25 giugno 2009
Aggiornamenti e focus
Vita a rischio sulle strade
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Un milione e 300 mila. È l'incredibile numero di morti che ogni anno si registra nelle strade in giro per il mondo. Nella metà dei casi, poi, si tratta di pedoni, ciclisti e motociclisti. Sono i risultati del Global status report on road safety, un'analisi condotta dall'Organizzazione mondiale della sanità che per la prima volta fotografa lo stato generale della sicurezza stradale in 178 Paesi con una copertura del 98% della popolazione mondiale. Gli incidenti stradali sono una delle principali cause di morte, soprattutto nella fascia di età compresa tra i 5 e i 44 anni, ma anche di disabilità con gravi ripercussioni sui sistemi socio-sanitari dei singoli Paesi. Sono cinque i fattori di rischio ancora non adeguatamente controllati a livello generale: limiti di velocità nelle aree urbane; guida in stato di ebbrezza; uso del casco (per conducente e passeggero); impiego delle cinture di sicurezza e, infine, uso di sistemi di sicurezza a bordo per i bambini.
Se molto si è fatto in questi anni per proteggere le persone all'interno delle automobili, il percorso per proteggere categorie decisamente più esposte sembra ancora molto lungo. "Le nostre strade rimangono particolarmente insicure per pedoni, ciclisti e motociclisti" afferma Etienne Krug, direttore del Department of violence and injury prevention and disability dell'Oms. "Marciapiedi, piste ciclabili, ma anche controlli su velocità, consumo di alcolici e uso del casco nonché una migliore assistenza traumatologica in caso di necessità potrebbero salvare centinaia di migliaia di vite ogni anno". (N.M.)
Fonte: Oms
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Se molto si è fatto in questi anni per proteggere le persone all'interno delle automobili, il percorso per proteggere categorie decisamente più esposte sembra ancora molto lungo. "Le nostre strade rimangono particolarmente insicure per pedoni, ciclisti e motociclisti" afferma Etienne Krug, direttore del Department of violence and injury prevention and disability dell'Oms. "Marciapiedi, piste ciclabili, ma anche controlli su velocità, consumo di alcolici e uso del casco nonché una migliore assistenza traumatologica in caso di necessità potrebbero salvare centinaia di migliaia di vite ogni anno". (N.M.)
Fonte: Oms
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