07 febbraio 2017
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150 milligrammi: il film sulla pneumologa paladina dei malati
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Ispirato alla storia vera di Irène Frachon e alla sua lotta coraggiosa contro il colosso farmaceutico produttore del Mediator, 150 milligrammi (La fille de Brest), con la regia di Emmanuelle Bercot, sarà al cinema da domani, mercoledì 8 febbraio, con Bim Distribuzione.
Nell'ospedale di Brest dove lavora, la pneumologa Irène Frachon scopre un legame diretto tra una serie di morti sospette e l'assunzione del Mediator, un farmaco anoressizzante camuffato da adiuvante glicometabolico per diabetici, a base di benfluorex, un principio attivo chimicamente simile alla norfenfluramina (una sostanza tossica del gruppo delle amfetamine), distribuito in Francia dal 1976 al 2009. Utilizzato soprattutto per il trattamento del "diabete dell'adulto", un tipo di diabete spesso associato all'obesità, il medicinale veniva prescritto anche a persone sovrappeso per favorire il dimagrimento.
Grazie alla battaglia condotta da Irène Franchon - che nel 2007 individua casi di malfunzionamento cardiaco presso pazienti che sono, o sono stati, esposti al benflourex -, il Mediator venne ritirato dal mercato francese nel 2009 dopo che si accertò che i rischi erano superiori ai benefici.
Un film di denuncia, di impegno sociale e professionale:una pagina di attualità, ma soprattutto il coraggio e la determinazione di una donna che, in nome dei suoi ideali e dell'etica professionale, sceglie di lottare contro i poteri forti, nonostante le numerose difficoltà, a tutela della giustizia e della salute delle persone.
Un'eroina, una "nuova Erin Brockovich" - come alcuni l'hanno definita - interpretata dalla brillante Sidse Babett Knudsen (attrice protagonista del film La Corte e della serie Westworld)affiancata da Benoît Magimel nel ruolo di un ricercatore dell'ospedale che decide di aiutarla in questa difficile battaglia.
«Mi sono subito resa conto che questa donna variopinta sarebbe potuta essere uno straordinario personaggio» racconta la regista Emmanuelle Bercot, parlando di Irène Frachon. «Raccontato da lei, con tutta la sua passione e tutta la sua emotività, il caso assumeva una dimensione completamente nuova. Non era più la storia del Mediator, ma la storia della lotta di questa donna straordinaria... se è riuscita a portare sino in fondo la sua battaglia, il merito sta nella sua immensa empatia nei confronti delle vittime e anche nella sua deontologia. Irène fa il medico unicamente per assistere e curare le persone, non è alla ricerca di potere e dunque non ha mai avuto paura di compromettersi» conclude la regista.
Una figura femminile forte, di esempio, preoccupata per i pazienti, che decide di denunciare nonostante la paura, grazie anche ad una splendida famiglia con cui condivide quegli ideali racchiusi nella frase di Einstein che Irène ama citare: «Il mondo è un posto pericoloso in cui vivere, non a causa di coloro che compiono azioni malvagie, ma a causa di coloro che stanno a guardare senza fare niente».
Ilaria Pedretti
Guarda il trailer:
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