Se la tiroide si ammala in gravidanza

10 febbraio 2012
Interviste

Se la tiroide si ammala in gravidanza



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Ci sono molti pregiudizi nei confronti delle patologie della tiroide, specie quando si manifestano in donne in età fertile, perché richiedono terapie farmacologiche croniche che si teme siano controindicate in gravidanza. I farmaci che si utilizzano sono la tiroxina, in compresse e ora anche in una nuova formulazione liquida in monodose, per l'ipotiroidismo e il metimazolo per l'ipertiroidismo. Se la terapia è già in atto e ben bilanciata, c'è già il supporto dello specialista; se invece il difetto tiroideo emerge proprio in gravidanza, è possibile iniziare lo stesso la terapia? Lo abbiamo chiesto ad Aldo Pinchera, ordinario di Endocrinologia e direttore della divisione di Endocrinologia dell'Università di Pisa, che spiega come le malattie della tiroide siano quasi sempre ben curabili e assolutamente compatibili con una gravidanza.

Che rapporto esiste tra la funzione tiroidea e la gravidanza?
In gravidanza, e anche nei primi mesi di allattamento, l'organismo richiede un maggior sforzo alla ghiandola tiroide quindi, e questo vale per tutte le donne sane, si dovrebbero assumere maggiori quantità di iodio per facilitare il superlavoro della ghiandola. L'integrazione di iodio dovrebbe diventare di routine insieme a quelle di acido folico e ferro. A maggior ragione se la ghiandola ha dei problemi, andrà curata adeguatamente, ove necessario, anche per tutta la durata della gravidanza e oltre.


Una malattia tiroidea in una donna in età fertile, quindi, non costituisce una controindicazione alla programmazione di una gravidanza?
Nella stragrande maggioranza dei casi la risposta è no: mi sento di rassicurare le donne che già sanno di soffrire di una patologia della tiroide e anche quelle che magari lo scopriranno proprio nel corso della gravidanza. Non mi preoccuperei troppo dell'eventuale necessità di assunzione farmaci (purché compatibili),perché il primo requisito, indispensabile per una buona gravidanza, è che la madre sia in buona salute, e ciò vale anche per la sua tiroide che, ove necessario, andrà curata.


A quali patologie si riferisce?
Andiamo con ordine: l'ipotiroidismo, cioè il difetto di funzionamento della ghiandola, che può essere conclamato e già noto oppure subclinico, cioè ancora in fase lieve, spesso non precedentemente riconosciuto. In entrambi i casi il deficit si corregge con l'assunzione di levo-tiroxina, identica all'ormone tiroideo naturale, in dosi opportune, che in corso di gravidanza andranno incrementate di circa il 30%. Con una corretta terapia, sotto il controllo congiunto di endocrinologo e ginecologo, si ripristina una condizione sovrapponibile a quella fisiologica e la gravidanza procede normalmente.


E nei casi di ipertiroidismo?
Anche quando la ghiandola funziona troppo è fondamentale riportarla in equilibrio, per il benessere della donna, innanzitutto. In Italia per correggere l'ipertiroidismo è facilmente disponibile in commercio  un farmaco, a base di tiamazolo (o metimazolo), mentre si può ordinare all'estero un altro farmaco, a base di propiltiouracile, che sembra più indicato nel primo trimestre della gravidanza. Se la donna è già in cura e se desidera programmare una gravidanza può concordare con il suo specialista di riferimento il cambio del farmacoda tiamazolo a propiltiouracile, prima del concepimento. Ma queste condizioni si verificano raramente tutte insieme. Da esperto mi sento di sottolineare di nuovo l'importanza di un rapido controllo della funzione tiroidea: se l'ipertiroidismo emerge a gravidanza già avviata è più importante iniziare subito la cura con il farmaco disponibile, che perdere tempo tra ordini e consegne. Con il controllo di endocrinologo e ginecologo, non ci sono rischi per il feto.


Altre malattie o disturbi che possono colpire la tiroide anche delle giovani donne?
Il gozzo, di certo il problema tiroideo più diffuso nel nostro Paese: riguarda circa 8-10 milioni di persone, di entrambi i sessi, perché l'apporto di iodio non è sempre sufficiente e quindi la ghiandola aumenta di volume per compensare le sue necessità. Clinicamente si definisce gozzo non tossico: è generalmente esente da disturbi significativi e può rendersi evidente solo con l'esame ecografico del collo, spesso per o con la presenza di uno o più noduli. Questi ultimi, sono peraltro l'espressione di un'alterazione benigna della tiroide. la presenza del gozzo non deve preoccupare quindi, semmai può essere motivo per ribadire e prescrivere l'integrazione con iodio durante la gravidanza.


Nessun altra avvertenza?
Ancora una e molto importante. Anche nei casi accertati o sospetti di tumore differenziato, cioè di carcinoma papillare o follicolare, quelli più frequenti e meno aggressivi, si può tranquillamente portare a termine la gravidanza sotto terapia parzialmente soppressiva con levo-tirozina e poi rimuovere il nodulo. Se la paziente lo desidera, l'intervento chirurgico è fattibile solo nel secondo trimestre di gestazione, però nella mia esperienza è difficile che ci sia questa urgenza. I tumori differenziati sono ben curabili e non incidono negativamente sul decorso della gravidanza.


Qualcuno sostiene che ipotiroidismo e ipertiroidismo possano ridurre la fertilità, e quindi le probabilità di concepire, è vero?
È vero, sulla carta però. Nel senso che nelle analisi statistiche effettuate su grandi numeri emerge una lieve riduzione della fertilità, che però non si riscontra nella pratica clinica. Direi che i reali ostacoli alla fertilità vanno cercati altrove.

Elisabetta Lucchesini




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