31 ottobre 2013
Aggiornamenti e focus
Davanti all'Antitrust due terapie per la maculopatia
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Il 27 novembre l'Antitrust potrebbe permettere a 100 mila i pazienti affetti da maculopatia senile, una malattia degenerativa che porta irrimediabilmente alla cecità e colpisce in Italia circa un milione di persone, di tornare a curarsi. In quella data infatti si esaminerà un esposto datato gennaio 2013 del presidente della Società oftalmologica italiana Matteo Piovella che denuncia come quei malati non hanno potuto avere accesso alla terapia perché troppo costosa e «che si è cercato di fare controinformazione per dimostrare la dannosità di un farmaco non specifico ma poco costoso, Avastin, usato nella cura della maculopatia, in favore di un altro, il Lucentis, enormemente più costoso e che ha fatto lievitare la spesa del Servizio sanitario nazionale».
Avastin costa 20 euro a iniezione (ne serve una al mese) mentre per il Lucentis (quello specifico certificato dall'Agenzia italiana del farmaco) bisogna moltiplicare per 60: costa 1.200 euro. Piovella nella documentazione presentata all'Antitrust parla «dell'evidenza scientifica dell'equivalenza dei due farmaci, l'efficacia e sicurezza di entrambi per la cura della maculopatia senile che in Italia colpisce un anziano su tre oltre i 75 anni di età».
Ora la decisione dell'Antitrust, a chiusura della sua istruttoria, di fissare l'udienza. Piovella sostiene che questa decisone significa che l'organo di garanzia ha stabilito la fondatezza dell'esposto: i due farmaci si equivalgono. Ci sono infatti studi internazionali che dimostrano l'efficacia e l'assenza di rischi specifici nell'uso intravitreale dell'Avastin, se adeguatamente frazionato e somministrato, terapia utilizzata normalmente da milioni di pazienti in tutto il mondo compresi gli Stati Uniti.
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