15 aprile 2022
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Candida, dal mirto effetto antimicrobico
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Myrtus communis L. è un arbusto aromatico perenne sempreverde della famiglia delle Myrtaceae che cresce spontaneamente nella macchia mediterranea. Ampiamente citato nella mitologia greca se ne ha testimonianza anche in uno dei testi più antichi mai trovati sulla terra: "L'epopea di Gilgameš", risalente a 4500 anni fa. Nei testi di medicina dell'antico Egitto il mirto è considerato un buon rimedio per alcuni disturbi urinari, per i dolori in genere, i bruciori di stomaco e il gonfiore addominale, oltre che per la rigidità articolare e la tosse. Dioscoride lo prescriveva vantandone proprietà astringenti, per curare le "lamentele respiratorie", per problemi mestruali, per i morsi di ragni velenosi e scorpioni e molto altro, compreso il succo delle bacche cotte mescolate con vino per infiammazioni intestinali.
Oltre al suo uso tradizionale possiede diverse attività biologiche e farmacologiche come quelle antimicrobiche, antiossidanti, anti-leishmania, antinfiammatorie, antidiabetiche, antimicrobiche e protettive sulla fibrosi polmonare. Oggi il mirto è una pianta medicinale che svolge un ruolo essenziale nel trattamento delle infezioni fungine.
La Candida albicans è una delle infezioni fungine opportunistiche più comuni; ha una distribuzione mondiale ed è un fungo endogeno. Un recentissimo studio esamina le proprietà antimicotiche di diverse frazioni dell'estratto delle foglie contro C. albicans (sensibile e resistente alla nistatina). Le foglie contengono tannini, flavonoidi come quercetina e catechina nonché derivati della miricetina e delle cumarine, mirtocommulone A e B, semimirtocommulone, ellagitannini, acidi caffeici, gallici ed ellagici. L'estratto con cloroformio ha mostrato una buona attività contro C. albicans sensibile e resistente alla nistatina, allo stesso modo la frazione di acetato di etile ha mostrato la maggiore MIC.
In alcuni studi è stata riportata una notevole sinergia dei fitocostituenti, l'effetto biologico e farmacologico dell'estratto totale sembra in alcuni casi più efficace dei componenti presi singolarmente. Al contrario, i risultati di questo studio indicano che le frazioni degli estratti di mirto hanno maggiore attività anti-candida rispetto all'estratto totale.
Quindi, conclude lo studio, l'isolamento delle sostanze potrebbe condurre a costituenti attivi con effetti inibitori maggiori rispetto all'estratto totale che usufruisce della potenza dell'intero fitocomplesso: per la prima volta viene cercata l'attività anticandida in vitro in estratti di etere di petrolio e cloroformio di foglie di M. comunis. I risultati hanno rivelato che entrambe le frazioni hanno mostrato effetti antimicotici maggiori rispetto all'estratto totale contro ceppi sia sensibili che resistenti di C. albicans.
Lo studio conclude che i composti antimicotici attivi della pianta appartengono a un gruppo specifico di metaboliti che, in base al tipo di solvente, hanno natura flavonoidica, sono probabilmente della categoria dei terpenoidi e non sono polari. Già da secoli si conosce l'effetto antimicrobico delle foglie di mirto, si auspicano dunque altri studi affinché gli usi tradizionali possano trovare conferma nell'uso clinico.
Fabio Milardo
Fonte: Farmacista33
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L'estratto ha buona attività contro C. albicans sensibile e resistente
Oltre al suo uso tradizionale possiede diverse attività biologiche e farmacologiche come quelle antimicrobiche, antiossidanti, anti-leishmania, antinfiammatorie, antidiabetiche, antimicrobiche e protettive sulla fibrosi polmonare. Oggi il mirto è una pianta medicinale che svolge un ruolo essenziale nel trattamento delle infezioni fungine.
La Candida albicans è una delle infezioni fungine opportunistiche più comuni; ha una distribuzione mondiale ed è un fungo endogeno. Un recentissimo studio esamina le proprietà antimicotiche di diverse frazioni dell'estratto delle foglie contro C. albicans (sensibile e resistente alla nistatina). Le foglie contengono tannini, flavonoidi come quercetina e catechina nonché derivati della miricetina e delle cumarine, mirtocommulone A e B, semimirtocommulone, ellagitannini, acidi caffeici, gallici ed ellagici. L'estratto con cloroformio ha mostrato una buona attività contro C. albicans sensibile e resistente alla nistatina, allo stesso modo la frazione di acetato di etile ha mostrato la maggiore MIC.
Frazioni degli estratti vs estratto totale
In alcuni studi è stata riportata una notevole sinergia dei fitocostituenti, l'effetto biologico e farmacologico dell'estratto totale sembra in alcuni casi più efficace dei componenti presi singolarmente. Al contrario, i risultati di questo studio indicano che le frazioni degli estratti di mirto hanno maggiore attività anti-candida rispetto all'estratto totale.
Quindi, conclude lo studio, l'isolamento delle sostanze potrebbe condurre a costituenti attivi con effetti inibitori maggiori rispetto all'estratto totale che usufruisce della potenza dell'intero fitocomplesso: per la prima volta viene cercata l'attività anticandida in vitro in estratti di etere di petrolio e cloroformio di foglie di M. comunis. I risultati hanno rivelato che entrambe le frazioni hanno mostrato effetti antimicotici maggiori rispetto all'estratto totale contro ceppi sia sensibili che resistenti di C. albicans.
Lo studio conclude che i composti antimicotici attivi della pianta appartengono a un gruppo specifico di metaboliti che, in base al tipo di solvente, hanno natura flavonoidica, sono probabilmente della categoria dei terpenoidi e non sono polari. Già da secoli si conosce l'effetto antimicrobico delle foglie di mirto, si auspicano dunque altri studi affinché gli usi tradizionali possano trovare conferma nell'uso clinico.
Fabio Milardo
Fonte: Farmacista33
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- Heliyon
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