07 novembre 2007
Aggiornamenti e focus
La prevenzione è per tutti
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Negli ultimi 25 anni in Italia sono stati compiuti rilevanti progressi nel trattamento delle malattie cardiovascolari: il trattamento medico e interventistico dell'infarto miocardico acuto e della cardiopatia ischemica cronica, nuovi farmaci e dispositivi elettrici per la cura dello scompenso cardiaco, la terapia elettrica delle aritmie e gli avanzamenti in cardiochirurgia. "Nonostante tutto questo - afferma Giuseppe Di Pasquale, presidente della Federazione Italiana di Cardiologia (FIC) - le malattie cardiovascolari continuano a rappresentare anche nel nostro Paese la prima causa di morte e di ospedalizzazione". L'attenzione quindi va spostata sulla prevenzione, nella quale bisogna investire più di quanto si sia fatto finora per correggere i fattori di rischio e intervenire sugli stili di vita. Ma con un'ottica diversa.
Infatti, finora gli sforzi del cardiologo e del medico per gli interventi in tema di prevenzione cardiovascolare sono stati condotti con una strategia individuale: prevenzione secondaria in pazienti che hanno già avuto un evento coronarico oppure strategia dell'alto rischio in cui il target è il soggetto ad alto rischio nel quale si cerca di ottenere una forte riduzione del rischio cardiovascolare. "Tutto questo è importante, ma non è sufficiente - sostiene Di Pasquale - perchè da un punto di vista epidemiologico la maggioranza degli eventi cardiovascolari (infarto, ictus) statisticamente sono destinati a verificarsi nell'80% della popolazione che non ha un profilo di rischio cardiovascolare particolarmente elevato". Per questi motivi è necessario pensare anche a una strategia in cui il target è la popolazione generale. L'obiettivo è ottenere una piccola riduzione di rischio, ma in molti individui. Se per esempio il livello medio di colesterolemia della popolazione italiana, che è oggi di 205 mg/dl negli uomini e di 207 mg/dl nelle donne, venisse mediamente abbassato attraverso interventi di salute pubblica di 5 - 7 mg/dl, ogni anno si risparmierebbero migliaia di morti per malattia cardiovascolare.
"Anche perchè - prosegue lo specialista - il rischio cardiovascolare è una funzione lineare nel senso che in tutti gli individui esiste una certa probabilità di ammalarsi o di morire di infarto miocardico o ictus".
Esistono oggi degli strumenti che consentono di valutare il rischio cardiovascolare globale assoluto: la carta del rischio cardiovascolare e il punteggio individuale, elaborati grazie ai dati raccolti attraverso il Progetto CUORE avviato alla fine degli anni '90 dall'Istituto Superiore di Sanità grazie a un finanziamento del Ministero della Salute. Per ogni uomo o donna di età compresa tra 35 - 69 anni è possibile conoscere il rischio cardiovascolare nei successivi 10 anni. I fattori di rischio considerati dalla carta italiana del rischio cardiovascolare sono il sesso, l'età, il diabete, l'abitudine al fumo di sigaretta, la pressione arteriosa sistolica, la colesterolemia totale. "Per una stima del rischio cardiovascolare globale - spiega il presidente FIC - non è pertanto necessario eseguire esami strumentali particolari. In aggiunta alle variabili considerate nella carta del rischio cardiovascolare è utile aggiungere poche altre determinazioni: le concentrazioni plasmatiche del colesterolo LDL e HDL, la glicemia, il peso corporeo e in particolare l'indice di massa corporea e la circonferenza addominale".
Chi fa che cosa
In questa strategia sono molte le figure che possono avere un ruolo importante per influenzare le abitudini di vita. Il medico, in particolare il medico di medicina generale, ha una importante responsabilità per l'educazione sanitaria dei propri pazienti. Genitori e insegnanti giocano un ruolo cruciale nell'influenzare le abitudini dei figli. La prevenzione cardiovascolare più efficace può essere, infatti, attuata quando uno stile di vita salvacuore viene adottato fin dalla più giovane età. "Molto importante è anche il ruolo delle istituzioni - conclude Di Pasquale - edificazione di parchi pubblici e piste ciclabili nella città, campagne antifumo, alimentazione sana nelle mense pubbliche".
Simona Zazzetta
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...e inoltre su Dica33:
Dall'individuo alla popolazione
Infatti, finora gli sforzi del cardiologo e del medico per gli interventi in tema di prevenzione cardiovascolare sono stati condotti con una strategia individuale: prevenzione secondaria in pazienti che hanno già avuto un evento coronarico oppure strategia dell'alto rischio in cui il target è il soggetto ad alto rischio nel quale si cerca di ottenere una forte riduzione del rischio cardiovascolare. "Tutto questo è importante, ma non è sufficiente - sostiene Di Pasquale - perchè da un punto di vista epidemiologico la maggioranza degli eventi cardiovascolari (infarto, ictus) statisticamente sono destinati a verificarsi nell'80% della popolazione che non ha un profilo di rischio cardiovascolare particolarmente elevato". Per questi motivi è necessario pensare anche a una strategia in cui il target è la popolazione generale. L'obiettivo è ottenere una piccola riduzione di rischio, ma in molti individui. Se per esempio il livello medio di colesterolemia della popolazione italiana, che è oggi di 205 mg/dl negli uomini e di 207 mg/dl nelle donne, venisse mediamente abbassato attraverso interventi di salute pubblica di 5 - 7 mg/dl, ogni anno si risparmierebbero migliaia di morti per malattia cardiovascolare.
"Anche perchè - prosegue lo specialista - il rischio cardiovascolare è una funzione lineare nel senso che in tutti gli individui esiste una certa probabilità di ammalarsi o di morire di infarto miocardico o ictus".
Strumenti semplici da usare
Esistono oggi degli strumenti che consentono di valutare il rischio cardiovascolare globale assoluto: la carta del rischio cardiovascolare e il punteggio individuale, elaborati grazie ai dati raccolti attraverso il Progetto CUORE avviato alla fine degli anni '90 dall'Istituto Superiore di Sanità grazie a un finanziamento del Ministero della Salute. Per ogni uomo o donna di età compresa tra 35 - 69 anni è possibile conoscere il rischio cardiovascolare nei successivi 10 anni. I fattori di rischio considerati dalla carta italiana del rischio cardiovascolare sono il sesso, l'età, il diabete, l'abitudine al fumo di sigaretta, la pressione arteriosa sistolica, la colesterolemia totale. "Per una stima del rischio cardiovascolare globale - spiega il presidente FIC - non è pertanto necessario eseguire esami strumentali particolari. In aggiunta alle variabili considerate nella carta del rischio cardiovascolare è utile aggiungere poche altre determinazioni: le concentrazioni plasmatiche del colesterolo LDL e HDL, la glicemia, il peso corporeo e in particolare l'indice di massa corporea e la circonferenza addominale".
Chi fa che cosa
In questa strategia sono molte le figure che possono avere un ruolo importante per influenzare le abitudini di vita. Il medico, in particolare il medico di medicina generale, ha una importante responsabilità per l'educazione sanitaria dei propri pazienti. Genitori e insegnanti giocano un ruolo cruciale nell'influenzare le abitudini dei figli. La prevenzione cardiovascolare più efficace può essere, infatti, attuata quando uno stile di vita salvacuore viene adottato fin dalla più giovane età. "Molto importante è anche il ruolo delle istituzioni - conclude Di Pasquale - edificazione di parchi pubblici e piste ciclabili nella città, campagne antifumo, alimentazione sana nelle mense pubbliche".
Simona Zazzetta
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