22 agosto 2016
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Amore straniero… quando diventa una necessità dell’inconscio
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Uomini che scelgono partner straniere convinti che solo con loro possano conoscere la felicità: come mai accade? C'è una ragione psicologica dietro a questa scelta tipicamente maschile? Senza tentare di definire il concetto di innamoramento, difficilmente arginabile, tentiamo però di analizzare i casi in cui "l'amore straniero" diventa una necessità dell'inconscio. Leggendo un articolo apparso su L'Indro a firma di Elio Sena, specialista in neurologia e in psichiatria e psicoterapeuta di formazione freudiana, abbiamo voluto esaminare meglio questo tema.
A proposito di relazioni interpersonali: «Per mantenere un buon rapporto e per approfondirlo è necessario che si parli la stessa lingua: la comprensione è alla base di ogni rapporto di vita», si legge nell'articolo, alla base di ogni relazione, soprattutto di quelle sentimentali. Non a caso «esiste l'adagio "Moglie e buoi dei paesi tuoi"». Tuttavia oggi, nell'epoca delle grandi migrazioni e dello scambio culturale - spesso anche forzato - che è all'ordine del giorno, ci sono tanti uomini che scelgono di approcciarsi a donne straniere.
In questo senso, «la prima distinzione che va fatta - escludendo coloro che per ragioni di lavoro sono portarti a incontrare un numero maggiore di donne straniere - è quella tra l'avventura (a scopo spesso meramente sessuale ndr) e il matrimonio».
L'avventura «inizia e finisce avendo il fascino del divertissement esotico». Su chi sposa una donna straniera o di altra lingua e tradizioni, o comunque vi intrattiene una relazione fissa «pensando di poter essere felice solo con lei», va fatta una doverosa premessa. «Possiamo immaginare che tutte le prime fasi del rapporto amoroso, anche di persone che parlano la stessa lingua, siano fasi non verbali. Lo sguardo, la carezza, e non necessariamente c'è bisogno di parole. Si parte dunque da una situazione in cui il linguaggio non è così massicciamente presente. Quando poi questa parola diventa chiara e individuabile, emerge a partire da questa nuvola di contatti e percezioni, è qui che l'uomo supera il ricordo della parola d'amore materna che è la prima che si struttura (nella sua mente ndr)».
La coppia, anche quella della stessa lingua, «crea comunque un linguaggio tutto suo, tutto particolare, con neologismi, vezzi, e forme di comunicazione che sono tipici della coppia, che fanno parte di essa. Un certo modo di dire, un certo modo di intendere: una nuova lingua!
La coppia in ogni caso si trova nella condizione di superare insieme un linguaggio antico, che è quello del rapporto madre-bambino». Perché c'è chi ha bisogna superarlo sposando una straniera? «O perché c'è stato troppo amore nelle parole della madre e quindi attraverso quel linguaggio lui ha costituito un'idea rispetto all'amore che deve essere mantenuto a un livello idealizzato e irraggiungibile - con delle conseguenze all'interno del rapporto di coppia anche gravissime - oppure perché quel linguaggio di cui la donna straniera è portatrice è diverso da quello della madre, che è stato portatore di promesse non mantenute».
"Andare con una straniera" può dunque essere una via d'uscita da questi due tipi di ricordi persecutori. «Un nuovo linguaggio, cioè vivere il quotidiano con una persona che non parla la nostra lingua, fa sì che ci siano sempre degli angoli con completamente condivisibili». Da una parte l'uomo si trovo in una non completa condivisione di quello che la partner dice, dunque non si affida completamente all'altra persona, rinunciando anche a controllare quello che l'altra pensa (ma non gliene importa perché si sente in vantaggio) e crea così una vera e propria barriera e un nascondimento affettivo: un non farsi conoscere mai del tutto.
L'altro aspetto è che «il linguaggio e le tradizioni rimandano al polo paterno della triangolazione edipica: un padre non sufficientemente forte, non stimabile, trasparente rispetto alla potenza della parola della madre, è anche il padre che tutela un determinato linguaggio». Un uomo che sposa una straniera, quindi, potrebbe operare la negazione di questo rapporto con il padre. «Si crea un nuovo incontro con il fantasma edipico e in questo senso la figura di una donna che proprio non parla la lingua paterna è essenziale».
Maria Elena Capitanio
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