23 giugno 2004
Aggiornamenti e focus
Hi-tech nel cuore
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Il cuore come tutti i muscoli si contrae, cioè batte, perché raggiunto da un impulso nervoso che lo attraversa seguendo un percorso ben preciso. Alcuni tipi di patologie interessano proprio il "circuito" elettrico che innerva il miocardio. Su queste è possibile intervenire con le tecnologie delle quali si è parlato al 14° Congresso Internazionale di Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione Cardiaca, tenutosi a Nizza dal 16 al 19 giugno.
L'attività cardiaca è in parte regolata da fattori intrinseci: cellule muscolari specializzate, cioè modificate per autoeccitarsi e per trasmettere quest'impulso al resto del tessuto muscolare cardiaco. In realtà c'è anche una regolazione "esterna" mediata dal sistema nervoso periferico che si limita a modulare l'intensità, forza e frequenza di contrazione. In particolare il sistema nervoso periferico simpatico le fa aumentare, quello parasimpatico le fa diminuire.
Le fibrocellule contrattili sono organizzate in tre strutture chiamati nodi e in un sistema di fasci di conduzione. Si distinguono il nodo senoatriale, localizzato nella parete dell'atrio destro e dal quale prende origine l'impulso in condizioni normali, il nodo atrioventricolare, situato nel setto che divide le due parti; infine il fascio di His e le sue successive branca destra e sinistra che decorrono prima nel setto interventricolare e quindi nello spessore delle pareti muscolari dei ventricoli. Il nodo senoatriale è una sorta di pacemaker naturale, con la funzione di produrre l'impulso elettrico che si propaga agli atri fino all'altro nodo che a sua volta lo trasferisce ai ventricoli attraverso i fasci di fibre nervose. Se questo sistema è regolato in modo fisiologico il cuore batte, con frequenza più o meno alta a seconda delle necessità, e pompa il sangue nel circolo sanguigno.
Quando il sistema di regolazione viene alterato da patologie cardiache ci sono elevate probabilità che si presentino anche disturbi nella conduzione dell'impulso nervoso. Solitamente si manifestano nella forma di blocco della branca del fascio di His. Ne risulta un'attivazione anomala del miocardio che causa la contrazione squilibrata del ventricolo con una zona che si contrae in anticipo e l'altra in ritardo. Nella forma più grave si verifica un vero e proprio sfasamento della contrazione del diverse parti del cuore, che, nel complesso, comporta che una parte del sangue che dovrebbe essere immesso nel flusso circolatorio rimane nella cavità ventricolare riducendo, quindi, la capacità di pompaggio dell'organo.
Per recuperare la funzionalità elettrica del miocardio si impiantano i pacemaker, piccoli dispositivi che contengono un software capace di inviare un impulso elettrico al cuore e quindi rimediare l'alterazione patologica. Esistono diverse possibilità di configurazione di tali dispositivi, in quanto gli elettrodi possono essere collegati con l'atrio destro e il ventricolo destro e/o con il ventricolo sinistro. Si attua quindi una risincronizzazione del cuore che assicura la regolazione artificiale della contrazione cardiaca. Ma la ricerca biomedica non si è certo fermata, anzi. E' nato infatti un nuovo schema di pacing che è stato presentato, al Congresso di Nizza, e nell'ambito di un simposio promosso da ELA Medical (l'azienda che lo produce) sono stati illustrati i risultati scientifici di efficacia del nuovo metodo messo a confronto con il classico pacemaker a stimolazione bicamerale (atrioventricolare). Il nuovo algoritmo chiamato AAIsafeR, è un sistema molto versatile che ha la particolarità di stimolare l'atrio destro, dove fisiologicamente ha origine l'impulso, mentre il ventricolo destro riceve l'impulso solo quando il dispositivo percepisce che non si contrae in modo coordinato.
Si tratta cioè di una stimolazione artificiale più fisiologica e più "personalizzata" sull'attività cardiaca compromessa che non entra in competizione con la funzionalità elettrica spontanea.
I risultati clinici dimostrano che, nel 65% dei pazienti, AAIsafeR protegge l'attività ventricolare in caso di blocco atrioventricolare mantenendo la stimolazione ventricolare artificiale al di sotto dell'1%.
