12 ottobre 2007
Aggiornamenti e focus
Matrimoni al cardiopalmo
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Può sembrare una banalità: una relazione affettiva, il matrimonio per esempio, se infelice può far ammalare, se serena aiuta a stare bene e a superare meglio le malattie. L'apparente banalità, però, ha trovato ora una sua legittimazione scientifica grazie a uno studio degli Archives of Internal Medicine che ha concluso come lo stress e l'ansia provocati da relazioni sentimentali ostili possano aumentare il rischio di sviluppare malattie cardiache. Del resto non è la prima ricerca ad andare in questa direzione. Uno screening britannico, durato undici anni, sulle malattie cardiovascolari, ha dimostrato che l'infarto colpisce in percentuale doppia gli uomini scapoli rispetto agli ammogliati. Ma analogamente è stato dimostrato che il matrimonio, come nel caso in questione, fa ammalare. Uno studio degli Archives of General Psychiatry ha evidenziato come lo stress matrimoniale, possa rallentare i tempi necessari perché banali ferite si rimarginino. Infine un recente studio del Journal of the American College of Cardiology ha evidenziato il ruolo dei fattori di rischio psicosociale nell'insorgere delle malattie cardiache. Tra questi, manco a dirlo, lo stress da matrimonio. Buon'ultimo arriva, perciò, questo studio degli Archives condotto su 9000 cittadini britannici.
Il presupposto dello studio, spiegano i ricercatori nell'introduzione, è quello di dare conferma scientifica alla verità intuitiva che buone relazioni sociali fanno bene alla salute. Gli studi a disposizione, infatti, hanno dato esiti contraddittori. Quelli disponibili riguardano più gli aspetti positivi (buone relazioni uguale buona salute) e se si tratta di effetti negativi sono più a carico della salute mentale o del funzionamento fisico generico. Quasi nessuno si è soffermato in dettaglio sulla salute cardiovascolare. Le poche evidenze suggeriscono che comunque siano soggette a problemi più le donne e le persone socialmente emarginate. Un fatto che si spiega con il maggiore investimento emotivo delle donne nelle relazioni affettive, mentre le condizioni socio-economiche marginali sono inevitabilmente motivo di stress. Scopo dello studio è stato così di dimostrare che questi assunti fossero fondati, cioè che le donne e i più poveri fossero effettivamente a maggior rischio. I risultati? Positivi, ma solo fino a un certo punto. O meglio le interazioni sociali negative e ostili aumentano il rischio di malattia cardiovascolare. Ma questo indipendentemente dal sesso di appartenenza e dalle proprie rendite. Se le differenze ci sono, infatti, non sono statisticamente significative. La conferma generale, però, è arrivata: le possibilità di un attacco cardiaco o di dolore al petto per chi ha relazioni ostili, salgono del 34% rispetto a chi ha un buon rapporto con il coniuge o con il partner. Durante il follow-up, infatti, svoltosi attraverso interviste in un periodo di 12 anni, 589 soggetti hanno riportato un evento coronarico. E questo a prescindere da altri fattori di rischio. Anche considerando obesità, fumo, alcol e storia familiare, infatti, le chance di avere un infarto sono comunque rimaste del 23% più alte. Il ruolo delle emozioni risulta sempre più chiaro, ora forse si può agire di più a livello preventivo, concludono i ricercatori.
Marco Malagutti
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Emozioni pericolose
Il presupposto dello studio, spiegano i ricercatori nell'introduzione, è quello di dare conferma scientifica alla verità intuitiva che buone relazioni sociali fanno bene alla salute. Gli studi a disposizione, infatti, hanno dato esiti contraddittori. Quelli disponibili riguardano più gli aspetti positivi (buone relazioni uguale buona salute) e se si tratta di effetti negativi sono più a carico della salute mentale o del funzionamento fisico generico. Quasi nessuno si è soffermato in dettaglio sulla salute cardiovascolare. Le poche evidenze suggeriscono che comunque siano soggette a problemi più le donne e le persone socialmente emarginate. Un fatto che si spiega con il maggiore investimento emotivo delle donne nelle relazioni affettive, mentre le condizioni socio-economiche marginali sono inevitabilmente motivo di stress. Scopo dello studio è stato così di dimostrare che questi assunti fossero fondati, cioè che le donne e i più poveri fossero effettivamente a maggior rischio. I risultati? Positivi, ma solo fino a un certo punto. O meglio le interazioni sociali negative e ostili aumentano il rischio di malattia cardiovascolare. Ma questo indipendentemente dal sesso di appartenenza e dalle proprie rendite. Se le differenze ci sono, infatti, non sono statisticamente significative. La conferma generale, però, è arrivata: le possibilità di un attacco cardiaco o di dolore al petto per chi ha relazioni ostili, salgono del 34% rispetto a chi ha un buon rapporto con il coniuge o con il partner. Durante il follow-up, infatti, svoltosi attraverso interviste in un periodo di 12 anni, 589 soggetti hanno riportato un evento coronarico. E questo a prescindere da altri fattori di rischio. Anche considerando obesità, fumo, alcol e storia familiare, infatti, le chance di avere un infarto sono comunque rimaste del 23% più alte. Il ruolo delle emozioni risulta sempre più chiaro, ora forse si può agire di più a livello preventivo, concludono i ricercatori.
Marco Malagutti
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