“Non Male!”. L’informazione che dà sollievo

05 giugno 2024
Aggiornamenti e focus, Video

“Non Male!”. L’informazione che dà sollievo



Tags:

Al Policlinico Tor Vergata di Roma, l'evento realizzato da Edra per promuovere il confronto fra pazienti ed esperti sulle terapie del dolore e sfatare le fake news


Credere che il dolore cronico sia un fardello necessario per chi è malato, è una convinzione diffusa, nonostante esistano terapie efficaci, in grado di alleviare le sofferenze. Oltre all'idea che patire faccia parte della malattia, a remare contro il benessere dei pazienti, ci sono anche le false credenze, come il rischio della dipendenza da farmaci quali il Fentanyl. Per informare e sensibilizzare sulle possibilità offerte dai trattamenti, al Policlinico Tor Vergata di Roma è stato dedicato un incontro, nell'ambito della campagna "Non Male!", realizzata da Edra con il supporto non condizionato di Molteni. L'evento, moderato da Elisabetta Chinè, anestesista dell'unità di Terapia Antalgica del Tor Vergata, ha permesso a clinici, esperti e pazienti della struttura di confrontarsi sulle necessità quotidiane.

Una legge a difesa del diritto


"Soffrire non è necessario", come suggerisce lo slogan della campagna. Anzi, accedere alle terapie per alleviare il dolore è un diritto riconosciuto in Italia dalla legge numero 38 del 2010. Nonostante la norma sia stata considerata innovativa al momento della sua approvazione e venga tuttora apprezzata a livello internazionale, non tutti i pazienti che potrebbero richiedere le terapie la conoscono. Eppure la popolazione non è immune alla sofferenza: secondo il 1° Rapporto effettuato dal Censis insieme a Grünenthal, pubblicato a dicembre dello scorso anno, il 19,7% degli italiani maggiorenni (circa 10 milioni di persone) riferisce di soffrire un dolore cronico medio-severo che ha un'influenza sulla qualità della vita. In più, in base alla stessa rilevazione, i costi sociali collegati a mancate cure adeguate ammontano a 62 miliardi di euro l'anno.

La presa in carico


"Il dolore di cui parliamo - spiega la dottoressa Roberta Carpenedo, direttore facente funzioni dell'unità di Terapia Antalgica presso il Tor Vergata - è cronico, costante, supera i tre mesi di incidenza e ha un impatto rilevante sulla qualità di vita del paziente. È importante capire che si può intervenire attraverso la presa in carico del paziente, con l'obiettivo di migliorare la funzionalità attraverso i percorsi multidisciplinari e le terapie multimodali. Un terapista del dolore - prosegue - compie una anamnesi del paziente, perché non tutti i dolori sono uguali, lavorando in un team multidisciplinare. La carta vincente - sottolinea - è la terapia multimodale, in cui la presa in carico del paziente è a 360 gradi".





Rischio abbandono delle cure

Uno degli ambiti della medicina in cui il tema del dolore è frequente, è l'oncologia. "Un paziente su due - afferma Giulia Nazzicone, oncologa palliativista presso l'unità di Oncologia dell'Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma - riferisce di soffrire dolore. Alle volte, è proprio il dolore il campanello d'allarme che spinge a compiere gli accertamenti e a giungere alla diagnosi di tumore". La sofferenza causata a volte dal trattamento oncologico è una delle ragioni per cui i pazienti abbandonano le cure: "per noi oncologi - sottolinea - è prioritario intervenire, attraverso la scelta dei farmaci e l'analisi dell'andamento del dolore durante la giornata". Spesso i pazienti, quando ricevono la diagnosi e al contempo una terapia per alleviare il dolore temono di essere terminali mentre "è essenziale - precisa la dottoressa Nazzicone - trattare il sintomo sin dall'inizio perché ciò consente di gestire al meglio la terapia".





Falsi miti

A differenza dei luoghi comuni, la possibilità di cadere nella dipendenza dai farmaci oppiacei utilizzati nella terapia del dolore non esiste. "Il rischio - commenta l'oncologa - subentra solo quando l'uso delle sostanze è illecito. Anche nella sospensione, è lo specialista a ridurre con gradualità la terapia, in modo da non generare alcun rischio per il paziente".

La gratificazione, data in genere dal consumo di droghe, nel caso delle terapie, non avviene per una motivazione fisiopatolologica: "il dolore - spiega la dottoressa Carpenedo - blocca la sensazione di benessere prodotta dalla droga. La scarsa aderenza, invece, che può registrarsi dei trattamenti di sollievo, è da riferirsi agli effetti collaterali provocati a volte da questi farmaci, quali la costipazione o la minore attività cognitiva. Sono tuttavia effetti collaterali però che, una volta cambiato il dosaggio, scompaiono".



Tipologie di dolore

Il medico di medicina generale gioca un ruolo cardine nell'indirizzare e aiutare il paziente che lamenta dolore. "Siamo - commenta Renato Fanelli, medico di medicina generale - la prima figura sul territorio a cui la persona si rivolge". Il medico però deve essere in grado di ascoltare e di riconoscere le tipologie: c'è il dolore di tipo nocicettivo, che coinvolge i recettori del dolore, e quello neuropatico che interessa i nervi e il sistema nervoso centrale. "Compito del medico - spiega Fanelli - è tipizzare il dolore che sottende a una patologia, procedere agli accertamenti e confrontarsi con lo specialista. Ai pazienti dico sempre di non fare automedicazione ma di rivolgersi al farmacista e al medico".





Poche risposte

Soffrire di dolore cronico ha un forte impatto sulla qualità della vita sociale ed emotiva della persona. A questa condizione, c'è l'aggravio del mancato o scarso ascolto da parte dei clinici: "spesso - racconta Tiziana Nicoletti, responsabile coordinamento nazionale associazioni dei malati cronici e rari Cittadinanzattiva - i pazienti ci dicono che solo il fatto di essere ascoltati li faccia sentire meglio. Ognuno di noi è diverso e ognuno ha una percezione del dolore differente. Per questo - osserva - la presa in cura della persona dovrebbe essere necessaria. Come Cittadinanzattiva, in una recente indagine, abbiamo scoperto che su 1500 cittadini solo il 29% conosceva la legge sulla terapia del dolore. Se invece il cittadino è formato, sa che curare il dolore è un diritto che può richiedere".





Maria Elisabetta Gramolini



Salute oggi:

...e inoltre su Dica33:
Ultimi articoli
Seguici su:

Seguici su FacebookSeguici su YoutubeSeguici su Instagram
Farmacista33Doctor33Odontoiatria33Codifa