Bambini e sport: a ogni età la sua disciplina

21 luglio 2019
Interviste

Bambini e sport: a ogni età la sua disciplina



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Nel nostro paese i bambini fanno sempre meno attività fisica, passano molto tempo seduti sui banchi e nel tempo libero tendono a utilizzare videogiochi o a stare seduti in casa. Diventa quindi fondamentale sensibilizzare i più giovani al ruolo di primo piano che l'esercizio fisico può giocare per il loro futuro, non solo dal punto di vista fisico ma anche sociale. I giovani che praticano sport presentano per esempio meno abitudine al fumo, e la pratica di uno sport fa sì che ci sia molto contatto umano tra i ragazzi, mettendoli al riparo da un abuso di social network. L'offerta sportiva per i bambini, anche per i più piccoli, si è certamente ampliata negli ultimi anni, ma quali sono le attività più indicate per i bambini? E qual è l'età giusta per cominciare? Dica33 ne ha parlato con Attilio Turchetta, responsabile di Medicina dello sport all'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.

Dottor Turchetta, molte mamme si chiedono quali siano gli sport migliori per i bambini più piccoli.
«Per i bambini di tre, quattro, cinque anni, è necessario pensare non in termini di sport con accezioni particolari, ma di attività fisica e motoria, bisogna focalizzarsi sulla gioco-motricità, sullo sviluppo neuromotorio. Alcuni movimenti nello spazio, come accovacciarsi, lanciare, afferrare oggetti, sembrano semplici ma in realtà devono essere instradati. Per esempio la capovolta prima era una cosa che tutti sapevamo fare ma oggi i bambini hanno meno sollecitazione a muoversi nello spazio, ed è diventata una cosa rara da vedere. Viviamo in una società in cui abbiamo poco spazio a disposizione, una volta i bambini potevano giocare in cortili, strade, piazze, ma oggi questo non è più possibile. Il gioco spontaneo, basilare per l'equilibrio personale e sociale del bambino, è stato sostituito dall'attività fisica organizzata, per cui vanno bene quelle attività che assicurano una buona varietà di movimenti. Man mano che i piccoli crescono e sviluppano maggiori capacità motorie, si può passare al nuoto, all'atletica leggera, ma anche alle arti marziali, che hanno principi precisi e contribuiscono a sviluppare la coordinazione. Fino ai sette anni è meglio concentrarsi su queste attività generali».

E dopo i sette anni?
«Nei bambini più grandicelli, si può passare agli sport di squadra, che sono attività più coinvolgenti, contribuiscono a sviluppare una migliore socialità, e in cui è presente anche un'azione educativa. L'ideale sarebbe offrire una grande varietà di scelte, in modo che i bimbi cerchino quello che va meglio per loro. Ovviamente capisco che i genitori siano molto impegnati, e che ci sono scelte legate alla realtà logistica, per cui chi vive vicino al campo di calcio molto probabilmente manderà lì il proprio figlio. Verso i 10-12 anni ormai la strada è spianata e i bambini sanno già cosa preferiscono fare, per cui la scelta si sposta poi eventualmente sull'agonismo per certi sport. Un discorso a parte meritano il tennis, la scherma, il tiro con l'arco, che sono discipline più complesse, che richiedono capacità di utilizzare anche un oggetto oltre alla coordinazione, e, quindi, sono consigliate a bambini a partire dai nove anni in su. A proposito di tennis e scherma anche se si praticano con una specifica parte del corpo non si deve avere il timore di minare lo sviluppo armonico del fisico, perché sono accompagnati da specifici esercizi di compensazione».

E per quanto riguarda i bambini con malattie croniche? C'è per loro qualche sport più consigliato?
«Non c'è uno sport specifico da consigliare, anche in questo caso si possono seguire i desideri del bambino, ma sarà necessario evitare le attività pericolose per la specifica malattia, per esempio: un bambino con pace-maker dovrà evitare gli sport di contatto come tuffi, arti marziali, rugby, per evitare di esporre a traumi il dispositivo. Potrà invece praticare in sicurezza il tennis, sport nel quale gli atleti sono separati da una rete e non si prevedono contatti fisici».

Cosa devono cercare i genitori in una palestra?
«L'importante è che gli istruttori siano qualificati. Ci sono tanti bravissimi istruttori diplomati al vecchio Isef e al nuovo Iusm, alcuni sono anche specializzati per le attività con i bambini piccoli, e consiglio ai genitori di controllare che la struttura in cui iscrivono i loro bambini si serva di personale con questi titoli».

E per quanto riguarda la certificazione medica come è necessario muoversi?
«Il pediatra di famiglia e il medico di base, oltre al medico dello sport, possono rilasciare la certificazione per lo sport non agonistico. Solo il medico dello sport può invece rilasciare il certificato per chi pratica sport a livello agonistico».

Susanna Guzzetti



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