30 maggio 2008
Aggiornamenti e focus
Il cerotto fa meno danni
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Il ruolo degli estrogeni nell'aumentare il rischio di trombosi è ipotizzato da tempo. Il primo caso risale al 1961, quando venne ipotizzato in un'infermiera colpita da embolia polmonare dopo aver cominciato una terapia ormonale contenente mestranolo per curare l'endometriosi. Poi prove successive hanno confermato che gli estrogeni aumentano il rischio di trombosi sia nelle donne che usano la pillola anticoncezionale sia in quelle che usano la terapia ormonale sostitutiva (TOS) per allontanare la menopausa. E lo fanno in modo considerevole. Il Committee on Safety of Medicines stima che circa 10 donne di 50-59 anni su 1000 che non usano una terapia ormonale sostitutiva sviluppino una tromboembolia venosa nei cinque anni successivi, una cifra che aumenta di un altro caso nelle donne trattate con TOS solo estrogenica e di circa quattro casi su 1000 in quelle in TOS combinata. Un dato che diventa ancora più rilevante nella fascia di età successiva, tra i 60 e i 69 anni. La trombosi venosa, del resto, diventa più probabile con l'avanzare dell'età. Ora uno studio appena pubblicato dal British Medical Journal conferma il ruolo della TOS, con una novità legata alla modalità di somministrazione. Il cerotto, dicono gli autori, fa meno danni.
La premessa degli autori è che la TOS sia un prezioso alleato per la qualità della vita di donne con sintomi di ipoestrogenismo. Ma oltre ai benefici riconosciuti esistono anche dei rischi altrettanto riconosciuti. E secondo molti studi superano i benefici. Due su tutti: tumore al seno e tromboembolismo venoso. Ma anche, dicono studi più recenti, malattia cardiaca e ictus. Nonostante le evidenze sul ruolo degli estrogeni orali nel favorire la formazione di coaguli nel sangue, si è dovuto attendere il 1996 perché il problema venisse preso sul serio in considerazione. E ormai il rischio per le donne in età postmenopausale è innegabile. Poi si può sottilizzare sul tipo di TOS utilizzata o, ed è quello che ha fatto il gruppo di ricerca francese, sulla via di somministrazione. E i risultati sono stati sorprendenti. Gli autori hanno effettuato una review di otto studi osservazionali e di nove trial randomizzati tramite Medline, soffermandosi su quelli in cui venissero riportati episodi di tromboembolismo venoso. Ebbene l'assunzione degli ormoni in forma di pillola dava dalle due alle tre volte di più la possibilità di sviluppare trombi, in particolare nel primo anno di trattamento o in donne in sovrappeso o anche con altri fattori di rischio coesistenti. E questo si sapeva. Il dato nuovo è stato che la somministrazione via cerotto non comportava un aumento del rischio. Come è possibile? L'ipotesi sta nelle differenti modalità di assorbimento. Se, infatti, la pillola deve essere metabolizzata a livello epatico e può in questo modo sbilanciare l'equilibrio esistente tra il sistema coagulante e quello anticoagulante, il problema col cerotto si evita. Il risultato, commentano gli autori, ha importanti ricadute cliniche. Ridurre il rischio di tromboembolismo venoso con il ricorso al cerotto migliora il profilo rischio/beneficio della TOS, in particolare per le pazienti più a rischio. Ulteriori trial sulla questione permetteranno di definire in modo più preciso il profilo di sicurezza.
Marco Malagutti
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La via transdermica è più sicura
La premessa degli autori è che la TOS sia un prezioso alleato per la qualità della vita di donne con sintomi di ipoestrogenismo. Ma oltre ai benefici riconosciuti esistono anche dei rischi altrettanto riconosciuti. E secondo molti studi superano i benefici. Due su tutti: tumore al seno e tromboembolismo venoso. Ma anche, dicono studi più recenti, malattia cardiaca e ictus. Nonostante le evidenze sul ruolo degli estrogeni orali nel favorire la formazione di coaguli nel sangue, si è dovuto attendere il 1996 perché il problema venisse preso sul serio in considerazione. E ormai il rischio per le donne in età postmenopausale è innegabile. Poi si può sottilizzare sul tipo di TOS utilizzata o, ed è quello che ha fatto il gruppo di ricerca francese, sulla via di somministrazione. E i risultati sono stati sorprendenti. Gli autori hanno effettuato una review di otto studi osservazionali e di nove trial randomizzati tramite Medline, soffermandosi su quelli in cui venissero riportati episodi di tromboembolismo venoso. Ebbene l'assunzione degli ormoni in forma di pillola dava dalle due alle tre volte di più la possibilità di sviluppare trombi, in particolare nel primo anno di trattamento o in donne in sovrappeso o anche con altri fattori di rischio coesistenti. E questo si sapeva. Il dato nuovo è stato che la somministrazione via cerotto non comportava un aumento del rischio. Come è possibile? L'ipotesi sta nelle differenti modalità di assorbimento. Se, infatti, la pillola deve essere metabolizzata a livello epatico e può in questo modo sbilanciare l'equilibrio esistente tra il sistema coagulante e quello anticoagulante, il problema col cerotto si evita. Il risultato, commentano gli autori, ha importanti ricadute cliniche. Ridurre il rischio di tromboembolismo venoso con il ricorso al cerotto migliora il profilo rischio/beneficio della TOS, in particolare per le pazienti più a rischio. Ulteriori trial sulla questione permetteranno di definire in modo più preciso il profilo di sicurezza.
Marco Malagutti
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