Cuori inquinati

05 febbraio 2010
Aggiornamenti e focus

Cuori inquinati



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di Marco Malagutti

"Contrariamente all'opinione comune le conseguenze più frequenti dell'inquinamento sulla salute sono malattie cardiovascolari come infarto, ictus e trombosi". Lo afferma Pier Mannuccio Mannucci, primario di Medicina all'ospedale Policlinico, appena convocato alla Commissione Salute del Comune di Milano per presentare un dossier sui danni dei veleni dell'aria. Del resto, bruciore agli occhi, tosse e senso di oppressione al torace sono i disturbi più di frequente segnalati quando si è esposti a livelli elevati di inquinamento atmosferico. Ma non sono i soli. Anzi, come precisa Mannucci, sono meno frequenti dei disturbi cardiovascolari. Le conferme arrivano dal dossier presentato al Comune, che riassume i risultati di tre importanti studi sull'argomento: il Nmmaps svolto negli Stati Uniti, il progetto europeo Aphea e l'italiano MISA, di cui Mannucci è uno degli artefici. Lo studio MISA è un ampliamento di uno studio, pubblicato su Epidemiologia & Prevenzione nel 2001, che aveva valutato l'impatto dell'inquinamento atmosferico in otto città italiane nel corso degli anni novanta. Il nuovo studio ha allargato lo sguardo a 15 città, coprendo in maniera più uniforme il territorio nazionale e ha raccolto i dati fino al 2002 su un totale di 9 milioni e centomila abitanti. L'indagine ha considerato la mortalità per tutte le cause naturali, per cause respiratorie e per cause cardiovascolari, raccolta tramite i Registri di mortalità regionali o delle Aziende sanitarie e i ricoveri ospedalieri non programmati per cause respiratorie, cardiache e cerebrovascolari selezionati tramite una procedura uniforme a partire dagli archivi regionali o delle aziende ospedaliere.

I risultati evidenziano un aumento della mortalità giornaliera per tutte le cause naturali, collegato a incrementi della concentrazione degli inquinanti atmosferici studiati. Ma altrettanto rilevante è il risultato sulla mortalità per cause cardiorespiratorie, nonché sui ricoveri per malattie cardiache e respiratorie. "Il problema" spiega Mannucci "è che le particelle fini, oltreché nella trachea e nei bronchi, penetrano anche nel sangue, stimolando la sua coagulazione". Come a dire che l'inquinamento aumenta la tendenza alla trombosi, con un effetto che può essere anche acuto e a breve termine. Ed è su questo punto in particolare che sofferma l'attenzione Mannucci "Un aumento di 10 microgrammi al metro cubo di Pm10 fa salire dell'1% la mortalità totale". Un aumento di rischio che si manifesta entro pochi giorni dal picco di inquinamento. E chi è più in pericolo? "Le persone anziane o con malattie cardiovascolari sono evidentemente quelle più esposte, ma è un effetto che non risparmia nessuno" precisa Mannucci. Nel frattempo le città bloccano il traffico nel weekend. Una misura utile? "Non risolutiva" risponde Mannucci "ma laddove sono stati fatti interventi di questo tipo, gli eventi sono diminuiti. Anche perché è il traffico automobilistico quello che determina più inquinamento. Il riscaldamento domestico conta molto meno". Oltre ai provvedimenti sulle emissioni però vanno considerati anche i comportamenti individuali. La Siti, Società italiana di igiene e medicina preventiva, invita a evitare lunghe esposizioni all'aria aperta nelle zone inquinate, a maggior ragione se si tratta di fare attività sportiva. Precauzioni da applicare con il massimo rigore soprattutto per le fasce più a rischio (bambini, anziani, donne in gravidanza) e per i portatori di malattie cardiache e respiratorie. Se poi si ha la possibilità di trasferirsi in località più salubri e ventilate, meglio approfittarne.



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