23 maggio 2012
Aggiornamenti e focus
Fecondazione eterologa, per ora in Italia non si può
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La Corte Costituzionale non ha preso al momento alcuna decisione sul caso sollevato dai tre tribunali relativamente alla legittimità del divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40. I giudici hanno restituito gli atti ai Tribunali (Firenze, Catania, Milano) che l'avevano investita del caso, chiedendo di valutare la questione alla luce della sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo pronunciata il 3 novembre 2011, sullo stesso tema e che, di fatto, aveva giudicato legittimo vietare la fecondazione eterologa nei paesi comunitari. La sentenza si riferiva al ricorso di due coppie austriache sterili contro il divieto, stabilito dalla legge austriaca, di ricorrere a tecniche di fecondazione eterologa. Il divieto, secondo i giudici europei, non viola "l'articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione dei diritti dell'uomo". Così Valerio Onida, ex presidente della Corte Costituzionale e attualmente docente di Giustizia costituzionale presso l'università degli Studi di Milano: «La Corte Costituzionale ha deciso di riproporre ai giudici di primo grado la questione, dicendo loro di tenere conto di quanto deciso dalla Corte di Strasburgo», la cui decisione è arrivata dopo che era stata sollevata dai tribunali la questione di costituzionalità. «I giudici dovranno perciò rivalutare la questione» conclude «e decidere se riproporre il giudizio di costituzionalità alla Consulta, perché secondo loro continua a sussistere un contrasto con la Costituzione italiana, o invece valutare che, alla luce della sentenza europea, l'incostituzionalità non esiste più». Favorevoli i commenti dei sostenitori della legge mentre gli avvocati delle coppie che hanno sollevato la questione annunciano ricorso
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