Queste caratteristiche rendono il nuovo dispositivo un probabile "gold standard" nella gestione del ritmo cardiaco che ridurrebbe l'ospedalizzazione per insufficienza cardiaca, per fibrillazione atriale e per altri gravi eventi cardiaci.
Simona Zazzetta
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...e inoltre su Dica33:
Un sistema autosufficiente
L'attività cardiaca è in parte regolata da fattori intrinseci: cellule muscolari specializzate, cioè modificate per autoeccitarsi e per trasmettere quest'impulso al resto del tessuto muscolare cardiaco. In realtà c'è anche una regolazione "esterna" mediata dal sistema nervoso periferico che si limita a modulare l'intensità, forza e frequenza di contrazione. In particolare il sistema nervoso periferico simpatico le fa aumentare, quello parasimpatico le fa diminuire.
Le fibrocellule contrattili sono organizzate in tre strutture chiamati nodi e in un sistema di fasci di conduzione. Si distinguono il nodo senoatriale, localizzato nella parete dell'atrio destro e dal quale prende origine l'impulso in condizioni normali, il nodo atrioventricolare, situato nel setto che divide le due parti; infine il fascio di His e le sue successive branca destra e sinistra che decorrono prima nel setto interventricolare e quindi nello spessore delle pareti muscolari dei ventricoli. Il nodo senoatriale è una sorta di pacemaker naturale, con la funzione di produrre l'impulso elettrico che si propaga agli atri fino all'altro nodo che a sua volta lo trasferisce ai ventricoli attraverso i fasci di fibre nervose. Se questo sistema è regolato in modo fisiologico il cuore batte, con frequenza più o meno alta a seconda delle necessità, e pompa il sangue nel circolo sanguigno.
Conduzione difettosa
Quando il sistema di regolazione viene alterato da patologie cardiache ci sono elevate probabilità che si presentino anche disturbi nella conduzione dell'impulso nervoso. Solitamente si manifestano nella forma di blocco della branca del fascio di His. Ne risulta un'attivazione anomala del miocardio che causa la contrazione squilibrata del ventricolo con una zona che si contrae in anticipo e l'altra in ritardo. Nella forma più grave si verifica un vero e proprio sfasamento della contrazione del diverse parti del cuore, che, nel complesso, comporta che una parte del sangue che dovrebbe essere immesso nel flusso circolatorio rimane nella cavità ventricolare riducendo, quindi, la capacità di pompaggio dell'organo.
Per recuperare la funzionalità elettrica del miocardio si impiantano i pacemaker, piccoli dispositivi che contengono un software capace di inviare un impulso elettrico al cuore e quindi rimediare l'alterazione patologica. Esistono diverse possibilità di configurazione di tali dispositivi, in quanto gli elettrodi possono essere collegati con l'atrio destro e il ventricolo destro e/o con il ventricolo sinistro. Si attua quindi una risincronizzazione del cuore che assicura la regolazione artificiale della contrazione cardiaca. Ma la ricerca biomedica non si è certo fermata, anzi. E' nato infatti un nuovo schema di pacing che è stato presentato, al Congresso di Nizza, e nell'ambito di un simposio promosso da ELA Medical (l'azienda che lo produce) sono stati illustrati i risultati scientifici di efficacia del nuovo metodo messo a confronto con il classico pacemaker a stimolazione bicamerale (atrioventricolare). Il nuovo algoritmo chiamato AAIsafeR, è un sistema molto versatile che ha la particolarità di stimolare l'atrio destro, dove fisiologicamente ha origine l'impulso, mentre il ventricolo destro riceve l'impulso solo quando il dispositivo percepisce che non si contrae in modo coordinato.
Si tratta cioè di una stimolazione artificiale più fisiologica e più "personalizzata" sull'attività cardiaca compromessa che non entra in competizione con la funzionalità elettrica spontanea.
I risultati clinici dimostrano che, nel 65% dei pazienti, AAIsafeR protegge l'attività ventricolare in caso di blocco atrioventricolare mantenendo la stimolazione ventricolare artificiale al di sotto dell'1%.
Queste caratteristiche rendono il nuovo dispositivo un probabile "gold standard" nella gestione del ritmo cardiaco che ridurrebbe l'ospedalizzazione per insufficienza cardiaca, per fibrillazione atriale e per altri gravi eventi cardiaci.
Simona Zazzetta
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