02 marzo 2012
Interviste
Protesi d’anca, prima regola un chirurgo esperto
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Appena terminato l'allarme sulle protesi al seno è cominciato quello delle protesi d'anca, almeno quelle in metallo, che, stando alle recenti disposizioni dell'Agenzia regolatoria britannica sui farmaci e i dispositivi medici, Mhra, potrebbero essere a rischio. Lo riporta il British Medical Journal che sottolinea come l'Mhra abbia richiesto che la maggior parte dei pazienti con anche artificiali di metallo si sottopongano a controlli ogni anno per il resto della vita, per verificare l'insorgenza di eventuali problemi ed effetti collaterali, compresa l'esposizione a metalli tossici. Secondo l'Mhra sono ad «alto rischio» ben 49 mila pazienti su 65 mila con protesi tutte di metallo, come cromo o cobalto. Un allarme arrivato anche in Italia a inizio mese quando le protesi all'anca Asr De Puy, impiantate tra marzo 2004 e agosto 2010, sono state richiamate dal mercato dalla De Puy perché si sarebbero verificati scollamenti di componenti, sacche di liquido, spostamento e dolore. Un allarme rilanciato all'attenzione del grande pubblico da Striscia la Notizia, ma che agli esperti era noto da tempo. Per averne conferma e capire quale sia il livello di allarme, Dica33 ha intervistato Marco d'Imporzano, presidente della Società italiana di ortopedia e traumatologia.
Dottor d'Imporzano è giustificato allarmarsi?
È sbagliato allarmare i pazienti che si sono sottoposti a un impianto di protesi di rivestimento d'anca o si stanno accingendo a farlo. Bisogna, però essere vigili e intervenire laddove necessario. Va chiarito, peraltro, che il problema di queste protesi non è una novità. Riguarda uno specifico gruppo di protesi sulle quali, purtroppo, non sono state effettuate le necessarie validazioni scientifiche.
Quali sono queste protesi e quali problemi hanno generato?
Il problema è legato alla meccanica della protesi. L'artroprotesi d'anca è un'articolazione artificialerealizzata in leghe metalliche, materiali plastici e ceramiche, che sostituisce l'anca ammalata, eliminando la fonte del dolore in modo efficace e permanente. La protesi è costituita da una coppa e da uno stelo, inseriti nell'acetabolo (che è nella parte esterna del bacino) e nel femore. Sullo stelo viene assemblata una testa protesica, in metallo o ceramica. La coppia di frizione è rappresentata dal rapporto tra il materiale della testina e quello della parte interna della coppa acetabolare. Il problema nasce quando entrambe le parti, testina e coppa, sono in metallo. Dall'attrito tra le due si ha il cosiddetto "debris" di metallo, che fa sì che ioni cromo-cobalto possano finire nel sangue. Il problema, come dicevo, era noto da tempo, ma non sono stati fatti i necessari test sulla sicurezza e l'efficacia dei prodotti. Ora si deve rimediare.
Quando si effettua questo tipo di intervento?
L'intervento viene effettuato nei soggetti con artrosi quando le cure mediche e fisioterapiche non sortiscano più effetti. La valutazione viene fatta in funzione del dolore e dell'età, ma si tratta di interventi già eseguibili su soggetti 40enni Non è di chirurgia mininvasiva, ma si definisce di risparmio tissutale e ormai non prevede neanche più la fisioterapia post-intervento ne lascia segni di cicatrici evidenti. Il paziente già dopo due o tre giorni riprende a camminare. Si tratta di un'operazione sempre più d'avanguardia molto legata agli sviluppi tecnologici nel campo dei materiali e del design. Le protesi più usate adesso sono quelle al titanio, caratterizzate da una grande adattabilità: a seconda del soggetto possiamo decidere la soluzione migliore.
E la qualità della vita con la protesi?
Uno studio appena presentato ha evidenziato come i pazienti sottoposti a questo tipo di intervento chirurgico negli anni successivi all'operazione, ricorrono alle cure con minor frequenza e in maniera progressivamente decrescente rispetto al periodo antecedente l'intervento. A conferma del migliorato stato di salute del paziente. In più va sottolineato un limitato ricorso ai trattamenti riabilitativi e un ritorno più veloce alla vita attiva.
In conclusione quali sono i consigli per chi deve affrontare un intervento di questo tipo?
Sicuramente è fondamentale la scelta di sedi ospedaliere, istituti o cliniche dove operino chirurghi ortopedici esperti in quel tipo di problema. Solo l'attività mirata, infatti, crea grandi competenza. Una volta scelto il chirurgo esperto ci si può tranquillamente affidare alla sua competenza.
Marco Malagutti
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