28 settembre 2022
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Alzheimer e Parkinson: le infezioni sono un fattore scatenante?
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Le infezioni trattate con cure ospedaliere specialistiche nella prima e nella mezza età sono associate a un successivo aumento del rischio di Alzheimer e Parkinson, ma non di sclerosi laterale amiotrofica (SLA), secondo un nuovo studio pubblicato su PLOS Medicine. «Studi sperimentali sugli animali hanno suggerito che l'infezione giochi un ruolo nello sviluppo di alcune malattie neurodegenerative, ma le prove nell'uomo sono limitate» spiega Jiangwei Sun, del Karolinska Institutet, in Svezia, che ha diretto il gruppo di lavoro.
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I ricercatori hanno utilizzato dati relativi a persone con diagnosi di Alzheimer, Parkinson o SLA dal 1970 al 2016 in Svezia, oltre a cinque controlli abbinati, identificati dal registro nazionale dei pazienti svedese. L'analisi ha incluso 291.941 casi di Alzheimer, 103.919 casi di Parkinson e 10.161 casi di SLA.
Ebbene, un'infezione trattata in ospedale cinque o più anni prima della diagnosi è risultata associata a un rischio maggiore del 16% di sviluppare l'Alzheimer e del 4% di sviluppare il Parkinson, e rischi simili sono stati osservati per infezioni batteriche, virali e di altro tipo, e per diversi siti di infezione.
Il rischio più alto di malattia è stato osservato nelle persone con infezioni multiple trattate in ospedale prima dei 40 anni, nei quali si è riscontrato più del doppio del rischio di sviluppare l'Alzheimer. Nessuna associazione è stata osservata per la SLA, indipendentemente dall'età alla diagnosi. Secondo gli autori, i risultati suggeriscono che gli eventi infettivi possano essere un fattore scatenante o un amplificatore di un processo patologico preesistente, che porta all'insorgenza clinica di malattie neurodegenerative in età relativamente precoce.
Data la natura osservazionale dello studio, questi risultati non possono mostrare formalmente un nesso di causalità. «Tuttavia, riteniamo che le infezioni trattate in ospedale, specialmente nella prima e nella mezza età, siano associate a un aumentato rischio di malattia di Alzheimer e di morbo di Parkinson, principalmente tra i casi diagnosticati prima dei 60 anni» concludono i ricercatori.
fonte: Doctor33
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