19 febbraio 2016
Aggiornamenti e focus
Barba e baffi: una nuova fabbrica di antibiotici
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Altro che poco igienica! La barba potrebbe rappresentare una nuova risorsa per la salute umana, aiutando medici e ricercatori a identificare e produrre nuove molecole capaci di superare la resistenza agli antibiotici oggi disponibili.
«Il problema dei batteri che sviluppano resistenza agli antibiotici è di primaria importanza per la salute pubblica» spiega Adam Roberts, microbiologo all'University College di Londra ricordando che questa resistenza è legata in parte all'uso eccessivo e non corretto degli antibiotici stessi e al fatto che ormai risulta difficile trovare nuove molecole efficaci contro i batteri che sono diventati resistenti.
Da qui l'interesse del ricercatore verso nuove vie per scoprire farmaci capaci di contrastare la farmaco-resistenza che lo ha portato anche ad analizzare le comunità batteriche presenti nella barba di 20 uomini incontrati nelle strade di Londra. «Grazie a semplici tamponi abbiamo raccolto campioni di batteri che "abitavano" la barba degli uomini coinvolti nella ricerca e poi li abbiamo fatti crescere in laboratorio» spiega Roberts che ha condotto lo studio per lo show della Bbc Trust me, I'm a Doctor ed è riuscito così a ottenere oltre 100 ceppi diversi di batteri. «Nella maggior parte dei casi si trattava di batteri della pelle, ma abbiamo riscontrato anche la presenza di batteri intestinali» affermano i ricercatori, tranquillizzando poi gli uomini che si portavano in giro inconsapevolmente tutti questi ospiti: «Non si tratta di batteri pericolosi per la salute».
Il dato più interessante arriva però dalla seconda fase dell'esperimento, nella quale Roberts e colleghi hanno cercato di far crescere assieme i batteri trovati nella barba e alcuni ceppi batterici considerati indicatori di resistenza. «Circa un quarto dei batteri delle barbe riuscivano ad uccidere questi ceppi indicatori» riferisce l'autore precisando che probabilmente queste capacità sono legate al fatto che la barba è un ambiente molto "competitivo" e per vivere lì i batteri devono affilare le armi. «Questi risultati sono interessanti, ma ancora molto lontani dalla clinica e ci vorranno anni prima di poter isolare un nuovo antibiotico partendo dai batteri presenti nella barba» conclude il microbiologo, che con il suo team si sta ora dedicando a capire nel dettaglio quali sono le sostanze killer prodotte dai batteri ritrovati tra i peli delle barbe.
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