Granchio blu: una specie aliena come risorsa alimentare
Il granchio blu atlantico (Callinectes sapidus), specie cosiddetta aliena per il territorio europeo, è stata ormai introdotta al di fuori del suo areale naturale di distribuzione. La sua capacità di adattamento all'ambiente, l'elevata fecondità e capacità di dispersione, le grandi dimensioni e il comportamento aggressivo lo rendono una specie ad alto potenziale invasivo, che recentemente ha provocato importanti impatti negativi ai settori della pesca e dell'acquacoltura italiana. Per questo motivo un progetto congiunto dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IzsVe) e del Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf) punta a valorizzarlo come una nuova risorsa alimentare.
La situazione
A partire dall'estate del 2023, le attività di venericoltura delle zone del Delta del Po sono state compromesse dall'aumento consistente del granchio blu atlantico e dalla sua attività di predazione nei confronti di molluschi bivalvi fossori, causando ingenti perdite nell'allevamento delle vongole veraci filippine (Ruditapes philippinarum) e il quasi totale blocco di un settore in cui l'Italia vanta il primato europeo. In questo contesto il Masaf ha deciso di avviare delle attività di studio per la valutazione di strategie di contenimento, raccolta e immissione sul mercato del crostaceo alieno. Infatti, se da un lato la presenza di questa specie rappresenta una grave minaccia per la molluschicoltura italiana, dall'altra, almeno fino a quando non verrà ripristinato un equilibrio tra popolazione di molluschi e granchio blu, è una potenziale risorsa proteica da poter sfruttare ai fini alimentari, sia per consumo umano che come materia prima per la produzione di farine ad uso zootecnico, per l'industria del pet food o per l'estrazione di chitina/chitosano.
Il progetto IzsVe-Masaf
Nasce così, grazie all'accordo di collaborazione tra Masaf e IzsVe, il Progetto di ricerca per la valorizzazione della specie alloctona invasiva Callinectes sapidus (Granchio blu) nelle aree marine costiere e di transizione del Nord Adriatico. Responsabile del progetto è il dott. Tobia Pretto, medico veterinario del Centro specialistico ittico (Csi), mentre il coordinatore scientifico è il dott. Amedeo Manfrin, medico veterinario a capo del Laboratorio di riferimento nazionale per le malattie dei crostacei, entrambi presso l'IzsVe. Nello specifico, verranno prelevati individui provenienti dalle principali aree lagunari del Veneto, Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia, in particolare: Grado, Marano Lagunare, Caorle, Laguna di Venezia, Laguna di Scardovari, Goro e Cervia.
Laguna di Scardovari, Goro e Cervia.
L'Istituto valuterà:
la sicurezza igienico-sanitaria del granchio blu, in relazione al possibile accumulo nella muscolatura edibile e nelle carni brune di metalli pesanti, contaminanti organici, composti clorurati PCB indicatori, diossine e PCB-CL.
lo stato di salute delle popolazioni, ricercando la presenza di specifici patogeni del granchio blu, tra i quali il parassita dinoflagellato Hematodinium sp. responsabile della bitter crab disease, principale causa di collasso della popolazione di granchi blu nell'areale di provenienza (coste occidentali dell'oceano Atlantico).
fonte: Veterinaria33
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