17 luglio 2017
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Contapassi: gli smartphone svelano quanto ci muoviamo
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Il mondo è fatto di diseguaglianze: nel reddito, nei diritti, nelle risorse disponibili, ma anche nell'attività fisica. E proprio queste ultime differenze possono guidare le scelte di salute pubblica che puntano a ridurre la sedentarietà, stando a quanto si legge sulla rivista Nature dove sono stati recentemente pubblicati i dati del più ampio studio mai portato a termine sull'attività fisica e basato su informazioni raccolte dagli smartphone, ormai diffusissimi in tutto il mondo e dotati di "contapassi" che possono fornire una fotografia del livello di attività fisica del proprietario. «Ogni anno nel mondo oltre 5 milioni di persone muoiono a causa di problemi legati all'inattività» spiegano i ricercatori della Stanford university di Palo Alto, in California, autori della ricerca che si sono mossi alla ricerca di dati sui quali disegnare strategie di prevenzione e benessere.
Non solo messaggi, chiamate e ricerche in internet. Gli smartphone si sono rivelati decisamente utili ai ricercatori d'oltreoceano che grazie ai dati registrati dai telefonini hanno raccolto informazioni su 68 milioni di giorni di "passi contati" in oltre 717.500 persone in 111 paesi nel mondo. In realtà le analisi si sono concentrate "solo" su 46 nazioni per le quali erano disponibili dati relativi ad almeno 1.000 utilizzatori: in totale il 90 per cento dei partecipanti proveniva da 32 paesi ad alto reddito, mentre il restante 10 per cento da 14 paesi a reddito medio. «L'utilizzo di questa fonte di dati ci ha permesso di creare una popolazione di studio 1.000 volte più grande di quella di qualunque altro studio precedente sul movimento» spiega James Clark, professore di bioingegneria e direttore del Mobilize center di Stantford, un centro di eccellenza del Big Data 2 Knowledge, il programma nazionale statunitense per facilitare l'utilizzo di enormi quantità di dati in medicina. Assieme ai colleghi, Clarkha coinvolto nello studio persone che avevano scaricato la app Azumio Argus, un'applicazione gratuita che permette di tenere traccia dell'attività fisica e di altri comportamenti legati alla salute, e utilizzano un sistema in uso in economia per calcolare le diseguaglianze nel reddito, hanno calcolato le disuguaglianze nell'attività fisica anche all'interno di una stessa nazione.
I dati ottenuti dall'analisi hanno dimostrato che la salute di una nazione non è solo questione di quanto ci si muove in media, ma piuttosto di quale differenza si registra tra chi è attivo e chi è sedentario. «Queste diseguaglianze riescono a predire meglio la diffusione dell'obesità rispetto al volume medio di attività svolta» spiegano gli autori, ricordando che in media si sono registrati 5.000 passi al giorno, ma le diseguaglianze all'interno di alcune nazioni erano davvero enormi. Per esempio l'attività fisica media misurata dal contapassi si equivale in Messico e negli Stati Uniti, ma le disuguaglianze sono molto maggiori negli Usa, dove è maggiore anche il tasso di obesità. «Inoltre i paesi con maggiori disuguaglianze, come Stati Uniti o Arabia Saudita, vedono anche una maggiore proporzione di donne inattive» dice Clark che poi aggiunge: «Dove invece non ci sono diseguaglianze, come in Giappone, uomini e donne sono attivi a livelli simili». Come ridurre queste diseguaglianze? «Una soluzione potrebbe essere basata sulla creazione di città a portata di pedone» propongono gli autori che poi concludono: «Negli Usa, le città dove è più semplice muoversi a piedi sono anche quelle dove le diseguaglianze nell'attività fisica sono minori».
Fonte: Nature. 2017 Jul 10. doi: 10.1038/nature23018
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I telefonini danno una mano alla scienza medica
Non solo messaggi, chiamate e ricerche in internet. Gli smartphone si sono rivelati decisamente utili ai ricercatori d'oltreoceano che grazie ai dati registrati dai telefonini hanno raccolto informazioni su 68 milioni di giorni di "passi contati" in oltre 717.500 persone in 111 paesi nel mondo. In realtà le analisi si sono concentrate "solo" su 46 nazioni per le quali erano disponibili dati relativi ad almeno 1.000 utilizzatori: in totale il 90 per cento dei partecipanti proveniva da 32 paesi ad alto reddito, mentre il restante 10 per cento da 14 paesi a reddito medio. «L'utilizzo di questa fonte di dati ci ha permesso di creare una popolazione di studio 1.000 volte più grande di quella di qualunque altro studio precedente sul movimento» spiega James Clark, professore di bioingegneria e direttore del Mobilize center di Stantford, un centro di eccellenza del Big Data 2 Knowledge, il programma nazionale statunitense per facilitare l'utilizzo di enormi quantità di dati in medicina. Assieme ai colleghi, Clarkha coinvolto nello studio persone che avevano scaricato la app Azumio Argus, un'applicazione gratuita che permette di tenere traccia dell'attività fisica e di altri comportamenti legati alla salute, e utilizzano un sistema in uso in economia per calcolare le diseguaglianze nel reddito, hanno calcolato le disuguaglianze nell'attività fisica anche all'interno di una stessa nazione.
Maggiori le disuguaglianze, più alto il rischio di obesità
I dati ottenuti dall'analisi hanno dimostrato che la salute di una nazione non è solo questione di quanto ci si muove in media, ma piuttosto di quale differenza si registra tra chi è attivo e chi è sedentario. «Queste diseguaglianze riescono a predire meglio la diffusione dell'obesità rispetto al volume medio di attività svolta» spiegano gli autori, ricordando che in media si sono registrati 5.000 passi al giorno, ma le diseguaglianze all'interno di alcune nazioni erano davvero enormi. Per esempio l'attività fisica media misurata dal contapassi si equivale in Messico e negli Stati Uniti, ma le disuguaglianze sono molto maggiori negli Usa, dove è maggiore anche il tasso di obesità. «Inoltre i paesi con maggiori disuguaglianze, come Stati Uniti o Arabia Saudita, vedono anche una maggiore proporzione di donne inattive» dice Clark che poi aggiunge: «Dove invece non ci sono diseguaglianze, come in Giappone, uomini e donne sono attivi a livelli simili». Come ridurre queste diseguaglianze? «Una soluzione potrebbe essere basata sulla creazione di città a portata di pedone» propongono gli autori che poi concludono: «Negli Usa, le città dove è più semplice muoversi a piedi sono anche quelle dove le diseguaglianze nell'attività fisica sono minori».
Fonte: Nature. 2017 Jul 10. doi: 10.1038/nature23018
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