15 maggio 2012
Aggiornamenti e focus, Speciale HIV
Aids, sì Fda a pillola preventiva. In Italia si apre il dibattito
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Fa discutere il sì espresso da un panel di esperti statunitensi in rappresentanza dell'Fda sull'utilizzo della prima pillola in grado di prevenire l'infezione da Hiv in soggetti sani. Il farmaco, in realtà due principi attivi tenofovir ed emtricitabina combinati assieme in un'unica compressa, è già in uso come trattamento per l'Hiv, ma non per la prevenzione e secondo le nuove indicazioni statunitensi sarebbe destinata a soggetti sani ad alto rischio, come omosessuali o partner di persone sieropositive. Secondo lo studio internazionale condotto in sei paesi e i cui risultati sono stati pubblicati nel 2010 sulla rivista The New England Journal of Medicine, l'utilizzo del farmaco a fini preventivi ha, infatti, dimostrato un minore rischio del 44-73% di contrarre l'infezione. «Penso» ha detto alla Bbc Robert Grant, del Gladstone Institutes of Virology and Immunology di San Francisco «che siamo nell'era che vedrà la fine dell'epidemia mondiale di Aids». Più cauti gli esperti italiani e se Stefano Vella, direttore del Dipartimento del farmaco dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), parla «di un'arma di prevenzione in più per le categorie altamente a rischio che non può essere considerata una soluzione», Mauro Moroni, vicepresidente di Anlaids sottolinea come «il profilattico possa svolgere la stessa azione preventiva sulle categorie a rischio, senza possibili effetti collaterali e senza costi enormi per l'Ssn e per i pazienti». Oggi negli Usa il trattamento con il farmaco costa da 11mila a 14 mila dollari l'anno, un costo da considerare, se il farmaco anche in Europa avesse un'indicazione di questo tipo, con il rischio che fondi siano distolti da opzioni terapeutiche che presentano una maggiore convenienza in termini di rapporto costi-benefici. Altri timori riguardano la possibilità che si sviluppino varianti del virus Hiv resistenti al farmaco «L'uso preventivo a vita di questo farmaco» secondo l'immunologo Ferdinando Aiuti «potrebbe portare a problemi di tossicità cumulativa, a un'inevitabile insorgenza di resistenze e quindi successiva inefficacia del farmaco stesso nei confronti del virus Hiv».
Marco Malagutti
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