Aids, un passo avanti nella cura con il vaccino terapeutico

22 marzo 2019
Aggiornamenti e focus

Aids, un passo avanti nella cura con il vaccino terapeutico



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Si chiama TaT ed è un vaccino terapeutico in grado di agire sul virus dell'HIV. Frutto della ricerca italiana, TaT apre nuove prospettive nella cura dell'Aids e nella gestione a lungo termine dei pazienti.  Non si tratta di un vaccino per prevenire l'infezione, ma per attaccare la parte di virus che sfugge all'efficacia dei farmaci antiretrovirali.

Curare l’Aids oggi


Oggi, grazie ai farmaci antiretrovirali, una persona sieropositiva ha la stessa aspettativa di vita di una non infettata dal virus. Va ricordato infatti che essere positivi al virus HIV non è sinonimo di immediata malattia. Anni di ricerca hanno portato questi farmaci, che devono essere somministrati precocemente, a essere efficaci nel bloccare i meccanismi di replicazione del virus.

Ancora oggi però non è possibile la sua completa eradicazione. Esiste infatti una parte di virus, detta virus latente, che sfugge al controllo dei farmaci, "nascondendosi" all'interno delle cellule dove resta silente, ma pronto a riattivarsi anche a distanza di anni. Una sorta di serbatoio virale invisibile ai farmaci e al sistema immunitario.


Obiettivo: eradicazione del virus HIV


Il vaccino è stato sviluppato a metà degli  anni '90. In seguito è stato testato su 92 individui sieropositivi e in cura con antiretrovirali, seguiti poi per otto anni. La ricerca, condotta dal Centro nazionale per la ricerca su Hiv/Aids dell'Istituto Superiore di Sanità, ha coinvolto otto centri italiani (Ospedale San Raffaele di Milano, Ospedale L. Sacco di Milano, Ospedale San Gerardo di Monza, Ospedale Universitario di Ferrara, Policlinico di Modena, Ospedale S.M. Annunziata di Firenze, Istituto San Gallicano - Istituti Fisioterapici Ospitalieri di Roma, Policlinico Universitario di Bari).

I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers of Immunology e dimostrano l'efficacia di TaT nel ridurre la quantità di virus latente più velocemente di quanto sia possibile con i soli farmaci attualmente in uso, e di ridurre il serbatoio virale del 90%.

Si tratta di un risultato molto promettente grazie al quale sarà probabilmente possibile ridurre la somministrazione di  farmaci antiretrovirali, con un miglioramento della qualità della vita e meno effetti collaterali.

Il passo successivo sarà sperimentare il vaccino terapeutico su un numero più ampio di persone, e testare la possibile sospensione dei farmaci antiretrovirali.


Stefania Cifani



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