Contro la fibrillazione atriale si deve puntare anche sullo stile di vita sano

14 gennaio 2015
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Contro la fibrillazione atriale si deve puntare anche sullo stile di vita sano



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Ablazione transcatetere e farmaci anti-aritmici sono molto importanti, ma per tenere a bada i problemi di ritmo cardiaco tipici della fibrillazione atriale, anche dopo l'intervento è fondamentale agire sui fattori di rischio della malattia. Lo sostiene un gruppo di ricercatori guidati da Rajeev K. Pathak, cardiologo ed elettrofisiologo dell'Università di Adelaide in Australia, in uno studio da poco pubblicato sulla rivista Journal of american college of cardiology.

«La fibrillazione atriale è la principale causa di anomalie del ritmo cardiaco e si lega a un aumento del rischio di demenza, ictus e decesso» spiega l'autore che assieme ai suoi colleghi ha valutato quanto il controllo e la gestione dei fattori di rischio del disturbo possano migliorare i risultati ottenuti con l'intervento mini-invasivo di ablazione transcatetere, nel quale una parte di tessuto cardiaco - quella che causa il problemi di ritmo - viene "bruciata".

Per raggiungere l'obiettivo, i ricercatori hanno coinvolto nello studio 281 pazienti sottoposti ad ablazione transcatetere per fibrillazione atriale e a 149 di loro, quelli che presentavano un eccesso di peso e almeno un fattore di rischio cardiaco, hanno offerto di seguire un programma aggressivo di gestione dei fattori di rischio sviluppato sulla base delle linee guida della dell'American heart association/American college of cardiology.
«In totale, 61 pazienti hanno scelto di seguire il programma e gli altri 88 sono stati inseriti nel gruppo controllo» dice Pathak, che poi descrive i fattori sui quali agisce il programma: sovrappeso, pressione alta, alti livelli di colesterolo e lipidi nel sangue, problemi di respirazione, fumo e alcol. «Abbiamo osservato che la frequenza, la durata e i sintomi della fibrillazione atriale si sono ridotti di più nei pazienti che hanno modificato il loro stile di vita seguendo il programma proposto» spiega il cardiologo, che sottolinea come una buona gestione dei fattori di rischio della fibrillazione atriale aumenti la probabilità di restare senza sintomi dopo l'intervento di ablazione.

«Questi dati sottolineano quanto sia importante non basarsi solo sui trattamenti clinici come l'ablazione, ma prendere sempre in considerazione anche i programmi che agiscono sui fattori di rischio che si possono modificare, come per esempio quelli legati allo stile di vita» conclude Pathak.



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