalzarsi di questa soglia si parla di sordità:
  • lieve 20-40 dB
  • Media 40-60 dB
  • Grave oltre i 60 dB
Per poter sostenere una conversazione occorre che la propria soglia non superi i 55 dB, tuttavia il deficit può essere considerato più o meno limitante anche in base alle attività lavorativa e sociale che il soggetto è solito compiere. In ogni caso, l'unico intervento consiste nell'aggirare la perdita di cellule percettive, potenziando quelle rimaste con un apparecchio acustico, che agisce da amplificatore. E oggi questi tipi di apparecchi sono estremamente sofisticati. Sottolineo che è importante correggere un difetto perché, oltre che ai fini comunicativi, l'udito è fondamentale, nei confronti dei rumori ambientali, per una corretta percezione spaziale. Insomma sapere se un'auto arriva alla nostra destra o dal lato opposto non è cosa da poco.

Le protesi acustiche sono rimborsabili dal servizio sanitario nazionale?
Certamente sì, anche se i dettagli variano su base regionale. Comunque, come accade per molte altre protesi, è necessario che la diagnosi e la prescrizione siano effettuate da un prescrittore abilitato, cioè uno specialista che operi all'interno del Servizio pubblico.

Si può prevenire il decadimento uditivo?
Entro certo limiti sì, mantendosi il più possibile in buona salute, per cominciare. Un'alimentazione povera di grassi, per esempio, che contrasta l'aterosclerosi, protegge anche il microcircolo e, di conseguenza, mantiene più efficiente tutto l'orecchio. Più nello specifico, invece, va limitata l'esposizione a suoni troppo acuti e intensi, l'attività subacquea e la pratica della caccia che, nel tempo, possono causare danni all'orecchio.



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