Rischio Parkinson: idrocarburi solventi e pesticidi tra i colpevoli
Una metanalisi italiana, che ha preso in considerazione ben 104 studi, dimostra che l'esposizione a solventi o pesticidi è associata ad un aumento del 60% del rischio di sviluppare la malattia di Parkinson. La ricerca è opera di Gianni Pezzoli, direttore del centro Parkinson, Icp, Milano, presidente della Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson e presidente della Associazione italiana parkinsoniani (Aip) e di Emanuele Cereda, medico nutrizionista, ricercatore presso la Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia e collaboratore della Fondazione Grigioni, ed è pubblicata su Neurology.
«Per il nostro lavoro» racconta Cereda «abbiamo preso in considerazione tutti gli studi in cui l'impiego di pesticidi, erbicidi, insetticidi, fungicidi ed idrocarburi solventi fosse stato messo in relazione con lo sviluppo del morbo di Parkinson. In particolare tra i pesticidi ci sono composti organo clorurati e organo fosfati, mentre gli idrocarburi solventi sono contenuti in prodotti derivati dal petrolio e di uso comune come la benzina, le vernici, le colle e la trielina».
Dall'analisi dei dati emerge che «l'esposizione ad idrocarburi solventi e pesticidi» spiega Pezzoli «è associata ad un rischio più elevato del 60% di sviluppare la malattia. Nessuna relazione, invece, per quanto riguarda l'esposizione ai fungicidi o al Ddt (para-diclorodifeniltricloroetano), potente insetticida ora vietato in occidente. Gli erbicidi sono associati a un aumento del rischio del 36% (che aumenta fino al 72% nel caso del paraquat) e gli insetticidi in generale ad un aumento del 24%».
La ricerca si è anche occupata del contesto dell'esposizione, confermando che i contadini e le persone che vivono in campagna presentano un rischio lievemente aumentato di sviluppare il Parkinson (rispettivamente del 18% e del 14%), presumibilmente perché possono essere esposti a pesticidi ed erbicidi.
Il ruolo di questi studi è molto rilevante perché ci sono talmente tanti dati in letteratura che non è facile per il ricercatore o per il clinico raggiungere una sintesi di tutto ciò che è stato pubblicato. Si aggiunga poi che i lavori di questo tipo sono molto costosi e richiedono anni di osservazione. «La nostra ricerca parte alle fine degli anni '90» racconta Pezzoli «in seguito a nostre osservazioni di casi di Parkinson e parkinsonismo in soggetti con una storia di massiccia esposizione ad idrocarburi solventi, prevalentemente avvenuti in ambienti di lavoro senza opportuna protezione. La Fondazione Grigioni sponsorizzò uno studio per valutare il ruolo di questi fattori tossici ambientali. I risultati vennero pubblicati nel 2000, sempre su Neurology, documentando che una storia di esposizione prolungata agli idrocarburi solventi è correlata ad un' anticipazione dell'insorgenza della malattia e a una maggiore gravità dei sintomi. Da allora, altri studi sono stati condotti e questo lavoro può essere considerato una conclusione definitiva delle indagini in merito al ruolo degli idrocarburi sul rischio d'insorgenza di malattia di Parkinson. È vero che molte di queste sostanze non sono più utilizzate nel mondo occidentale ma, vengono ancora usate massicciamente nei paesi poveri».
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