17 ottobre 2016
Interviste
Scacco matto all’influenza: ecco come prevenirla
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Come ogni anno, all'arrivo dell'inverno ci si prepara a fronteggiare l'imminente epidemia influenzale. Il contagio avviene per via aerea attraverso le gocce di saliva di chi tossisce o starnutisce, ma anche attraverso il contatto con mani contaminate dalle secrezioni respiratorie. Per questo durante la stagione influenzale è importante lavare spesso le mani (con acqua e sapone, o in assenza con gel alcolici) e coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, meglio se nell'incavo del gomito. Ed è importante prendere in considerazione la vaccinazione, soprattutto se si appartiene a uno dei gruppi a rischio.
Dica33 ne ha parlato con Aurelio Sessa, presidente regionale Lombardia della Società italiana di medicina generale (Simg), e da molti anni medico sentinella della rete Influnet, che fa partire proprio oggi la sorveglianza, con la raccolta delle segnalazioni dei casi di sindrome simil-influenzale.
Dottor Sessa, come ci si prepara all'arrivo del virus influenzale?
«L'influenza si presenta ogni anno, ma ogni volta l'epidemia può avere un andamento imprevedibile. Per questo è attiva da anni una rete di circa mille medici di Medicina generale e pediatri di libera scelta che si occupa della sorveglianza epidemiologica, con una parte di loro che effettua anche il tampone per la conferma virologica. La scorsa stagione influenzale è stata caratterizzata da un numero modesto di casi in proporzione (82 su 1.000 assistiti), ma 89 casi sono stati gravi e 32 di questi sono stati mortali (due anni fa i casi gravi erano stati 485, e quelli fatali 160). Tra i casi gravi, meno di uno su dieci era vaccinato contro l'influenza dall'inizio della stagione».
A chi è raccomandata la vaccinazione?
«La vaccinazione antinfluenzale è raccomandata a tutti a partire dai 65 anni di età, e a chi soffre di malattie che aumentano il rischio di complicanze da influenza, con in testa quelle respiratorie e cardiovascolari e il diabete.
Inoltre è raccomandata agli operatori sanitari che hanno contatto diretto con i pazienti a più alto rischio di acquisizione o trasmissione dell'infezione, e in generale a tutti gli addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo.
È anche raccomandata alle donne nel secondo e terzo trimestre di gravidanza, che rappresentano il più importante dei gruppi a rischio, per loro stesse e per il feto.
Più in generale, la vaccinazione antinfluenzale è consigliata a tutta la popolazione, perché anche quando non previene completamente l'influenza riduce la gravità dei sintomi e delle complicanze, e perché chi è vaccinato non rischia di diventare veicolo di contagio nei confronti di chi non può vaccinarsi, per esempio i bambini prima dei sei mesi e alcune categorie di malati immunocompromessi, o chi è allergico alle proteine dell'uovo.
Gli effetti collaterali sono trascurabili: il più significativo è il dolore causato dall'iniezione, che comunque svanisce in pochi giorni».
Quando partirà la campagna vaccinale?
«I vaccini saranno distribuiti attorno alla fine del mese di ottobre, e la campagna punta a coprire i gruppi a rischio e la massima parte della popolazione entro la fine di novembre, in tempo per l'arrivo dell'influenza che in genere si registra in dicembre, con il primo caso censito nel Nord Italia e una rapida diffusione verso sud, nel giro di una settimana circa».
Contro quali ceppi di virus influenzale proteggono i vaccini?
«I vaccini antinfluenzali trivalenti (Tiv) contengono 2 virus di tipo A (H1n1 e H3n2) e un virus di tipo B. C'è anche un vaccino quadrivalente che contiene 2 virus di tipo A (H1n1 e H3n2) e 2 virus di tipo B. La loro efficacia è in genere dell'80-85 per cento tra gli adulti sani, e scende tra gli anziani, fino al 40-45 cento circa. Anche per questo è importante il cosiddetto "effetto gregge", che si osserva nelle popolazioni con elevati tassi di vaccinazione, che riducono il numero di malati e quindi il rischio di contagio per tutti. La variabilità dell'efficacia può dipendere anche dalla corrispondenza tra i virus che circoleranno in inverno e quelli previsti dall'Organizzazione mondiale della sanitaÌ (Oms), che indica ogni anno la composizione del vaccino basandosi sulle informazioni sui ceppi virali circolanti e i dati raccolti dalla rete globale di sorveglianza sull'influenza. Rispetto all'anno scorso, il vaccino per la stagione 2016/2017 conterrà una nuova variante di H3n2 (A/Hong Kong/4801/2014) e una variante di tipo B (B/Brisbane/60/2008)».
È per superare questi problemi che si sta studiando il cosiddetto "vaccino universale", di cui nei giorni scorsi si è tornati a parlare?
«Esattamente. Si tratta di un approccio molto ingegnoso di cui si parla da tempo, e che è ancora di là da venire. A differenza dei vaccini attuali, che si basano sull'identificazione delle proteine presenti sulla superficie del virus, che come detto sono molto mutevoli, il vaccino universale punta a colpire una proteina - la proteina N - che è sempre presente all'interno del virus. Proprio perché la proteina N non cambia mai, se si riuscirà a mettere a punto un vaccino di questo tipo la protezione sarà permanente, e non sarà necessario ripetere la vaccinazione ogni anno».
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