15 febbraio 2019
Aggiornamenti e focus, Speciale Bocca sana
Interventi odontoiatrici e paziente cardiopatico
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Il paziente cardiopatico può essere oggi trattato nell'ambulatorio odontoiatrico con relativa tranquillità a patto di seguire norme elementari di protezione. Molti pazienti anziani sono cardiopatici, alcuni hanno avuto o hanno solo leggere disfunzioni, altri invece hanno problematiche più serie e, pertanto, un'indagine con il medico curante deve essere sempre fatta.
Le principali problematiche sono quelle legate a pregressi interventi per patologie coronariche (infarti o angine) che si traducono in un regime di protezione per modificare il processo di coagulazione. Solitamente queste misure sono di media intensità, devono essere segnalate ma non compromettono l'esecuzione di normali prassi dontoiatriche, anche piccoli interventi per estrazioni. Non bisogna mai far sospendere l'uso dei farmaci ai pazienti perché i rischi che si correrebbero sarebbero ben superiori a quelli che in realtà si affrontano in queste situazioni.
Non è indicato, per esempio, eseguire interventi odontoiatrici nei sei mesi successivi a un infarto o a un intervento di angioplastica; lo stesso si può affermare per le situazioni in cui sono coinvolte le valvole cardiache.
Riguardo alle valvole, solitamente, un regime di profilassi antibiotica deve essere osservato ogni volta che si va dal dentista, particolarmente per le manovre di igiene orale. Queste sono tra le operazioni odontostomatologiche che comportano un'elevata batteriemia (aumento dei batteri circolanti nel sangue) quindi assai rischiose per i pazienti che abbiano protesi valvolari.
Da queste semplici note informative si può facilmente capire quanto attenta debba essere la disamina delle problematiche cardiache per giudicare se il paziente si un cardiopatico lieve o grave e, come tale, meriti delle attenzioni minimali, ma egualmente scrupolose, oppure debba essere indirizzato a strutture protette ove queste cure possano essere effettuate con le dovute sorveglianze cardiologiche.
A cura di:
Professor Massimo Gagliani
Professore Associato di Malattie Odontostomatologiche presso l'Università degli Studi di Milano
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Paziente cardiopatico e patologie coronariche
Le principali problematiche sono quelle legate a pregressi interventi per patologie coronariche (infarti o angine) che si traducono in un regime di protezione per modificare il processo di coagulazione. Solitamente queste misure sono di media intensità, devono essere segnalate ma non compromettono l'esecuzione di normali prassi dontoiatriche, anche piccoli interventi per estrazioni. Non bisogna mai far sospendere l'uso dei farmaci ai pazienti perché i rischi che si correrebbero sarebbero ben superiori a quelli che in realtà si affrontano in queste situazioni.
Non è indicato, per esempio, eseguire interventi odontoiatrici nei sei mesi successivi a un infarto o a un intervento di angioplastica; lo stesso si può affermare per le situazioni in cui sono coinvolte le valvole cardiache.
Paziente cardiopatico e protesi valvolari
Riguardo alle valvole, solitamente, un regime di profilassi antibiotica deve essere osservato ogni volta che si va dal dentista, particolarmente per le manovre di igiene orale. Queste sono tra le operazioni odontostomatologiche che comportano un'elevata batteriemia (aumento dei batteri circolanti nel sangue) quindi assai rischiose per i pazienti che abbiano protesi valvolari.
Da queste semplici note informative si può facilmente capire quanto attenta debba essere la disamina delle problematiche cardiache per giudicare se il paziente si un cardiopatico lieve o grave e, come tale, meriti delle attenzioni minimali, ma egualmente scrupolose, oppure debba essere indirizzato a strutture protette ove queste cure possano essere effettuate con le dovute sorveglianze cardiologiche.
A cura di:
Professor Massimo Gagliani
Professore Associato di Malattie Odontostomatologiche presso l'Università degli Studi di Milano
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