La prevenzione comincia già nel pancione
L’ambiente può cambiare l’attività dei tuoi geni
L'allergia è una malattia cronica che dipende dall'interazione tra genetica e ambiente: il bambino eredita da mamma e papà i geni che lo rendono più o meno "predisposto" a sviluppare una determinata allergia, tuttavia la malattia si manifesta quando un fattore esterno ambientale innesca una reazione. Sicuramente ci sono più fattori ambientali che provocano l'insorgenza delle malattie allergiche: l'inquinamento atmosferico, l'uso incontrollato di additivi alimentari, la presenza di residui di pesticidi e così via. Ciò che è stato scoperto è che questi fattori ambientali, in realtà, non solo innescano la reazione allergica nel soggetto predisposto, ma possono proprio modificare l'attività dei geni e rendere allergico anche chi, per natura, non sarebbe predisposto. L'epigenetica studia proprio questo, ovvero il modo in cui l'attività dei geni viene modificata. L'ambiente può modificare il modo in cui vengono sintetizzate le proteine nel nostro organismo. Sia il fenomeno atmosferico sia quello alimentare hanno indotto un aumento dell'incidenza delle allergie, soprattutto nei bambini che sono ancora incompleti dal punto di vista immunitario e quindi possono più facilmente andare incontro alla manifestazione clinica della malattia.
L’eczema atopico nel bambino
Secondo lo studio Isaac (International study of asthma and allergies in childhood) nel mondo un bambino su dieci soffre di dermatite atopica nelle prime fasi della vita. La dermatite atopica è un'infiammazione della pelle che causa intenso prurito e secchezza cutanea, una patologia cronica che in alcuni casi potrebbe essere scongiurata con l'assunzione di probiotici in gravidanza e durante l'allattamento e lo svezzamento. In particolare, la somministrazione alle mamme in gravidanza di alcuni ceppi di probiotici, come il Lactobacillus rhamnosus GG (LGG), abbassa del 9 per cento il rischio di eczema nei bambini; se l'assunzione prosegue durante allattamento e svezzamento la probabilità che il bimbo diventi eczematoso si riduce anche del 15 per cento. A consigliare l'utilizzo dei probiotici in gravidanza a questo scopo sono proprio gli specialisti del settore, le cui raccomandazioni sono riportate nelle linee guida della World allergy organization (Wao), che comprende 97 società scientifiche di allergologia e immunologia in tutto il mondo. «I probiotici inducono a sperare, per il futuro, in un ridotto sviluppo delle allergie nei bambini a rischio, perché la dermatite atopica è la porta d'ingresso nel mondo dell'allergia», commenta Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e coautore delle linee guida Wao.
Latte materno, la prevenzione naturale
Il latte materno è ricco di probiotici e la somministrazione di probiotici ai bambini ha una robusta evidenza scientifica di prevenzione delle malattie allergiche sia nei soggetti predisposti sia in quelli non predisposti.
Quando comincia il periodo dello svezzamento anche gli altri alimenti giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo di un'adeguata flora batterica nel bambino, per esempio le fibre. «Le fibre alimentari devono far parte integrante della dieta di tutti i bambini a partire dallo svezzamento», spiega Fiocchi. «Le fibre interagiscono utilmente con la flora microbica favorendo la formazione di probiotici utili che intervengono positivamente non solo nella motilità intestinale ma anche nell'assorbimento dei nutrienti e anche nella risposta immunitaria». L'alimentazione del bambino nei primi anni di vita dovrà poi essere povera di zuccheri semplici, povera di sale, e scarsa in proteine.
Attenzione agli ambienti troppo sterili
Le nascite in ambienti molto sterili, la mania di disinfettare tutto specialmente in età precoce, oltre che l'uso di antibiotici che uccidono tutti i batteri, cattivi o buoni che siano, fa parte di una serie di comportamenti che hanno portato l'intestino dei nostri bambini a essere molto più povero di specie batteriche di quanto fosse quello dei loro nonni. «Un intestino poco colonizzato da specie buone sottopone il bambino a un maggior rischio di aggressioni esterne», ricorda Fiocchi. «Bisogna riuscire a distinguere i microorganismi dei quali dobbiamo preoccuparci e dei quali no».
Taglio cesareo e parto naturale
Ci sono studi che documentano un aumentato rischio di malattie allergiche nei bimbi nati da taglio cesareo rispetto a quelli nati da parto naturale, a parità di condizioni genetiche. Alla radice di questi fenomeni motivazioni dirette e indirette, a partire dal passaggio del bimbo attraverso il canale del parto, fino ad arrivare alla variazione della composizione del latte materno. «I microorganismi presenti nel latte della madre che ha partorito in modo naturale sono diversi da quelli presenti nel latte di una madre che ha fatto il taglio cesareo», spiega Fiocchi. «Il travaglio è importante per tutte le modificazioni immunologiche, chimiche e biochimiche che avvengono sia nella mamma sia nel bambino. Questo impatta sul rischio di sviluppare allergie che è maggiore nei bimbi nati da parto cesareo». Tuttavia, il punto non è solo l'alimentazione. Il passaggio attraverso il canale del parto è altrettanto importante: quando il neonato passa attraverso le cellule che sono site nel colon, che ha una superficie variabile da 250 a 400 mq, viene a contatto con milioni di microorganismi, ed è proprio questo passaggio che contribuisce alla formazione consistente del microbiota, ovvero l'insieme dei microorganismi che colonizzano l'intestino. «Il travaglio è un elemento fondamentale per la formazione del microbiota», sottolinea Fiocchi.
Attilia Burke
Fonte: Farmamagazine
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